Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
ma per acquisto d'esto viver lieto e Sisto e Pïo e Calisto e Urbano
sparser lo sangue dopo molto fleto.
Non fu nostra intenzion ch'a destra mano d'i nostri successor parte sedesse, parte da l'altra del popol cristiano; né che le chiavi che mi fuor concesse, divenisser signaculo in vessillo
che contra battezzati combattesse; né ch'io fossi figura di sigillo
a privilegi venduti e mendaci,
ond' io sovente arrosso e disfavillo.
In vesta di pastor lupi rapaci
si veggion di qua sù per tutti i paschi: o difesa di Dio, perché pur giaci?
Del sangue nostro Caorsini e Guaschi s'apparecchian di bere: o buon principio, a che vil fine convien che tu caschi!
Ma l'alta provedenza, che con Scipio difese a Roma la gloria del mondo, soccorrà tosto, sì com' io concipio; e tu, figliuol, che per lo mortal pondo ancor giù tornerai, apri la bocca, e non asconder quel ch'io non ascondo».
Sì come di vapor gelati fiocca
in giuso l'aere nostro, quando 'l corno de la capra del ciel col sol si tocca, in sù vid' io così l'etera addorno farsi e fioccar di vapor trïunfanti che fatto avien con noi quivi soggiorno.
Lo viso mio seguiva i suoi sembianti, e seguì fin che 'l mezzo, per lo molto, 443
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li tolse il trapassar del più avanti.
Onde la donna, che mi vide assolto de l'attendere in sù, mi disse: «Adima il viso e guarda come tu se' vòlto».
Da l'ora ch'ïo avea guardato prima i' vidi mosso me per tutto l'arco che fa dal mezzo al fine il primo clima; sì ch'io vedea di là da Gade il varco folle d'Ulisse, e di qua presso il lito nel qual si fece Europa dolce carco.
E più mi fora discoverto il sito
di questa aiuola; ma 'l sol procedea sotto i mie' piedi un segno e più partito.
La mente innamorata, che donnea
con la mia donna sempre, di ridure ad essa li occhi più che mai ardea; e se natura o arte fé pasture
da pigliare occhi, per aver la mente, in carne umana o ne le sue pitture, tutte adunate, parrebber nïente
ver' lo piacer divin che mi refulse, quando mi volsi al suo viso ridente.
E la virtù che lo sguardo m'indulse, del bel nido di Leda mi divelse,
e nel ciel velocissimo m'impulse.
Le parti sue vivissime ed eccelse sì uniforme son, ch'i' non so dire qual Bëatrice per loco mi scelse.
Ma ella, che vedëa 'l mio disire, incominciò, ridendo tanto lieta,
che Dio parea nel suo volto gioire:
«La natura del mondo, che quïeta
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il mezzo e tutto l'altro intorno move, quinci comincia come da sua meta; e questo cielo non ha altro dove
che la mente divina, in che s'accende l'amor che 'l volge e la virtù ch'ei piove.
Luce e amor d'un cerchio lui comprende, sì come questo li altri; e quel precinto colui che 'l cinge solamente intende.
Non è suo moto per altro distinto, ma li altri son mensurati da questo, sì come diece da mezzo e da quinto; e come il tempo tegna in cotal testo le sue radici e ne li altri le fronde, omai a te può esser manifesto.
Oh cupidigia, che i mortali affonde sì sotto te, che nessuno ha podere di trarre li occhi fuor de le tue onde!
Ben fiorisce ne li uomini il volere; ma la pioggia continüa converte
in bozzacchioni le sosine vere.
Fede e innocenza son reperte