La colpa seguirà la parte offensa in grido, come suol; ma la vendetta fia testimonio al ver che la dispensa.
Tu lascerai ogne cosa diletta
più caramente; e questo è quello strale che l'arco de lo essilio pria saetta.
Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale.
E quel che più ti graverà le spalle, sarà la compagnia malvagia e scempia con la qual tu cadrai in questa valle; che tutta ingrata, tutta matta ed empia si farà contr' a te; ma, poco appresso, ella, non tu, n'avrà rossa la tempia.
Di sua bestialitate il suo processo farà la prova; sì ch'a te fia bello 395
Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
averti fatta parte per te stesso.
Lo primo tuo refugio e 'l primo ostello sarà la cortesia del gran Lombardo che 'n su la scala porta il santo uccello; ch'in te avrà sì benigno riguardo, che del fare e del chieder, tra voi due, fia primo quel che tra li altri è più tardo.
Con lui vedrai colui che 'mpresso fue, nascendo, sì da questa stella forte, che notabili fier l'opere sue.
Non se ne son le genti ancora accorte per la novella età, ché pur nove anni son queste rote intorno di lui torte; ma pria che 'l Guasco l'alto Arrigo inganni, parran faville de la sua virtute
in non curar d'argento né d'affanni.
Le sue magnificenze conosciute
saranno ancora, sì che ' suoi nemici non ne potran tener le lingue mute.
A lui t'aspetta e a' suoi benefici; per lui fia trasmutata molta gente, cambiando condizion ricchi e mendici; e portera'ne scritto ne la mente
di lui, e nol dirai»; e disse cose incredibili a quei che fier presente.
Poi giunse: «Figlio, queste son le chiose di quel che ti fu detto; ecco le 'nsidie che dietro a pochi giri son nascose.
Non vo' però ch'a' tuoi vicini invidie, poscia che s'infutura la tua vita vie più là che 'l punir di lor perfidie».
Poi che, tacendo, si mostrò spedita 396
Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
l'anima santa di metter la trama
in quella tela ch'io le porsi ordita, io cominciai, come colui che brama, dubitando, consiglio da persona
che vede e vuol dirittamente e ama:
«Ben veggio, padre mio, sì come sprona lo tempo verso me, per colpo darmi tal, ch'è più grave a chi più s'abbandona; per che di provedenza è buon ch'io m'armi, sì che, se loco m'è tolto più caro, io non perdessi li altri per miei carmi.
Giù per lo mondo sanza fine amaro, e per lo monte del cui bel cacume li occhi de la mia donna mi levaro, e poscia per lo ciel, di lume in lume, ho io appreso quel che s'io ridico, a molti fia sapor di forte agrume; e s'io al vero son timido amico,
temo di perder viver tra coloro
che questo tempo chiameranno antico».
La luce in che rideva il mio tesoro ch'io trovai lì, si fé prima corusca, quale a raggio di sole specchio d'oro; indi rispuose: «Coscïenza fusca
o de la propria o de l'altrui vergogna pur sentirà la tua parola brusca.
Ma nondimen, rimossa ogne menzogna, tutta tua visïon fa manifesta;
e lascia pur grattar dov' è la rogna.
Ché se la voce tua sarà molesta
nel primo gusto, vital nodrimento lascerà poi, quando sarà digesta.
397
Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
Questo tuo grido farà come vento, che le più alte cime più percuote; e ciò non fa d'onor poco argomento.
Però ti son mostrate in queste rote, nel monte e ne la valle dolorosa
pur l'anime che son di fama note, che l'animo di quel ch'ode, non posa né ferma fede per essempro ch'aia la sua radice incognita e ascosa, né per altro argomento che non paia».
CANTO XVIII