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bagnate già da l'onde del bel fiume, di levar li occhi suoi mi fece dono.

Non credo che splendesse tanto lume sotto le ciglia a Venere, trafitta dal figlio fuor di tutto suo costume.

Ella ridea da l'altra riva dritta, trattando più color con le sue mani, che l'alta terra sanza seme gitta.

Tre passi ci facea il fiume lontani; ma Elesponto, là 've passò Serse, ancora freno a tutti orgogli umani, più odio da Leandro non sofferse

per mareggiare intra Sesto e Abido, che quel da me perch' allor non s'aperse.

«Voi siete nuovi, e forse perch' io rido», cominciò ella, «in questo luogo eletto a l'umana natura per suo nido,

maravigliando tienvi alcun sospetto; ma luce rende il salmo Delectasti, che puote disnebbiar vostro intelletto.

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

E tu che se' dinanzi e mi pregasti, dì s'altro vuoli udir; ch'i' venni presta ad ogne tua question tanto che basti».

«L'acqua», diss' io, «e 'l suon de la foresta impugnan dentro a me novella fede di cosa ch'io udi' contraria a questa».

Ond' ella: «Io dicerò come procede per sua cagion ciò ch'ammirar ti face, e purgherò la nebbia che ti fiede.

Lo sommo Ben, che solo esso a sé piace, fé l'uom buono e a bene, e questo loco diede per arr' a lui d'etterna pace.

Per sua difalta qui dimorò poco;

per sua difalta in pianto e in affanno cambiò onesto riso e dolce gioco.

Perché 'l turbar che sotto da sé fanno l'essalazion de l'acqua e de la terra, che quanto posson dietro al calor vanno, a l'uomo non facesse alcuna guerra, questo monte salìo verso 'l ciel tanto, e libero n'è d'indi ove si serra.

Or perché in circuito tutto quanto l'aere si volge con la prima volta, se non li è rotto il cerchio d'alcun canto, in questa altezza ch'è tutta disciolta ne l'aere vivo, tal moto percuote, e fa sonar la selva perch' è folta; e la percossa pianta tanto puote, che de la sua virtute l'aura impregna e quella poi, girando, intorno scuote; e l'altra terra, secondo ch'è degna per sé e per suo ciel, concepe e figlia di diverse virtù diverse legna.

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

Non parrebbe di là poi maraviglia, udito questo, quando alcuna pianta sanza seme palese vi s'appiglia.

E saper dei che la campagna santa dove tu se', d'ogne semenza è piena, e frutto ha in sé che di là non si schianta.

L'acqua che vedi non surge di vena che ristori vapor che gel converta, come fiume ch'acquista e perde lena; ma esce di fontana salda e certa, che tanto dal voler di Dio riprende, quant' ella versa da due parti aperta.

Da questa parte con virtù discende che toglie altrui memoria del peccato; da l'altra d'ogne ben fatto la rende.

Quinci Letè; così da l'altro lato Eünoè si chiama, e non adopra

se quinci e quindi pria non è gustato: a tutti altri sapori esto è di sopra.

E avvegna ch'assai possa esser sazia la sete tua perch' io più non ti scuopra, darotti un corollario ancor per grazia; né credo che 'l mio dir ti sia men caro, se oltre promession teco si spazia.

Quelli ch'anticamente poetaro

l'età de l'oro e suo stato felice, forse in Parnaso esto loco sognaro.

Qui fu innocente l'umana radice;

qui primavera sempre e ogne frutto; nettare è questo di che ciascun dice».

Io mi rivolsi 'n dietro allora tutto a' miei poeti, e vidi che con riso 291

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

udito avëan l'ultimo costrutto;

poi a la bella donna torna' il viso.

CANTO XXIX

[Canto XXIX, dove si tratta sì come l'auttore contristato si conduoleva e come vide li sette doni del Santo Spirito e Cristo e la celestiale corte in forma di certe figure.]

Cantando come donna innamorata,

continüò col fin di sue parole:

'Beati quorum tecta sunt peccata!'.

E come ninfe che si givan sole

Are sens

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