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Fai come quei che la cosa per nome apprende ben, ma la sua quiditate veder non può se altri non la prome.

Regnum celorum vïolenza pate

da caldo amore e da viva speranza, che vince la divina volontate:

non a guisa che l'omo a l'om sobranza, 410

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

ma vince lei perché vuole esser vinta, e, vinta, vince con sua beninanza.

La prima vita del ciglio e la quinta ti fa maravigliar, perché ne vedi la regïon de li angeli dipinta.

D'i corpi suoi non uscir, come credi, Gentili, ma Cristiani, in ferma fede quel d'i passuri e quel d'i passi piedi.

Ché l'una de lo 'nferno, u' non si riede già mai a buon voler, tornò a l'ossa; e ciò di viva spene fu mercede:

di viva spene, che mise la possa

ne' prieghi fatti a Dio per suscitarla, sì che potesse sua voglia esser mossa.

L'anima glorïosa onde si parla,

tornata ne la carne, in che fu poco, credette in lui che potëa aiutarla; e credendo s'accese in tanto foco di vero amor, ch'a la morte seconda fu degna di venire a questo gioco.

L'altra, per grazia che da sì profonda fontana stilla, che mai creatura

non pinse l'occhio infino a la prima onda, tutto suo amor là giù pose a drittura: per che, di grazia in grazia, Dio li aperse l'occhio a la nostra redenzion futura; ond' ei credette in quella, e non sofferse da indi il puzzo più del paganesmo; e riprendiene le genti perverse.

Quelle tre donne li fur per battesmo che tu vedesti da la destra rota, dinanzi al battezzar più d'un millesmo.

411

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

O predestinazion, quanto remota

è la radice tua da quelli aspetti che la prima cagion non veggion tota!

E voi, mortali, tenetevi stretti

a giudicar: ché noi, che Dio vedemo, non conosciamo ancor tutti li eletti; ed ènne dolce così fatto scemo,

perché il ben nostro in questo ben s'affina, che quel che vole Iddio, e noi volemo».

Così da quella imagine divina,

per farmi chiara la mia corta vista, data mi fu soave medicina.

E come a buon cantor buon citarista fa seguitar lo guizzo de la corda, in che più di piacer lo canto acquista, sì, mentre ch'e' parlò, sì mi ricorda ch'io vidi le due luci benedette, pur come batter d'occhi si concorda, con le parole mover le fiammette.

CANTO XXI

[Canto XXI, nel quale si monta ne la stella di Saturno, che è il settimo pianeto; e qui comincia la settima parte, e come Pietro Dammiano solve alcune questioni.]

Già eran li occhi miei rifissi al volto de la mia donna, e l'animo con essi, e da ogne altro intento s'era tolto.

E quella non ridea; ma «S'io ridessi», 412

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

mi cominciò, «tu ti faresti quale fu Semelè quando di cener fessi:

ché la bellezza mia, che per le scale de l'etterno palazzo più s'accende, com' hai veduto, quanto più si sale, se non si temperasse, tanto splende, che 'l tuo mortal podere, al suo fulgore, sarebbe fronda che trono scoscende.

Noi sem levati al settimo splendore, che sotto 'l petto del Leone ardente raggia mo misto giù del suo valore.

Ficca di retro a li occhi tuoi la mente, e fa di quelli specchi a la figura che 'n questo specchio ti sarà parvente».

Qual savesse qual era la pastura

del viso mio ne l'aspetto beato

quand' io mi trasmutai ad altra cura, conoscerebbe quanto m'era a grato ubidire a la mia celeste scorta,

contrapesando l'un con l'altro lato.

Dentro al cristallo che 'l vocabol porta, cerchiando il mondo, del suo caro duce sotto cui giacque ogne malizia morta, di color d'oro in che raggio traluce vid' io uno scaleo eretto in suso tanto, che nol seguiva la mia luce.

Vidi anche per li gradi scender giuso tanti splendor, ch'io pensai ch'ogne lume che par nel ciel, quindi fosse diffuso.

E come, per lo natural costume,

le pole insieme, al cominciar del giorno, si movono a scaldar le fredde piume; 413

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

poi altre vanno via sanza ritorno, altre rivolgon sé onde son mosse, e altre roteando fan soggiorno;

tal modo parve me che quivi fosse in quello sfavillar che 'nsieme venne, sì come in certo grado si percosse.

E quel che presso più ci si ritenne, si fé sì chiaro, ch'io dicea pensando:

'Io veggio ben l'amor che tu m'accenne.

Ma quella ond' io aspetto il come e 'l quando del dire e del tacer, si sta; ond' io, contra 'l disio, fo ben ch'io non dimando'.

Per ch'ella, che vedëa il tacer mio nel veder di colui che tutto vede, mi disse: «Solvi il tuo caldo disio».

Are sens