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E io ch'avea d'error la testa cinta, dissi: «Maestro, che è quel ch'i' odo?

e che gent' è che par nel duol sì vinta?».

Ed elli a me: «Questo misero modo tegnon l'anime triste di coloro

che visser sanza 'nfamia e sanza lodo.

Mischiate sono a quel cattivo coro 11

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

de li angeli che non furon ribelli né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.

Caccianli i ciel per non esser men belli, né lo profondo inferno li riceve, ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli».

E io: «Maestro, che è tanto greve a lor che lamentar li fa sì forte?».

Rispuose: «Dicerolti molto breve.

Questi non hanno speranza di morte, e la lor cieca vita è tanto bassa, che 'nvidïosi son d'ogne altra sorte.

Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa».

E io, che riguardai, vidi una 'nsegna che girando correva tanto ratta,

che d'ogne posa mi parea indegna; e dietro le venìa sì lunga tratta di gente, ch'i' non averei creduto che morte tanta n'avesse disfatta.

Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l'ombra di colui

che fece per viltade il gran rifiuto.

Incontanente intesi e certo fui

che questa era la setta d'i cattivi, a Dio spiacenti e a' nemici sui.

Questi sciaurati, che mai non fur vivi, erano ignudi e stimolati molto

da mosconi e da vespe ch'eran ivi.

Elle rigavan lor di sangue il volto, che, mischiato di lagrime, a' lor piedi da fastidiosi vermi era ricolto.

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

E poi ch'a riguardar oltre mi diedi, vidi genti a la riva d'un gran fiume; per ch'io dissi: «Maestro, or mi concedi ch'i' sappia quali sono, e qual costume le fa di trapassar parer sì pronte, com' i' discerno per lo fioco lume».

Ed elli a me: «Le cose ti fier conte quando noi fermerem li nostri passi su la trista riviera d'Acheronte».

Allor con li occhi vergognosi e bassi, temendo no 'l mio dir li fosse grave, infino al fiume del parlar mi trassi.

Ed ecco verso noi venir per nave

un vecchio, bianco per antico pelo, gridando: «Guai a voi, anime prave!

Non isperate mai veder lo cielo:

i' vegno per menarvi a l'altra riva ne le tenebre etterne, in caldo e 'n gelo.

E tu che se' costì, anima viva,

pàrtiti da cotesti che son morti».

Ma poi che vide ch'io non mi partiva, disse: «Per altra via, per altri porti verrai a piaggia, non qui, per passare: più lieve legno convien che ti porti».

E 'l duca lui: «Caron, non ti crucciare: vuolsi così colà dove si puote

ciò che si vuole, e più non dimandare».

Quinci fuor quete le lanose gote

al nocchier de la livida palude,

che 'ntorno a li occhi avea di fiamme rote.

Ma quell' anime, ch'eran lasse e nude, cangiar colore e dibattero i denti, ratto che 'nteser le parole crude.

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

Bestemmiavano Dio e lor parenti,

l'umana spezie e 'l loco e 'l tempo e 'l seme di lor semenza e di lor nascimenti.

Poi si ritrasser tutte quante insieme, forte piangendo, a la riva malvagia ch'attende ciascun uom che Dio non teme.

Caron dimonio, con occhi di bragia loro accennando, tutte le raccoglie; batte col remo qualunque s'adagia.

Come d'autunno si levan le foglie l'una appresso de l'altra, fin che 'l ramo vede a la terra tutte le sue spoglie, similemente il mal seme d'Adamo

gittansi di quel lito ad una ad una, per cenni come augel per suo richiamo.

Così sen vanno su per l'onda bruna, e avanti che sien di là discese,

anche di qua nuova schiera s'auna.

«Figliuol mio», disse 'l maestro cortese,

Are sens