Lo spazio dentro a lor quattro contenne un carro, in su due rote, trïunfale, ch'al collo d'un grifon tirato venne.
Esso tendeva in sù l'una e l'altra ale tra la mezzana e le tre e tre liste, sì ch'a nulla, fendendo, facea male.
Tanto salivan che non eran viste; le membra d'oro avea quant' era uccello, e bianche l'altre, di vermiglio miste.
Non che Roma di carro così bello
rallegrasse Affricano, o vero Augusto, 295
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ma quel del Sol saria pover con ello; quel del Sol che, svïando, fu combusto per l'orazion de la Terra devota, quando fu Giove arcanamente giusto.
Tre donne in giro da la destra rota venian danzando; l'una tanto rossa ch'a pena fora dentro al foco nota; l'altr' era come se le carni e l'ossa fossero state di smeraldo fatte;
la terza parea neve testé mossa;
e or parëan da la bianca tratte,
or da la rossa; e dal canto di questa l'altre toglien l'andare e tarde e ratte.
Da la sinistra quattro facean festa, in porpore vestite, dietro al modo d'una di lor ch'avea tre occhi in testa.
Appresso tutto il pertrattato nodo vidi due vecchi in abito dispari, ma pari in atto e onesto e sodo.
L'un si mostrava alcun de' famigliari di quel sommo Ipocràte che natura a li animali fé ch'ell' ha più cari; mostrava l'altro la contraria cura con una spada lucida e aguta,
tal che di qua dal rio mi fé paura.
Poi vidi quattro in umile paruta; e di retro da tutti un vecchio solo venir, dormendo, con la faccia arguta.
E questi sette col primaio stuolo erano abitüati, ma di gigli
dintorno al capo non facëan brolo, anzi di rose e d'altri fior vermigli; 296
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giurato avria poco lontano aspetto che tutti ardesser di sopra da' cigli.
E quando il carro a me fu a rimpetto, un tuon s'udì, e quelle genti degne parvero aver l'andar più interdetto, fermandosi ivi con le prime insegne.
CANTO XXX
[Canto XXX, dove narra come Beatrice apparve a Dante e Virgilio il lasciò, e lo recitare per l'alta donna de la incostanza e difetto di Dante, e qui l'auttore piange i suoi difetti con vergogna compuntiva.]
Quando il settentrïon del primo cielo, che né occaso mai seppe né orto
né d'altra nebbia che di colpa velo, e che faceva lì ciascuno accorto
di suo dover, come 'l più basso face qual temon gira per venire a porto, fermo s'affisse: la gente verace, venuta prima tra 'l grifone ed esso, al carro volse sé come a sua pace; e un di loro, quasi da ciel messo,
'Veni, sponsa, de Libano' cantando gridò tre volte, e tutti li altri appresso.
Quali i beati al novissimo bando
surgeran presti ognun di sua caverna, la revestita voce alleluiando,
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cotali in su la divina basterna
si levar cento, ad vocem tanti senis, ministri e messaggier di vita etterna.
Tutti dicean: 'Benedictus qui venis!', e fior gittando e di sopra e dintorno,
'Manibus, oh, date lilïa plenis!'.
Io vidi già nel cominciar del giorno la parte orïental tutta rosata,
e l'altro ciel di bel sereno addorno; e la faccia del sol nascere ombrata, sì che per temperanza di vapori
l'occhio la sostenea lunga fïata: così dentro una nuvola di fiori
che da le mani angeliche saliva
e ricadeva in giù dentro e di fori, sovra candido vel cinta d'uliva