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Tacette allora, e poi comincia' io:

"O donna di virtù sola per cui l'umana spezie eccede ogne contento di quel ciel c'ha minor li cerchi sui, tanto m'aggrada il tuo comandamento, che l'ubidir, se già fosse, m'è tardi; più non t'è uo' ch'aprirmi il tuo talento.

Ma dimmi la cagion che non ti guardi de lo scender qua giuso in questo centro de l'ampio loco ove tornar tu ardi".

"Da che tu vuo' saver cotanto a dentro, dirotti brievemente", mi rispuose,

"perch' i' non temo di venir qua entro.

Temer si dee di sole quelle cose

c'hanno potenza di fare altrui male; de l'altre no, ché non son paurose.

I' son fatta da Dio, sua mercé, tale, che la vostra miseria non mi tange, né fiamma d'esto 'ncendio non m'assale.

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

Donna è gentil nel ciel che si compiange di questo 'mpedimento ov' io ti mando, sì che duro giudicio là sù frange.

Questa chiese Lucia in suo dimando e disse: — Or ha bisogno il tuo fedele di te, e io a te lo raccomando —.

Lucia, nimica di ciascun crudele, si mosse, e venne al loco dov' i' era, che mi sedea con l'antica Rachele.

Disse: — Beatrice, loda di Dio vera, ché non soccorri quei che t'amò tanto, ch'uscì per te de la volgare schiera?

Non odi tu la pieta del suo pianto, non vedi tu la morte che 'l combatte su la fiumana ove 'l mar non ha vanto? —.

Al mondo non fur mai persone ratte a far lor pro o a fuggir lor danno, com' io, dopo cotai parole fatte, venni qua giù del mio beato scanno, fidandomi del tuo parlare onesto, ch'onora te e quei ch'udito l'hanno".

Poscia che m'ebbe ragionato questo, li occhi lucenti lagrimando volse, per che mi fece del venir più presto.

E venni a te così com' ella volse: d'inanzi a quella fiera ti levai

che del bel monte il corto andar ti tolse.

Dunque: che è? perché, perché restai, perché tanta viltà nel core allette, perché ardire e franchezza non hai, poscia che tai tre donne benedette curan di te ne la corte del cielo, e 'l mio parlar tanto ben ti promette?».

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

Quali fioretti dal notturno gelo

chinati e chiusi, poi che 'l sol li 'mbianca, si drizzan tutti aperti in loro stelo, tal mi fec' io di mia virtude stanca, e tanto buono ardire al cor mi corse, ch'i' cominciai come persona franca:

«Oh pietosa colei che mi soccorse!

e te cortese ch'ubidisti tosto

a le vere parole che ti porse!

Tu m'hai con disiderio il cor disposto sì al venir con le parole tue,

ch'i' son tornato nel primo proposto.

Or va, ch'un sol volere è d'ambedue: tu duca, tu segnore e tu maestro».

Così li dissi; e poi che mosso fue, intrai per lo cammino alto e silvestro.

CANTO III

[Canto terzo, nel quale tratta de la porta e de l'entrata de l'inferno e del fiume d'Acheronte, de la pena di coloro che vissero sanza opere di fama degne, e come il demonio Caron li trae in sua nave e come elli parlò a l'auttore; e tocca qui questo vizio ne la persona di papa Cilestino.]

'Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente.

Giustizia mosse il mio alto fattore; fecemi la divina podestate,

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

la somma sapïenza e 'l primo amore.

Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno duro.

Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate'.

Queste parole di colore oscuro

vid' ïo scritte al sommo d'una porta; per ch'io: «Maestro, il senso lor m'è duro».

Ed elli a me, come persona accorta:

«Qui si convien lasciare ogne sospetto; ogne viltà convien che qui sia morta.

Noi siam venuti al loco ov' i' t'ho detto che tu vedrai le genti dolorose

c'hanno perduto il ben de l'intelletto».

E poi che la sua mano a la mia puose con lieto volto, ond' io mi confortai, mi mise dentro a le segrete cose.

Quivi sospiri, pianti e alti guai risonavan per l'aere sanza stelle, per ch'io al cominciar ne lagrimai.

Diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d'ira,

voci alte e fioche, e suon di man con elle facevano un tumulto, il qual s'aggira sempre in quell' aura sanza tempo tinta, come la rena quando turbo spira.

Are sens