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ed essi teco le cittadi e ' regni, illustrami di te, sì ch'io rilevi le lor figure com' io l'ho concette: paia tua possa in questi versi brevi!

Mostrarsi dunque in cinque volte sette vocali e consonanti; e io notai

le parti sì, come mi parver dette.

'DILIGITE IUSTITIAM', primai

fur verbo e nome di tutto 'l dipinto;

'QUI IUDICATIS TERRAM', fur sezzai.

Poscia ne l'emme del vocabol quinto rimasero ordinate; sì che Giove

pareva argento lì d'oro distinto.

E vidi scendere altre luci dove

era il colmo de l'emme, e lì quetarsi cantando, credo, il ben ch'a sé le move.

Poi, come nel percuoter d'i ciocchi arsi surgono innumerabili faville,

onde li stolti sogliono agurarsi, resurger parver quindi più di mille luci e salir, qual assai e qual poco, sì come 'l sol che l'accende sortille; e quïetata ciascuna in suo loco,

la testa e 'l collo d'un'aguglia vidi rappresentare a quel distinto foco.

Quei che dipinge lì, non ha chi 'l guidi; ma esso guida, e da lui si rammenta quella virtù ch'è forma per li nidi.

401

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

L'altra bëatitudo, che contenta

pareva prima d'ingigliarsi a l'emme, con poco moto seguitò la 'mprenta.

O dolce stella, quali e quante gemme mi dimostraro che nostra giustizia effetto sia del ciel che tu ingemme!

Per ch'io prego la mente in che s'inizia tuo moto e tua virtute, che rimiri ond' esce il fummo che 'l tuo raggio vizia; sì ch'un'altra fïata omai s'adiri del comperare e vender dentro al templo che si murò di segni e di martìri.

O milizia del ciel cu' io contemplo, adora per color che sono in terra tutti svïati dietro al malo essemplo!

Già si solea con le spade far guerra; ma or si fa togliendo or qui or quivi lo pan che 'l pïo Padre a nessun serra.

Ma tu che sol per cancellare scrivi, pensa che Pietro e Paulo, che moriro per la vigna che guasti, ancor son vivi.

Ben puoi tu dire: «I' ho fermo 'l disiro sì a colui che volle viver solo

e che per salti fu tratto al martiro, ch'io non conosco il pescator né Polo».

CANTO XIX

[Canto XIX, nel quale li spiriti ch'erano ne la stella di Iove insieme conglutinati in forma d'aguglia, ad una voce solvono uno grande dubbio, e abominano e infamano tutti li re cristiani che regnavano ne l'anno di Cristo MCCC.]

402

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

Parea dinanzi a me con l'ali aperte la bella image che nel dolce frui liete facevan l'anime conserte;

parea ciascuna rubinetto in cui

raggio di sole ardesse sì acceso, che ne' miei occhi rifrangesse lui.

E quel che mi convien ritrar testeso, non portò voce mai, né scrisse incostro, né fu per fantasia già mai compreso; ch'io vidi e anche udi' parlar lo rostro, e sonar ne la voce e «io» e «mio», quand' era nel concetto e 'noi' e 'nostro'.

E cominciò: «Per esser giusto e pio son io qui essaltato a quella gloria che non si lascia vincere a disio; e in terra lasciai la mia memoria sì fatta, che le genti lì malvage commendan lei, ma non seguon la storia».

Così un sol calor di molte brage

si fa sentir, come di molti amori usciva solo un suon di quella image.

Ond' io appresso: «O perpetüi fiori de l'etterna letizia, che pur uno parer mi fate tutti vostri odori, solvetemi, spirando, il gran digiuno che lungamente m'ha tenuto in fame, non trovandoli in terra cibo alcuno.

Ben so io che, se 'n cielo altro reame la divina giustizia fa suo specchio, 403

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

che 'l vostro non l'apprende con velame.

Are sens

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