lo ciel del giusto rege, e al sembiante 409
Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
del suo fulgore il fa vedere ancora.
Chi crederebbe giù nel mondo errante che Rifëo Troiano in questo tondo fosse la quinta de le luci sante?
Ora conosce assai di quel che 'l mondo veder non può de la divina grazia, ben che sua vista non discerna il fondo».
Quale allodetta che 'n aere si spazia prima cantando, e poi tace contenta de l'ultima dolcezza che la sazia, tal mi sembiò l'imago de la 'mprenta de l'etterno piacere, al cui disio ciascuna cosa qual ell' è diventa.
E avvegna ch'io fossi al dubbiar mio lì quasi vetro a lo color ch'el veste, tempo aspettar tacendo non patio, ma de la bocca, «Che cose son queste?», mi pinse con la forza del suo peso: per ch'io di coruscar vidi gran feste.
Poi appresso, con l'occhio più acceso, lo benedetto segno mi rispuose
per non tenermi in ammirar sospeso:
«Io veggio che tu credi queste cose perch' io le dico, ma non vedi come; sì che, se son credute, sono ascose.
Fai come quei che la cosa per nome apprende ben, ma la sua quiditate veder non può se altri non la prome.
Regnum celorum vïolenza pate
da caldo amore e da viva speranza, che vince la divina volontate:
non a guisa che l'omo a l'om sobranza, 410
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ma vince lei perché vuole esser vinta, e, vinta, vince con sua beninanza.
La prima vita del ciglio e la quinta ti fa maravigliar, perché ne vedi la regïon de li angeli dipinta.
D'i corpi suoi non uscir, come credi, Gentili, ma Cristiani, in ferma fede quel d'i passuri e quel d'i passi piedi.
Ché l'una de lo 'nferno, u' non si riede già mai a buon voler, tornò a l'ossa; e ciò di viva spene fu mercede:
di viva spene, che mise la possa
ne' prieghi fatti a Dio per suscitarla, sì che potesse sua voglia esser mossa.
L'anima glorïosa onde si parla,
tornata ne la carne, in che fu poco, credette in lui che potëa aiutarla; e credendo s'accese in tanto foco di vero amor, ch'a la morte seconda fu degna di venire a questo gioco.
L'altra, per grazia che da sì profonda fontana stilla, che mai creatura
non pinse l'occhio infino a la prima onda, tutto suo amor là giù pose a drittura: per che, di grazia in grazia, Dio li aperse l'occhio a la nostra redenzion futura; ond' ei credette in quella, e non sofferse da indi il puzzo più del paganesmo; e riprendiene le genti perverse.
Quelle tre donne li fur per battesmo che tu vedesti da la destra rota, dinanzi al battezzar più d'un millesmo.
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O predestinazion, quanto remota
è la radice tua da quelli aspetti che la prima cagion non veggion tota!
E voi, mortali, tenetevi stretti
a giudicar: ché noi, che Dio vedemo, non conosciamo ancor tutti li eletti; ed ènne dolce così fatto scemo,
perché il ben nostro in questo ben s'affina, che quel che vole Iddio, e noi volemo».
Così da quella imagine divina,
per farmi chiara la mia corta vista, data mi fu soave medicina.
E come a buon cantor buon citarista fa seguitar lo guizzo de la corda, in che più di piacer lo canto acquista, sì, mentre ch'e' parlò, sì mi ricorda ch'io vidi le due luci benedette, pur come batter d'occhi si concorda, con le parole mover le fiammette.
CANTO XXI
[Canto XXI, nel quale si monta ne la stella di Saturno, che è il settimo pianeto; e qui comincia la settima parte, e come Pietro Dammiano solve alcune questioni.]
Già eran li occhi miei rifissi al volto de la mia donna, e l'animo con essi, e da ogne altro intento s'era tolto.
E quella non ridea; ma «S'io ridessi», 412