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«Lèvati sù», disse 'l maestro, «in piede: la via è lunga e 'l cammino è malvagio, e già il sole a mezza terza riede».

Non era camminata di palagio

là 'v' eravam, ma natural burella ch'avea mal suolo e di lume disagio.

«Prima ch'io de l'abisso mi divella, 156

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

maestro mio», diss' io quando fui dritto,

«a trarmi d'erro un poco mi favella: ov' è la ghiaccia? e questi com' è fitto sì sottosopra? e come, in sì poc' ora, da sera a mane ha fatto il sol tragitto?».

Ed elli a me: «Tu imagini ancora

d'esser di là dal centro, ov' io mi presi al pel del vermo reo che 'l mondo fóra.

Di là fosti cotanto quant' io scesi; quand' io mi volsi, tu passasti 'l punto al qual si traggon d'ogne parte i pesi.

E se' or sotto l'emisperio giunto ch'è contraposto a quel che la gran secca coverchia, e sotto 'l cui colmo consunto fu l'uom che nacque e visse sanza pecca; tu haï i piedi in su picciola spera che l'altra faccia fa de la Giudecca.

Qui è da man, quando di là è sera; e questi, che ne fé scala col pelo, fitto è ancora sì come prim' era.

Da questa parte cadde giù dal cielo; e la terra, che pria di qua si sporse, per paura di lui fé del mar velo, e venne a l'emisperio nostro; e forse per fuggir lui lasciò qui loco vòto quella ch'appar di qua, e sù ricorse».

Luogo è là giù da Belzebù remoto

tanto quanto la tomba si distende, che non per vista, ma per suono è noto d'un ruscelletto che quivi discende per la buca d'un sasso, ch'elli ha roso, col corso ch'elli avvolge, e poco pende.

157

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

Lo duca e io per quel cammino ascoso intrammo a ritornar nel chiaro mondo; e sanza cura aver d'alcun riposo, salimmo sù, el primo e io secondo, tanto ch'i' vidi de le cose belle che porta 'l ciel, per un pertugio tondo.

E quindi uscimmo a riveder le stelle.

[Explicit prima pars Comedie Dantis Alagherii Dantis Alagherii in qua tractatum est de Inferis]

LA DIVINA COMMEDIA

di Dante Alighieri

PURGATORIO

CANTO I

[Comincia la seconda parte overo cantica de la Comedia di Dante Allaghieri di Firenze, ne la quale parte si purgano li commessi peccati e vizi de' quali l'uomo è confesso e pentuto con animo di sodisfazione; e contiene XXXIII canti. Qui sono quelli che sperano di venire quando che sia a le beate genti.]

Per correr miglior acque alza le vele 158

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

omai la navicella del mio ingegno, che lascia dietro a sé mar sì crudele; e canterò di quel secondo regno

dove l'umano spirito si purga

e di salire al ciel diventa degno.

Ma qui la morta poesì resurga,

o sante Muse, poi che vostro sono; e qui Calïopè alquanto surga,

seguitando il mio canto con quel suono di cui le Piche misere sentiro

lo colpo tal, che disperar perdono.

Dolce color d'orïental zaffiro,

che s'accoglieva nel sereno aspetto del mezzo, puro infino al primo giro, a li occhi miei ricominciò diletto, tosto ch'io usci' fuor de l'aura morta che m'avea contristati li occhi e 'l petto.

Lo bel pianeto che d'amar conforta faceva tutto rider l'orïente,

velando i Pesci ch'erano in sua scorta.

I' mi volsi a man destra, e puosi mente a l'altro polo, e vidi quattro stelle non viste mai fuor ch'a la prima gente.

Goder pareva 'l ciel di lor fiammelle: oh settentrïonal vedovo sito,

Are sens

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