La mente innamorata, che donnea
con la mia donna sempre, di ridure ad essa li occhi più che mai ardea; e se natura o arte fé pasture
da pigliare occhi, per aver la mente, in carne umana o ne le sue pitture, tutte adunate, parrebber nïente
ver' lo piacer divin che mi refulse, quando mi volsi al suo viso ridente.
E la virtù che lo sguardo m'indulse, del bel nido di Leda mi divelse,
e nel ciel velocissimo m'impulse.
Le parti sue vivissime ed eccelse sì uniforme son, ch'i' non so dire qual Bëatrice per loco mi scelse.
Ma ella, che vedëa 'l mio disire, incominciò, ridendo tanto lieta,
che Dio parea nel suo volto gioire:
«La natura del mondo, che quïeta
444
Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
il mezzo e tutto l'altro intorno move, quinci comincia come da sua meta; e questo cielo non ha altro dove
che la mente divina, in che s'accende l'amor che 'l volge e la virtù ch'ei piove.
Luce e amor d'un cerchio lui comprende, sì come questo li altri; e quel precinto colui che 'l cinge solamente intende.
Non è suo moto per altro distinto, ma li altri son mensurati da questo, sì come diece da mezzo e da quinto; e come il tempo tegna in cotal testo le sue radici e ne li altri le fronde, omai a te può esser manifesto.
Oh cupidigia, che i mortali affonde sì sotto te, che nessuno ha podere di trarre li occhi fuor de le tue onde!
Ben fiorisce ne li uomini il volere; ma la pioggia continüa converte
in bozzacchioni le sosine vere.
Fede e innocenza son reperte
solo ne' parvoletti; poi ciascuna pria fugge che le guance sian coperte.
Tale, balbuzïendo ancor, digiuna, che poi divora, con la lingua sciolta, qualunque cibo per qualunque luna; e tal, balbuzïendo, ama e ascolta la madre sua, che, con loquela intera, disïa poi di vederla sepolta.
Così si fa la pelle bianca nera
nel primo aspetto de la bella figlia di quel ch'apporta mane e lascia sera.
445
Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
Tu, perché non ti facci maraviglia, pensa che 'n terra non è chi governi; onde sì svïa l'umana famiglia.
Ma prima che gennaio tutto si sverni per la centesma ch'è là giù negletta, raggeran sì questi cerchi superni, che la fortuna che tanto s'aspetta, le poppe volgerà u' son le prore, sì che la classe correrà diretta; e vero frutto verrà dopo 'l fiore».
CANTO XXVIII
[Canto XXVIII, nel quale Beatrice distingue a l'auttore li nove ordini de li angeli gloriosi che sono nel nono cielo e il loro offizio.]
Poscia che 'ncontro a la vita presente d'i miseri mortali aperse 'l vero quella che 'mparadisa la mia mente, come in lo specchio fiamma di doppiero vede colui che se n'alluma retro, prima che l'abbia in vista o in pensiero, e sé rivolge per veder se 'l vetro li dice il vero, e vede ch'el s'accorda con esso come nota con suo metro; così la mia memoria si ricorda
ch'io feci riguardando ne' belli occhi onde a pigliarmi fece Amor la corda.
E com' io mi rivolsi e furon tocchi 446
Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
li miei da ciò che pare in quel volume, quandunque nel suo giro ben s'adocchi, un punto vidi che raggiava lume
acuto sì, che 'l viso ch'elli affoca chiuder conviensi per lo forte acume; e quale stella par quinci più poca, parrebbe luna, locata con esso
come stella con stella si collòca.
Forse cotanto quanto pare appresso alo cigner la luce che 'l dipigne quando 'l vapor che 'l porta più è spesso, distante intorno al punto un cerchio d'igne si girava sì ratto, ch'avria vinto quel moto che più tosto il mondo cigne; e questo era d'un altro circumcinto, e quel dal terzo, e 'l terzo poi dal quarto, dal quinto il quarto, e poi dal sesto il quinto.
Sopra seguiva il settimo sì sparto già di larghezza, che 'l messo di Iuno intero a contenerlo sarebbe arto.
Così l'ottavo e 'l nono; e chiascheduno più tardo si movea, secondo ch'era in numero distante più da l'uno;
e quello avea la fiamma più sincera cui men distava la favilla pura,
credo, però che più di lei s'invera.
La donna mia, che mi vedëa in cura forte sospeso, disse: «Da quel punto depende il cielo e tutta la natura.
Mira quel cerchio che più li è congiunto; e sappi che 'l suo muovere è sì tosto per l'affocato amore ond' elli è punto».
447
Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
E io a lei: «Se 'l mondo fosse posto con l'ordine ch'io veggio in quelle rote, sazio m'avrebbe ciò che m'è proposto; ma nel mondo sensibile si puote
veder le volte tanto più divine,
quant' elle son dal centro più remote.
Onde, se 'l mio disir dee aver fine in questo miro e angelico templo