Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
quel che non pote perché 'l ciel l'assumma».
Sì mi prescrisser le parole sue,
ch'io lasciai la quistione e mi ritrassi a dimandarla umilmente chi fue.
«Tra ' due liti d'Italia surgon sassi, e non molto distanti a la tua patria, tanto che ' troni assai suonan più bassi, e fanno un gibbo che si chiama Catria, di sotto al quale è consecrato un ermo, che suole esser disposto a sola latria».
Così ricominciommi il terzo sermo; e poi, continüando, disse: «Quivi al servigio di Dio mi fe' sì fermo, che pur con cibi di liquor d'ulivi lievemente passava caldi e geli,
contento ne' pensier contemplativi.
Render solea quel chiostro a questi cieli fertilemente; e ora è fatto vano, sì che tosto convien che si riveli.
In quel loco fu' io Pietro Damiano, e Pietro Peccator fu' ne la casa
di Nostra Donna in sul lito adriano.
Poca vita mortal m'era rimasa,
quando fui chiesto e tratto a quel cappello, che pur di male in peggio si travasa.
Venne Cefàs e venne il gran vasello de lo Spirito Santo, magri e scalzi, prendendo il cibo da qualunque ostello.
Or voglion quinci e quindi chi rincalzi li moderni pastori e chi li meni, tanto son gravi, e chi di rietro li alzi.
Cuopron d'i manti loro i palafreni, 416
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sì che due bestie van sott' una pelle: oh pazïenza che tanto sostieni!».
A questa voce vid' io più fiammelle di grado in grado scendere e girarsi, e ogne giro le facea più belle.
Dintorno a questa vennero e fermarsi, e fero un grido di sì alto suono, che non potrebbe qui assomigliarsi; né io lo 'ntesi, sì mi vinse il tuono.
CANTO XXII
[Canto XXII, nel quale si tratta di quelli medesimi che nel precedente capitolo, qui sotto il titolo di Santo Maccario e di Santo Romoaldo; e infine dispitta il mondo e la sua picciolezza e le cose mondane, ripetendo e mostrando tutti li pianeti per li quali è intrato; ed entra con Beatrice nel segno d'i Gemini; e qui prende l'ottava parte di questa terza cantica.]
Oppresso di stupore, a la mia guida mi volsi, come parvol che ricorre sempre colà dove più si confida;
e quella, come madre che soccorre sùbito al figlio palido e anelo
con la sua voce, che 'l suol ben disporre, mi disse: «Non sai tu che tu se' in cielo?
e non sai tu che 'l cielo è tutto santo, e ciò che ci si fa vien da buon zelo?
Come t'avrebbe trasmutato il canto, e io ridendo, mo pensar lo puoi,
poscia che 'l grido t'ha mosso cotanto; 417
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nel qual, se 'nteso avessi i prieghi suoi, già ti sarebbe nota la vendetta
che tu vedrai innanzi che tu muoi.
La spada di qua sù non taglia in fretta né tardo, ma' ch'al parer di colui che disïando o temendo l'aspetta.
Ma rivolgiti omai inverso altrui; ch'assai illustri spiriti vedrai, se com' io dico l'aspetto redui».
Come a lei piacque, li occhi ritornai, e vidi cento sperule che 'nsieme
più s'abbellivan con mutüi rai.
Io stava come quei che 'n sé repreme la punta del disio, e non s'attenta di domandar, sì del troppo si teme; e la maggiore e la più luculenta
di quelle margherite innanzi fessi, per far di sé la mia voglia contenta.
Poi dentro a lei udi': «Se tu vedessi com' io la carità che tra noi arde, li tuoi concetti sarebbero espressi.
Ma perché tu, aspettando, non tarde a l'alto fine, io ti farò risposta pur al pensier, da che sì ti riguarde.
Quel monte a cui Cassino è ne la costa fu frequentato già in su la cima
da la gente ingannata e mal disposta; e quel son io che sù vi portai prima lo nome di colui che 'n terra addusse la verità che tanto ci soblima;