E quando la fortuna volse in basso l'altezza de' Troian che tutto ardiva, sì che 'nsieme col regno il re fu casso, 134
Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
Ecuba trista, misera e cattiva,
poscia che vide Polissena morta,
e del suo Polidoro in su la riva
del mar si fu la dolorosa accorta, forsennata latrò sì come cane;
tanto il dolor le fé la mente torta.
Ma né di Tebe furie né troiane
si vider mäi in alcun tanto crude, non punger bestie, nonché membra umane, quant' io vidi in due ombre smorte e nude, che mordendo correvan di quel modo che 'l porco quando del porcil si schiude.
L'una giunse a Capocchio, e in sul nodo del collo l'assannò, sì che, tirando, grattar li fece il ventre al fondo sodo.
E l'Aretin che rimase, tremando
mi disse: «Quel folletto è Gianni Schicchi, e va rabbioso altrui così conciando».
«Oh», diss' io lui, «se l'altro non ti ficchi li denti a dosso, non ti sia fatica a dir chi è, pria che di qui si spicchi».
Ed elli a me: «Quell' è l'anima antica di Mirra scellerata, che divenne
al padre, fuor del dritto amore, amica.
Questa a peccar con esso così venne, falsificando sé in altrui forma,
come l'altro che là sen va, sostenne, per guadagnar la donna de la torma, falsificare in sé Buoso Donati,
testando e dando al testamento norma».
E poi che i due rabbiosi fuor passati sovra cu' io avea l'occhio tenuto, 135
Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
rivolsilo a guardar li altri mal nati.
Io vidi un, fatto a guisa di lëuto, pur ch'elli avesse avuta l'anguinaia tronca da l'altro che l'uomo ha forcuto.
La grave idropesì, che sì dispaia le membra con l'omor che mal converte, che 'l viso non risponde a la ventraia, faceva lui tener le labbra aperte come l'etico fa, che per la sete
l'un verso 'l mento e l'altro in sù rinverte.
«O voi che sanz' alcuna pena siete, e non so io perché, nel mondo gramo», diss' elli a noi, «guardate e attendete a la miseria del maestro Adamo;
io ebbi, vivo, assai di quel ch'i' volli, e ora, lasso!, un gocciol d'acqua bramo.
Li ruscelletti che d'i verdi colli del Casentin discendon giuso in Arno, faccendo i lor canali freddi e molli, sempre mi stanno innanzi, e non indarno, ché l'imagine lor vie più m'asciuga che 'l male ond' io nel volto mi discarno.
La rigida giustizia che mi fruga
tragge cagion del loco ov' io peccai a metter più li miei sospiri in fuga.
Ivi è Romena, là dov' io falsai
la lega suggellata del Batista;
per ch'io il corpo sù arso lasciai.
Ma s'io vedessi qui l'anima trista di Guido o d'Alessandro o di lor frate, per Fonte Branda non darei la vista.
Dentro c'è l'una già, se l'arrabbiate 136
Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
ombre che vanno intorno dicon vero; ma che mi val, c'ho le membra legate?
S'io fossi pur di tanto ancor leggero ch'i' potessi in cent' anni andare un'oncia, io sarei messo già per lo sentiero, cercando lui tra questa gente sconcia, con tutto ch'ella volge undici miglia, e men d'un mezzo di traverso non ci ha.
Io son per lor tra sì fatta famiglia; e' m'indussero a batter li fiorini ch'avevan tre carati di mondiglia».
E io a lui: «Chi son li due tapini che fumman come man bagnate 'l verno, giacendo stretti a' tuoi destri confini?».
«Qui li trovai — e poi volta non dierno — », rispuose, «quando piovvi in questo greppo, e non credo che dieno in sempiterno.
L'una è la falsa ch'accusò Gioseppo; l'altr' è 'l falso Sinon greco di Troia: per febbre aguta gittan tanto leppo».
E l'un di lor, che si recò a noia forse d'esser nomato sì oscuro,
col pugno li percosse l'epa croia.
Quella sonò come fosse un tamburo; e mastro Adamo li percosse il volto col braccio suo, che non parve men duro, dicendo a lui: «Ancor che mi sia tolto lo muover per le membra che son gravi, ho io il braccio a tal mestiere sciolto».
Ond' ei rispuose: «Quando tu andavi al fuoco, non l'avei tu così presto; ma sì e più l'avei quando coniavi».
137
Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
E l'idropico: «Tu di' ver di questo: ma tu non fosti sì ver testimonio là 've del ver fosti a Troia richesto».
«S'io dissi falso, e tu falsasti il conio», disse Sinon; «e son qui per un fallo, e tu per più ch'alcun altro demonio!».
«Ricorditi, spergiuro, del cavallo», rispuose quel ch'avëa infiata l'epa;