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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

Poscia «Più non si va, se pria non morde, anime sante, il foco: intrate in esso, e al cantar di là non siate sorde», ci disse come noi li fummo presso; per ch'io divenni tal, quando lo 'ntesi, qual è colui che ne la fossa è messo.

In su le man commesse mi protesi, guardando il foco e imaginando forte umani corpi già veduti accesi.

Volsersi verso me le buone scorte; e Virgilio mi disse: «Figliuol mio, qui può esser tormento, ma non morte.

Ricorditi, ricorditi! E se io

sovresso Gerïon ti guidai salvo,

che farò ora presso più a Dio?

Credi per certo che se dentro a l'alvo di questa fiamma stessi ben mille anni, non ti potrebbe far d'un capel calvo.

E se tu forse credi ch'io t'inganni, fatti ver' lei, e fatti far credenza con le tue mani al lembo d'i tuoi panni.

Pon giù omai, pon giù ogne temenza; volgiti in qua e vieni: entra sicuro!».

E io pur fermo e contra coscïenza.

Quando mi vide star pur fermo e duro, turbato un poco disse: «Or vedi, figlio: tra Bëatrice e te è questo muro».

Come al nome di Tisbe aperse il ciglio Piramo in su la morte, e riguardolla, allor che 'l gelso diventò vermiglio; così, la mia durezza fatta solla, mi volsi al savio duca, udendo il nome che ne la mente sempre mi rampolla.

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

Ond' ei crollò la fronte e disse: «Come!

volenci star di qua?»; indi sorrise come al fanciul si fa ch'è vinto al pome.

Poi dentro al foco innanzi mi si mise, pregando Stazio che venisse retro, che pria per lunga strada ci divise.

Sì com' fui dentro, in un bogliente vetro gittato mi sarei per rinfrescarmi, tant' era ivi lo 'ncendio sanza metro.

Lo dolce padre mio, per confortarmi, pur di Beatrice ragionando andava, dicendo: «Li occhi suoi già veder parmi».

Guidavaci una voce che cantava

di là; e noi, attenti pur a lei,

venimmo fuor là ove si montava.

'Venite, benedicti Patris mei',

sonò dentro a un lume che lì era, tal che mi vinse e guardar nol potei.

«Lo sol sen va», soggiunse, «e vien la sera; non v'arrestate, ma studiate il passo, mentre che l'occidente non si annera».

Dritta salia la via per entro 'l sasso verso tal parte ch'io toglieva i raggi dinanzi a me del sol ch'era già basso.

E di pochi scaglion levammo i saggi, che 'l sol corcar, per l'ombra che si spense, sentimmo dietro e io e li miei saggi.

E pria che 'n tutte le sue parti immense fosse orizzonte fatto d'uno aspetto, e notte avesse tutte sue dispense, ciascun di noi d'un grado fece letto; ché la natura del monte ci affranse 284

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la possa del salir più e 'l diletto.

Quali si stanno ruminando manse

le capre, state rapide e proterve sovra le cime avante che sien pranse, tacite a l'ombra, mentre che 'l sol ferve, guardate dal pastor, che 'n su la verga poggiato s'è e lor di posa serve; e quale il mandrïan che fori alberga, lungo il pecuglio suo queto pernotta, guardando perché fiera non lo sperga; tali eravamo tutti e tre allotta, io come capra, ed ei come pastori, fasciati quinci e quindi d'alta grotta.

Poco parer potea lì del di fori;

ma, per quel poco, vedea io le stelle di lor solere e più chiare e maggiori.

Sì ruminando e sì mirando in quelle, mi prese il sonno; il sonno che sovente, anzi che 'l fatto sia, sa le novelle.

Ne l'ora, credo, che de l'orïente prima raggiò nel monte Citerea,

che di foco d'amor par sempre ardente, giovane e bella in sogno mi parea donna vedere andar per una landa

cogliendo fiori; e cantando dicea:

«Sappia qualunque il mio nome dimanda ch'i' mi son Lia, e vo movendo intorno le belle mani a farmi una ghirlanda.

Are sens

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