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E sfido! Hanno scoperto il loro nudo volto individuale sotto quellamaschera, che li rendeva marionette di se stessi, o in mano agli altri; che lifaceva in prima apparir duri, legnosi, angolosi, senza finitezza e senzadelicatezza, complicati e strapiombanti, come ogni cosa combinata e messasù non liberamente ma per necessità, in una situazione anormale,inverosimile, paradossale, tale insomma che essi alla fine non han potutopiù sopportarla e l’hanno rotta.

L’arruffìo, se c’è, dunque è voluto; il macchinismo, se c’è, dunque è voluto;ma non da me: bensì dalla favola stessa, dagli stessi personaggi; e siscopre subito, difatti: spesso è concertato apposta e messo sotto gli occhinell’atto stesso di concertarlo e di combinarlo: è la maschera per unarappresentazione; il giuoco delle parti; quello che vorremmo o dovremmoessere; quello che agli altri pare che siamo; mentre quel che siamo, non losappiamo, fino a un certo punto, neanche noi stessi; la goffa, incertametafora di noi; la costruzione, spesso arzigogolata, che facciamo di noi, oche gli altri fanno di noi: dunque, davvero, un macchinismo, sì, in cuiciascuno volutamente, ripeto, è la marionetta di se stesso; e poi, alla fine, ilcalcio che manda all’aria tutta la baracca.

Credo che non mi resti che di congratularmi con la mia fantasia se, contutti i suoi scrupoli, ha fatto apparir come difetti reali, quelli ch’eran volutida lei: difetti di quella fittizia costruzione che i personaggi stessi han messosu di sé e della loro vita, o che altri ha messo sù per loro: i difetti insommadella maschera finché non si scopre nuda.

*

Ma una consolazione più grande m’è venuta dalla vita, o dalla cronacaquotidiana, a distanza di circa vent’anni dalla prima pubblicazione diquesto mio romanzo Il fu Mattia Pascal , che ancora una volta oggi si ristampa.

Neppure ad esso, quando apparve per la prima volta, mancò, pur tra ilconsenso quasi unanime, chi lo tacciasse d’inverosimiglianza.

Ebbene, la vita ha voluto darmi la prova della verità di esso in una misuraveramente eccezionale, fin nella minuzia di certi caratteristici particolarispontaneamente trovati dalla mia fantasia.

Ecco quanto si leggeva nel Corriere della Sera del 27 marzo 1920:L’OMAGGIO DI UN VIVO ALLA PROPRIA TOMBA

Un singolare caso di bigamìa, dovuto all’affermata ma non sussistentemorte di un marito, si è rivelato in questi giorni. Risaliamo brevementeall’antefatto. Nel reparto Calvairate il 26 dicembre 1916 alcunicontadini pescavano dalle acque del canale delle «Cinque chiuse» ilcadavere di un uomo rivestito di maglia e pantaloni color marrone.

Del rinvenimento fu dato avviso ai carabinieri che iniziarono leinvestigazioni. Poco dopo il cadavere veniva identificato da tale MariaTedeschi, ancor piacente donna sulla quarantina, e da certi LuigiLongoni e Luigi Majoli, per quello dell’elettricista Ambrogio Casati diLuigi, nato nel 1869, marito della Tedeschi. In realtà l’annegatoassomigliava molto al Casati.

Quella testimonianza, a quanto ora è risultato, sarebbe stata alquantointeressata, specie per il Majoli e per la Tedeschi. Il vero Casati eravivo! Era, però, in carcere ancora dal 21 febbraio dell’annoprecedente per un reato contro la proprietà e da tempo viveva diviso,sebbene non legalmente, dalla moglie. Dopo sette mesi di gramaglie,la Tedeschi passava a nuove nozze col Majoli, senza urtare contronessuno scoglio burocratico. Il Casati finì di scontare la pena l'8

marzo del 1917 e solo in questi giorni egli apprese di essere… morto eche sua moglie si era rimaritata ed era scomparsa. Seppe tutto ciòquando si recò all’Ufficio di anagrafe in piazza Missori, avendo

bisogno di un documento. L’impiegato, allo sportello, inesorabilmentegli osservò:

— Ma voi siete morto! Il vostro domicilio legale è al cimitero diMusocco, campo comune 44, fossa n. 550…

Ogni protesta di colui che voleva essere dichiarato vivo fu inutile. IlCasati si propone di far riconoscere i suoi diritti alla… resurrezione, enon appena rettificato, per quanto lo riguarda, lo stato civile, lapresunta vedova rimaritata vedrà annullato il secondo matrimonio.

Intanto la stranissima avventura non ha punto afflitto il Casati: anzi sidirebbe che l’ha messo di buon umore, e, desideroso di nuoveemozioni, ha voluto far una capatina alla… propria tomba e come attodi omaggio alla sua memoria, ha deposto sul tumulo un fragrantemazzo di fiori e vi ha acceso un lumino votivo!

Il presunto suicidio in un canale; il cadavere estratto e riconosciuto dallamoglie e da chi poi sarà secondo marito di lei; il ritorno del finto morto efinanche l’omaggio alla propria tomba! Tutti i dati di fatto, naturalmentesenza tutto quell’altro che doveva dare al fatto valore e senso universalmente umano.

Non posso supporre che il signor Ambrogio Casati, elettricista, abbia lettoil mio romanzo e recato i fiori alla sua tomba per imitazione del fu MattiaPascal.

La vita, intanto, col suo beatissimo dispregio d’ogni verosimiglianza, potétrovare un prete e un sindaco che unirono in matrimonio il signor Majoli ela signora Tedeschi senza curarsi di conoscere un dato di fatto, di cui purforse era facilissimo aver notizia, che cioè il marito signor Casati sitrovava in carcere e non sottoterra.

La fantasia si sarebbe fatto scrupolo, certamente, di passar sopra a un taldato di fatto; e ora gode, ripensando alla taccia di inverosimiglianza cheanche allora le fu data, di far conoscere di quali reali inverosimiglianze siacapace la vita, anche nei romanzi che, senza saperlo, essa copia dall’arte.

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Il fu Mattia Pascal

I: Premessa

II: Premessa seconda (filosofica) a mo' di scusa

III: La casa e la talpa

IV: Fu così

V: Maturazione

VI: Tac tac tac...

VII: Cambio treno

VIII: Adriano Meis

IX: Un po' di nebbia

X: Acquasantiera e portacenere

XI: Di sera, guardando il fiume

XII: L'occhio e Papiano

XIII: Il lanternino

XIV: Le prodezze di Max

XV: Io e l'ombra mia

XVI: Il ritratto di Minerva

XVII: Rincarnazione

Are sens

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