"Unleash your creativity and unlock your potential with MsgBrains.Com - the innovative platform for nurturing your intellect." » Italian Books » 🤍🤍🤍✨,,L'amica geniale'' di Elena Ferrante🤍🤍🤍✨

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Dissi fievole, in italiano:

«Per favore, Stefano, mi lasci all’angolo? Se mia madre mi vede in automobile con te mi spacca la faccia».

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38.

La vita di Lila cambiò in modo decisivo durante quel mese di settembre. Non fu facile, ma cambiò. Quanto a me, ero ritornata da Ischia innamorata di Nino, marchiata dalle labbra e dalle mani di suo padre, certa che avrei pianto notte e giorno a causa della miscela di felicità e orrore che mi sentivo dentro.

Invece non feci nemmeno il tentativo di cercare una forma per le mie emozioni, tutto si ridimensionò in poche ore. Accantonai la voce di Nino, il fastidio dei baffi di suo padre. L’isola sbiadì, si perse in qualche fondo segreto della mia testa. Feci posto a ciò che stava succedendo a Lila.

Nei tre giorni che seguirono al giro stupefacente nell’auto decappottabile, lei, con la scusa della spesa, andò spesso nella salumeria di Stefano, ma chiedendo sempre che l’accompagnassi. Lo feci col batticuore, spaventata da una possibile irruzione di Marcello, ma anche contenta del mio ruolo di confidente prodiga di consigli, di complice nel concepire trame, di oggetto apparente delle attenzioni di Stefano. Eravamo ragazzine, anche se ci immaginavamo perfidamente spregiudicate. Ricamavamo sui fatti –

Marcello, Stefano, le scarpe – con la nostra consueta passione e ci pareva che sapessimo far quadrare sempre tutto. «Gli dico così» lei ipotizzava, e io suggerivo una piccola variazione: «No, digli così». Poi lei e Stefano si parlavano fitto fitto in un angolo dietro il bancone, mentre Alfonso scambiava due parole con me, Pinuccia seccata serviva le clienti e Maria, alla cassa, spiava in apprensione il figlio grande che negli ultimi tempi badava poco al lavoro e alimentava i pettegolezzi delle comari.

Naturalmente improvvisavamo. Nel corso di quell’andirivieni cercai di capire cosa passasse veramente per la testa di Lila, in modo da essere in sintonia coi suoi obiettivi. In principio ebbi l’impressione che tendesse semplicemente a far guadagnare un po’ di soldi al padre e al fratello vendendo a caro prezzo a Stefano l’unico paio di scarpe prodotto dai Cerullo, ma presto mi sembrò che puntasse soprattutto a sbarazzarsi di Marcello servendosi del giovane salumiere. Decisiva, in questo senso, fu la volta che le chiesi:

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«Dei due chi ti piace di più?».

Fece spallucce.

«Marcello non m’è mai piaciuto, mi fa schifo».

«Ti fidanzeresti con Stefano, pur di cacciare Marcello da casa tua?».

Ci pensò un attimo e rispose sì.

Da quel momento il fine ultimo di tutto il nostro tramare ci sembrò quello: combattere con ogni mezzo contro l’intrusione di Marcello nella sua vita. Il resto venne ad affollarsi intorno quasi casualmente e noi ci limitammo a dargli un andamento, a volte una vera orchestrazione. O almeno così credemmo. Ad agire, in effetti, fu sempre e soltanto Stefano.

Puntuale, tre giorni dopo, andò al negozio e acquistò le scarpe, sebbene gli stessero strette. I due Cerullo tra molte incertezze gli chiesero venticinquemila lire, pronti però a scendere fino a diecimila. Lui non batté ciglio e ci mise altre ventimila in cambio dei disegni di Lila che – disse – gli piacevano, li voleva far incorniciare.

«Incorniciare?» chiese Rino.

«Sì».

«Come il quadro di un pittore?».

«Sì».

«E a mia sorella gliel’hai detto che ti compri pure i suoi disegni?».

«Sì».

Stefano non si fermò lì. Nei giorni seguenti fece di nuovo capolino nella calzoleria e annunciò a padre e figlio che aveva preso in affitto il locale adiacente al loro negozio. «Per ora sta lì» disse, «ma se voi un giorno deciderete di allargarvi, ricordatevi che sono a vostra disposizione».

In casa Cerullo si discusse a lungo, a bassa voce, su cosa significasse quella frase. «Allargarci?». Lila alla fine, visto che non ci arrivavano da soli, disse:

«Vi sta proponendo di trasformare la calzoleria in un laboratorio per fabbricare le scarpe Cerullo».

«E i soldi?» chiese cautamente Rino.

«Ce li mette lui».

«L’ha detto a te?» s’allarmò Fernando incredulo, subito incalzato da Nunzia.

«L’ha detto a voi due» disse Lila indicando suo padre e suo fratello.

«Ma lo sa che le scarpe fatte a mano costano?».

«Gliel’avete dimostrato».

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«E se non si vendono?».

«Voi ci perdete la fatica e lui i soldi».

«E basta?».

«Basta».

L’intera famiglia visse giorni di agitazione. Marcello passò in secondo piano. Arrivava la sera alle otto e mezza e la cena non era ancora pronta.

Spesso davanti alla televisione si ritrovò da solo con Melina e Ada, mentre i Cerullo confabulavano in un’altra stanza.

Naturalmente il più entusiasta era Rino, che riacquistò energia, colorito, allegria, e com’era stato amico intimo dei Solara, così cominciò a diventare amico intimo di Stefano, di Alfonso, di Pinuccia, persino della signora Maria.

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