IL CONSOLE SCIPIONE, AVUTO SENTORE DEL PROSSIMO ASSALTO, HA LEVATO IL CAMPO PER RITRARSI IN LUOGO MEGLIO MUNITO. FULVIO E MACISTE, DELUSI E PERPLESSI, DISPERANO DI GIUNGERE A SALVAMENTO.
L'AUDACISSIMO NUMIDA PROMETTE A SCIPIONE L'INCENDIO DEL CAMPO DI SIFACE.
LE FORZE ABBANDONANO FULVIO CHE RINUNZIA A LOTTARE.
L'INCENDIO DEL CAMPO DI SIFACE.
A MACISTE IL FUOCO SELVAGGIO SPLENDE DA LUNGI COME UN BAGLIORE DI SPERANZA.
FULVIO E MACISTE SONO TRAVOLTI DALLE GENTI DI CIRTA FUGGIASCHE CHE RIPARANO ALLE LORO MURA ; E SON FATTI PRIGIONI.
IL FULMINEO MASSINISSA INCALZA DA PRESSO LA ROTTA, E NON DÀ QUARTIERE.
IL RE SIFACE È PRESO. LA VENDETTA È PIENA.
KARTHALO È TRATTENUTO IN CIRTA DALLA DISFATTA IMPROVVISA.
ELISSA È PIETOSA ALLA SETE DEI PRIGIONIERI CHE LA FINE DEL SUPPLIZIO NON ATTENDEVANO SE NON DALLA MORTE.
CIRTA RESISTE AGLI ASSEDIATORI ; MA L'ARDIRE OSTINATO DI MASSINISSA STA PER ROMPERE L'AVVERSA COSTANZA.
IL RICORDO DELLA NOTTE LUNARE NEL GIARDINO DEI CEDRI.
MACISTE INTANTO INGANNA LA NOIA.
IL SOGNO DI SOFONISBA.
« VENGA KARTHALO A INTERPRETARE IL MIO SOGNO. »
« LA VITTIMA SOTTRATTA . . . L'IRA DI MOLOCH . . . . LA RUINA DELLA PATRIA . . . . »
SOFONISBA NARRA LA LONTANA APPARIZIONE NEGLI ORTI DI ASDRUBALE. IL PONTEFICE CHIEDE CHE LA VITTIMA SOTTRATTA GLI SIA RESA.
MACISTE, DISCOPRENDO IL GRAN SACERDOTE, SI PROPONE L'ALLEGRA VENDETTA, POICHÈ OMAI SA DI DOVER PERIRE.
DALLE PAROLE DI KARTHALO, MACISTE RICONOSCE NELLA SCHIAVA ELISSA LA PICCOLA CABIRIA.
LA FORTUNA È GENEROSA. MAI ROCCA IN TRAVAGLIO D'ASSEDIO FU MEGLIO APPROVIGIONATA.
CABIRIA NEL CUORE TREMANTE DICE ADDIO ALLA LUCE.
SBIGOTTITO ALLA VISTA DEL RE CATENATO, IL POPOLO DI CIRTA S'ARRENDE. L'ESPUGNATORE CONCEDE UN GIORNO DI SACCHEGGIO AI SUOI SOLDATI.
« O MASSINISSA, DUCE GLORIOSO DI ROMANI, SE SOFONISBA FA PARTE DEL BOTTINO, PRENDILA ! »
« NON IO PRENDO LA REGINA, MA LA REGINA PRENDE ME. PER GURZIL DIO DELLE BATTAGLIE, PER I NOSTRI IDDII, IO TI CONSACRO IL MIO FERRO ! »
COSÌ PER L'ARTE DELL'INCANTATRICE REGALE, IL NUMIDA INDOMABILE SI DISPONE A RINNEGARE LA FEDE ROMANA.
« LA SPOSA DI MASSINISSA NON ORNERÀ IL TRIONFO DEL CONSOLE. »
FULVIO E MACISTE CONTINUANO LA RESISTENZA PRODIGIOSA, INGANNANDO COL VINO E COI SOGNI IL TEDIO DELLE TREGUE.
MA I FAMIGLI, FURENTI, ALFINE TENTANO LA SOFFOCAZIONE . . .
LA DEA « CHE SI PIACE IN GHIRLANDE NUZIALI E CHE ACCORDA IN SEGRETO LA GRAZIA » ESAUDISCE L'ANTICA PREGHIERA.
MASSINISSA, VENUTO A NOTIZIA DELL'ASSEDIO SINGOLARE, VUOL CONOSCERE I DUE AUDACI.
MASSINISSA HA OTTENUTO DA SOFONISBA CHE AI DUE SIA PERDONATA LA VITA. E FULVIO AXILLA ARDISCE IMPLORARE PER CABIRIA, ANSIOSO DELLA SUA SORTE.
« NON VIVE PIÙ. FU SPENTA. »
INTANTO SCIPIONE, GIUNTO IN VISTA DI CIRTA, SA DA LELIO COME LA FIGLIA D'ASDRUBALE TENTI DI TOGLIERE ANCHE MASSINISSA ALL'ALLEANZA DI ROMA, CON QUELL'ARTE CHE GIÀ MUTÒ SIFACE.
« A MASSINISSA RE DEI NUMIDI PUBLIO SCIPIONE CONSOLE ROMANO DICE SALUTE E CHIEDE CH'EGLI VENGA A COLLOQUIO NELL'ACCAMPAMENTO, SENZA INDUGIO. »
AL RE RIPUGNA DI DARE NELLE MANI DEL CONSOLE LA DONNA CHE È SUA. MA IL CONSOLE LA RIVENDICA COME PARTE DEL BOTTINO.
« PENSA CHE SEI NEL COSPETTO DI ROMA ! »
IL CONSOLE TRATTA LA CARTAGINESE COME PREDA DI GUERRA.
« NON TENTO LA TUA FEDE. SÌ BENE TI CHIEDO UN SERVIGIO PER LA REGINA CHE VERSO TE FU MAGNANIMA E CHE FORSE ANCOR PUÒ VERSO TE ESSER LARGA DI BENEFICIO INSPERATO . . . »
« MANDA A ME MACISTE IN SEGRETO. »
« A SOFONISBA REGINA IL RE MASSINISSA MANDA IL DONO CHE SOLO È DEGNO D'ESSERE RICEVUTO DA ANIMO REGALE. »