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Di quella umile Italia fia salute per cui morì la vergine Cammilla, Eurialo e Turno e Niso di ferute.

Questi la caccerà per ogne villa, fin che l'avrà rimessa ne lo 'nferno, là onde 'nvidia prima dipartilla.

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

Ond' io per lo tuo me' penso e discerno che tu mi segui, e io sarò tua guida, e trarrotti di qui per loco etterno; ove udirai le disperate strida,

vedrai li antichi spiriti dolenti, ch'a la seconda morte ciascun grida; e vederai color che son contenti

nel foco, perché speran di venire quando che sia a le beate genti.

A le quai poi se tu vorrai salire, anima fia a ciò più di me degna:

con lei ti lascerò nel mio partire; ché quello imperador che là sù regna, perch' i' fu' ribellante a la sua legge, non vuol che 'n sua città per me si vegna.

In tutte parti impera e quivi regge; quivi è la sua città e l'alto seggio: oh felice colui cu' ivi elegge!».

E io a lui: «Poeta, io ti richeggio per quello Dio che tu non conoscesti, a ciò ch'io fugga questo male e peggio, che tu mi meni là dov' or dicesti, sì ch'io veggia la porta di san Pietro e color cui tu fai cotanto mesti».

Allor si mosse, e io li tenni dietro.

CANTO II

[Canto secondo de la prima parte ne la quale fa proemio a la prima cantica cioè a la prima parte di questo libro solamente, e in questo canto tratta l'auttore come trovò Virgilio, il quale il fece sicuro del cammino per le tre donne che di lui aveano cura ne la corte del cielo.]

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

Lo giorno se n'andava, e l'aere bruno toglieva li animai che sono in terra da le fatiche loro; e io sol uno

m'apparecchiava a sostener la guerra sì del cammino e sì de la pietate, che ritrarrà la mente che non erra.

O muse, o alto ingegno, or m'aiutate; o mente che scrivesti ciò ch'io vidi, qui si parrà la tua nobilitate.

Io cominciai: «Poeta che mi guidi, guarda la mia virtù s'ell' è possente, prima ch'a l'alto passo tu mi fidi.

Tu dici che di Silvïo il parente, corruttibile ancora, ad immortale secolo andò, e fu sensibilmente.

Però, se l'avversario d'ogne male cortese i fu, pensando l'alto effetto ch'uscir dovea di lui, e 'l chi e 'l quale non pare indegno ad omo d'intelletto; ch'e' fu de l'alma Roma e di suo impero ne l'empireo ciel per padre eletto: la quale e 'l quale, a voler dir lo vero, fu stabilita per lo loco santo

u' siede il successor del maggior Piero.

Per quest' andata onde li dai tu vanto, intese cose che furon cagione

di sua vittoria e del papale ammanto.

Andovvi poi lo Vas d'elezïone,

per recarne conforto a quella fede 6

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

ch'è principio a la via di salvazione.

Ma io, perché venirvi? o chi 'l concede?

Io non Enëa, io non Paulo sono;

me degno a ciò né io né altri 'l crede.

Per che, se del venire io m'abbandono, temo che la venuta non sia folle.

Se' savio; intendi me' ch'i' non ragiono».

E qual è quei che disvuol ciò che volle e per novi pensier cangia proposta, sì che dal cominciar tutto si tolle, tal mi fec' ïo 'n quella oscura costa, perché, pensando, consumai la 'mpresa che fu nel cominciar cotanto tosta.

«S'i' ho ben la parola tua intesa», rispuose del magnanimo quell' ombra,

«l'anima tua è da viltade offesa; la qual molte fïate l'omo ingombra sì che d'onrata impresa lo rivolve, come falso veder bestia quand' ombra.

Da questa tema acciò che tu ti solve, dirotti perch' io venni e quel ch'io 'ntesi nel primo punto che di te mi dolve.

Io era tra color che son sospesi, e donna mi chiamò beata e bella,

tal che di comandare io la richiesi.

Lucevan li occhi suoi più che la stella; e cominciommi a dir soave e piana, con angelica voce, in sua favella:

"O anima cortese mantoana,

di cui la fama ancor nel mondo dura, e durerà quanto 'l mondo lontana, l'amico mio, e non de la ventura, 7

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

ne la diserta piaggia è impedito

sì nel cammin, che vòlt' è per paura; e temo che non sia già sì smarrito, ch'io mi sia tardi al soccorso levata, per quel ch'i' ho di lui nel cielo udito.

Or movi, e con la tua parola ornata e con ciò c'ha mestieri al suo campare, l'aiuta sì ch'i' ne sia consolata.

I' son Beatrice che ti faccio andare; vegno del loco ove tornar disio;

amor mi mosse, che mi fa parlare.

Quando sarò dinanzi al segnor mio, di te mi loderò sovente a lui".

Are sens