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Poi ch'innalzai un poco più le ciglia, vidi 'l maestro di color che sanno seder tra filosofica famiglia.

Tutti lo miran, tutti onor li fanno: quivi vid' ïo Socrate e Platone,

che 'nnanzi a li altri più presso li stanno; Democrito che 'l mondo a caso pone, Dïogenès, Anassagora e Tale,

Empedoclès, Eraclito e Zenone;

e vidi il buono accoglitor del quale, Dïascoride dico; e vidi Orfeo,

Tulïo e Lino e Seneca morale;

Euclide geomètra e Tolomeo,

Ipocràte, Avicenna e Galïeno,

Averoìs, che 'l gran comento feo.

Io non posso ritrar di tutti a pieno, però che sì mi caccia il lungo tema, che molte volte al fatto il dir vien meno.

La sesta compagnia in due si scema: 19

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

per altra via mi mena il savio duca, fuor de la queta, ne l'aura che trema.

E vegno in parte ove non è che luca.

CANTO V

[Canto quinto, nel quale mostra del secondo cerchio de l'inferno, e tratta de la pena del vizio de la lussuria ne la persona di più famosi gentili uomini.]

Così discesi del cerchio primaio

giù nel secondo, che men loco cinghia e tanto più dolor, che punge a guaio.

Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia: essamina le colpe ne l'intrata;

giudica e manda secondo ch'avvinghia.

Dico che quando l'anima mal nata

li vien dinanzi, tutta si confessa; e quel conoscitor de le peccata

vede qual loco d'inferno è da essa; cignesi con la coda tante volte

quantunque gradi vuol che giù sia messa.

Sempre dinanzi a lui ne stanno molte: vanno a vicenda ciascuna al giudizio, dicono e odono e poi son giù volte.

«O tu che vieni al doloroso ospizio», disse Minòs a me quando mi vide,

lasciando l'atto di cotanto offizio,

«guarda com' entri e di cui tu ti fide; non t'inganni l'ampiezza de l'intrare!».

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

E 'l duca mio a lui: «Perché pur gride?

Non impedir lo suo fatale andare: vuolsi così colà dove si puote

ciò che si vuole, e più non dimandare».

Or incomincian le dolenti note

a farmisi sentire; or son venuto

là dove molto pianto mi percuote.

Io venni in loco d'ogne luce muto, che mugghia come fa mar per tempesta, se da contrari venti è combattuto.

La bufera infernal, che mai non resta, mena li spirti con la sua rapina; voltando e percotendo li molesta.

Quando giungon davanti a la ruina, quivi le strida, il compianto, il lamento; bestemmian quivi la virtù divina.

Intesi ch'a così fatto tormento

Are sens

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