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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

di quella nobil patrïa natio,

a la qual forse fui troppo molesto».

Subitamente questo suono uscìo

d'una de l'arche; però m'accostai, temendo, un poco più al duca mio.

Ed el mi disse: «Volgiti! Che fai?

Vedi là Farinata che s'è dritto:

da la cintola in sù tutto 'l vedrai».

Io avea già il mio viso nel suo fitto; ed el s'ergea col petto e con la fronte com' avesse l'inferno a gran dispitto.

E l'animose man del duca e pronte mi pinser tra le sepulture a lui, dicendo: «Le parole tue sien conte».

Com' io al piè de la sua tomba fui, guardommi un poco, e poi, quasi sdegnoso, mi dimandò: «Chi fuor li maggior tui?».

Io ch'era d'ubidir disideroso,

non gliel celai, ma tutto gliel' apersi; ond' ei levò le ciglia un poco in suso; poi disse: «Fieramente furo avversi a me e a miei primi e a mia parte, sì che per due fïate li dispersi».

«S'ei fur cacciati, ei tornar d'ogne parte», rispuos' io lui, «l'una e l'altra fïata; ma i vostri non appreser ben quell' arte».

Allor surse a la vista scoperchiata un'ombra, lungo questa, infino al mento: credo che s'era in ginocchie levata.

Dintorno mi guardò, come talento

avesse di veder s'altri era meco; e poi che 'l sospecciar fu tutto spento, 43

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

piangendo disse: «Se per questo cieco carcere vai per altezza d'ingegno, mio figlio ov' è? e perché non è teco?».

E io a lui: «Da me stesso non vegno: colui ch'attende là, per qui mi mena forse cui Guido vostro ebbe a disdegno».

Le sue parole e 'l modo de la pena m'avean di costui già letto il nome; però fu la risposta così piena.

Di sùbito drizzato gridò: «Come?

dicesti "elli ebbe"? non viv' elli ancora?

non fiere li occhi suoi lo dolce lume?».

Quando s'accorse d'alcuna dimora

ch'io facëa dinanzi a la risposta, supin ricadde e più non parve fora.

Ma quell' altro magnanimo, a cui posta restato m'era, non mutò aspetto,

né mosse collo, né piegò sua costa; e sé continüando al primo detto,

«S'elli han quell' arte», disse, «male appresa, ciò mi tormenta più che questo letto.

Ma non cinquanta volte fia raccesa la faccia de la donna che qui regge, che tu saprai quanto quell' arte pesa.

E se tu mai nel dolce mondo regge, dimmi: perché quel popolo è sì empio incontr' a' miei in ciascuna sua legge?».

Ond' io a lui: «Lo strazio e 'l grande scempio che fece l'Arbia colorata in rosso, tal orazion fa far nel nostro tempio».

Poi ch'ebbe sospirando il capo mosso,

«A ciò non fu' io sol», disse, «né certo sanza cagion con li altri sarei mosso.

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Ma fu' io solo, là dove sofferto

fu per ciascun di tòrre via Fiorenza, colui che la difesi a viso aperto».

«Deh, se riposi mai vostra semenza», prega' io lui, «solvetemi quel nodo che qui ha 'nviluppata mia sentenza.

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