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non le allungavo un bacio almeno su i capelli.

Nient’altro.

Ora, così bella, così giovane e fresca, moglie di Batta Malagna… Mah! Chi ha il coraggio di voltar le spalle a certe fortune? Eppure Oliva sapeva bene come il Malagna fosse diventato ricco! Me ne diceva tanto male, un giorno; poi, per questa ricchezza appunto, lo sposò.

Passa intanto un anno dalle nozze; ne passano due; e niente figliuoli.

Malagna, entrato da tanto tempo nella convinzione che non ne aveva avuti dalla prima moglie solo per la sterilità o per la infermità continua di questa, non concepiva ora neppur lontanamente il sospetto che potesse dipender da lui. E cominciò a mostrare il broncio a Oliva.

— Niente?

— Niente.

Aspettò ancora un anno, il terzo: invano. Allora prese a rimbrottarla apertamente; e in fine, dopo un altro anno, ormai disperando per sempre, al colmo dell’esasperazione, si mise a malmenarla senza alcun ritegno; gridandole in faccia che con quella apparente floridezza ella lo aveva ingannato, ingannato, ingannato; che soltanto per aver da lei un figliuolo egli l’aveva innalzata fino a quel posto, già tenuto da una signora, da una vera signora, alla cui memoria, se non fosse stato per questo, non avrebbe fatto mai un tale affronto.

La povera Oliva non rispondeva, non sapeva che dire; veniva spesso a casa nostra per sfogarsi con mia madre, che la confortava con buone parole a sperare ancora, poiché infine era giovane, tanto giovane:

— Vent’anni?

— Ventidue…

E dunque, via! S’era dato più d’un caso d’aver figliuoli anche dopo dieci, anche dopo quindici anni dal giorno delle nozze.

— Quindici? Ma, e lui? Lui era già vecchio; e se…

A Oliva era nato fin dal primo anno il sospetto che, via, tra lui e lei – come dire? – la mancanza potesse più esser di lui che sua, non ostante che egli si ostinasse a dir di no. Ma se ne poteva far la prova? Oliva, sposando, aveva giurato a se stessa di mantenersi onesta, e non voleva, neanche per riacquistar la pace, venir meno al giuramento.

Come le so io queste cose? Oh bella, come le so!… Ho pur detto che ella veniva a sfogarsi a casa nostra; ho detto che la conoscevo da ragazza; ora la vedevo piangere per l’indegno modo d’agire e la stupida e provocante presunzione di quel laido vecchiaccio, e… debbo proprio dir tutto? Del resto, fu no; e dunque basta.

Me ne consolai presto. Avevo allora, o credevo d’avere (ch’è lo stesso) tante cose per il capo. Avevo anche quattrini, che – oltre al resto –

forniscono pure certe idee, le quali senza di essi non si avrebbero. Mi ajutava però maledettamente a spenderli Gerolamo II Pomino, che non ne era mai provvisto abbastanza, per la saggia parsimonia paterna.

Mino era come l’ombra nostra; a turno, mia e di Berto; e cangiava con meravigliosa facoltà scimmiesca, secondo che praticava con Berto o con me. Quando s’appiccicava a Berto, diventava subito un damerino; e il padre allora, che aveva anche lui velleità d’eleganza, apriva un po’ la bocca al sacchetto. Ma con Berto ci durava poco. Nel vedersi imitato finanche nel modo di camminare, mio fratello perdeva subito la pazienza, forse per paura del ridicolo, e lo bistrattava fino a cavarselo di torno. Mino allora tornava ad appiccicarsi a me; e il padre a stringer la bocca al sacchetto.

Io avevo con lui più pazienza, perché volentieri pigliavo a godermelo. Poi me ne pentivo. Riconoscevo d’aver ecceduto per causa sua in qualche impresa, o sforzato la mia natura o esagerato la dimostrazione de’ miei sentimenti per il gusto di stordirlo o di cacciarlo in qualche impiccio, di cui naturalmente soffrivo anch’io le conseguenze.

Ora Mino, un giorno, a caccia, a proposito del Malagna, di cui gli avevo raccontato le prodezze con la moglie, mi disse che aveva adocchiato una ragazza, figlia d’una cugina del Malagna appunto, per la quale avrebbe

commesso volentieri qualche grossa bestialità. Ne era capace; tanto più che la ragazza non pareva restìa; ma egli non aveva avuto modo finora neppur di parlarle.

— Non ne avrai avuto il coraggio, va’ là! — dissi io ridendo.

Mino negò; ma arrossì troppo, negando.

— Ho parlato però con la serva, — s’affrettò a soggiungermi. — E n’ho saputo di belle, sai? M’ha detto che il tuo Malanno lo han lì sempre per casa, e che, così all’aria, le sembra che mediti qualche brutto tiro, d’accordo con la cugina, che è una vecchia strega.

— Che tiro?

— Mah, dice che va lì a piangere la sua sciagura, di non aver figliuoli. La vecchia, dura, arcigna, gli risponde che gli sta bene. Pare che essa, alla morte della prima moglie del Malagna, si fosse messo in capo di fargli sposare la propria figliuola e si fosse adoperata in tutti i modi per riuscirvi; che poi, disillusa, n’abbia detto di tutti i colori all’indirizzo di quel bestione, nemico dei parenti, traditore del proprio sangue, ecc., ecc., e che se la sia presa anche con la figliuola che non aveva saputo attirare a sé lo zio. Ora, infine, che il vecchio si dimostra tanto pentito di non aver fatto lieta la nipote, chi sa qual’altra perfida idea quella strega può aver concepito.

Mi turai gli orecchi con le mani, gridando a Mino:

— Sta’ zitto!

Apparentemente, no; ma in fondo ero pur tanto ingenuo, in quel tempo.

Tuttavia – avendo notizia delle scene ch’erano avvenute e avvenivano in casa Malagna – pensai che il sospetto di quella serva potesse in qualche modo esser fondato; e volli tentare, per il bene d’Oliva, se mi fosse riuscito d’appurare qualche cosa. Mi feci dare da Mino il recapito di quella strega.

Mino mi si raccomandò per la ragazza.

— Non dubitare, — gli risposi. — La lascio a te, che diamine!

E il giorno dopo, con la scusa d’una cambiale, di cui per combinazione quella mattina stessa avevo saputo dalla mamma la scadenza in giornata, andai a scovar Malagna in casa della vedova Pescatore.

Avevo corso apposta, e mi precipitai dentro tutto accaldato e in sudore.

— Malagna, la cambiale!

Se già non avessi saputo ch’egli non aveva la coscienza pulita, me ne sarei accorto senza dubbio quel giorno vedendolo balzare in piedi pallido, scontraffatto, balbettando:

— Che… che cam…, che cambiale?

— La cambiale così e così, che scade oggi… Mi manda la mamma, che n’è tanto impensierita!

Batta Malagna cadde a sedere, esalando in un ah interminabile tutto lo spavento che per un istante lo aveva oppresso.

— Ma fatto!… tutto fatto!… Perbacco, che soprassalto… L’ho rinnovata, eh? a tre mesi, pagando i frutti, s’intende. Ti sei davvero fatta codesta corsa per così poco?

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