— Mattia! Mattia! Mattia! — prese a dire il povero Berto, non credendo ancora agli occhi suoi. — Ma com’è? Tu? Oh Dio… com’è? Fratello mio!
Caro Mattia!
E m’abbracciò forte, forte, forte. Mi misi a piangere come un bambino.
— Com’è? — riprese a domandar Berto che piangeva anche lui. — Com’è?
com’è?
— Eccomi qua… Vedi? Son tornato… non dall’altro mondo, no… sono stato sempre in questo mondaccio… Sù… Ora ti dirò…
Tenendomi forte per le braccia, col volto pieno di lagrime, Roberto mi guardava ancora trasecolato:
— Ma come… se là…?
— Non ero io… Ti dirò. M’hanno scambiato… Io ero lontano da Miragno e ho saputo, come l’hai saputo forse tu, da un giornale, il mio suicidio alla Stìa.
— Non eri dunque tu? — esclamò Berto. — E che hai fatto?
— Il morto. Sta’ zitto. Ti racconterò tutto. Per ora non posso. Ti dico questo soltanto, che sono andato di qua e di là, credendomi felice, dapprima, sai?: poi, per… per tante vicissitudini, mi sono accorto che avevo sbagliato, che fare il morto non è una bella professione: ed eccomi qua: mi rifaccio vivo.
— Mattia, l’ho sempre detto io, Mattia, matto… Matto! matto! matto! —
esclamò Berto. — Ah che gioja m’hai dato! Chi poteva aspettarsela? Mattia vivo… qua! Ma sai che non ci so credere ancora? Lasciati guardare… Mi sembri un altro!
— Vedi che mi sono aggiustato anche l’occhio?
— Ah già, sì… per questo mi pareva… non so… ti guardavo, ti guardavo…
Benone! Sù, andiamo di là, da mia moglie… Oh! Ma aspetta… tu…
Si fermò improvvisamente e mi guardò, sconvolto:
— Tu vuoi tornare a Miragno?
— Certamente, stasera.
— Dunque non sai nulla?
Si coprì il volto con le mani e gemette:
— Disgraziato! Che hai fatto… che hai fatto…? Ma non sai che tua moglie…?
— Morta? — esclamai, restando.
— No! Peggio! Ha… ha ripreso marito!
Trasecolai.
— Marito?
— Sì, Pomino! Ho ricevuto la partecipazione. Sarà più d’un anno.
— Pomino? Pomino, marito di… — balbettai; ma subito un riso amaro, come un rigurgito di bile, mi saltò alla gola, e risi, risi fragorosamente.
Roberto mi guardava sbalordito, forse temendo che fossi levato di cervello.
— Ridi?
— Ma sì! ma sì! ma sì! — gli gridai, scotendolo per le braccia. — Tanto meglio! Questo è il colmo della mia fortuna!
— Che dici? — scattò Roberto, quasi rabbiosamente. — Fortuna? Ma se tu ora vai lì…
— Subito ci corro, figùrati!
— Ma non sai dunque che ti tocca a riprendertela?
— Io? Come!
— Ma certo! — raffermò Berto, mentre sbalordito lo guardavo io, ora, a mia volta. — Il secondo matrimonio s’annulla, e tu sei obbligato a riprendertela.
Sentii sconvolgermi tutto.
— Come! Che legge è questa? — gridai. — Mia moglie si rimarita, ed io..
Ma che? Sta’ zitto! Non è possibile!
— E io ti dico invece che è proprio così! — sostenne Berto. — Aspetta: c’è di là mio cognato. Te lo spiegherà meglio lui, che è dottore in legge.