"Unleash your creativity and unlock your potential with MsgBrains.Com - the innovative platform for nurturing your intellect." » » 🤍🤍🤍✨,,L'amica geniale'' di Elena Ferrante🤍🤍🤍✨

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Nino Sarratore, il più grande dei cinque figli di Donato e Lidia.

Marisa Sarratore, figlia di Donato e Lidia.

Pino, Clelia e Ciro Sarratore, i figli più piccoli di Donato e Lidia.

La famiglia Scanno (la famiglia del fruttivendolo):Nicola Scanno, fruttivendolo.

Assunta Scanno, moglie di Nicola.

Enzo Scanno, figlio di Nicola e Assunta, anch’egli fruttivendolo.

Altri figli.

La famiglia Solara (la famiglia del proprietario dell’omonimo bar-pasticceria):

Silvio Solara, padrone del bar-pasticceria.

Manuela Solara, moglie di Silvio.

Marcello e Michele Solara, figli di Silvio e Manuela.

La famiglia Spagnuolo (la famiglia del pasticciere): Il signor Spagnuolo, pasticciere del bar-pasticceria Solara.

Rosa Spagnuolo, moglie del pasticciere.

Gigliola Spagnuolo, figlia del pasticciere.

Altri figli.

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Gino, il figlio del farmacista.

Gli insegnanti:

Ferraro, maestro e bibliotecario.

La Oliviero, maestra.

Gerace, professore del ginnasio.

La Galiani, professoressa del liceo.

Nella Incardo, la cugina di Ischia della maestra Oliviero.

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PROLOGO

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1.

Stamattina mi ha telefonato Rino, ho creduto che volesse ancora soldi e mi sono preparata a negarglieli. Invece il motivo della telefonata era un altro: sua madre non si trovava più.

«Da quando?».

«Da due settimane».

«E mi telefoni adesso?».

Il tono gli dev’essere sembrato ostile, anche se non ero né arrabbiata né indignata, c’era solo un filo di sarcasmo. Ha provato a ribattere ma l’ha fatto confusamente, in imbarazzo, un po’ in dialetto, un po’ in italiano. Ha detto che s’era convinto che la madre fosse in giro per Napoli come al solito.

«Pure di notte?».

«Lo sai com’è fatta».

«Lo so, ma due settimane d’assenza ti sembrano normali?».

«Sì. Tu non la vedi da molto, è peggiorata: non ha mai sonno, entra, esce, fa quello che le pare».

Comunque alla fine si era preoccupato. Aveva chiesto a tutti, aveva fatto il giro degli ospedali, si era rivolto persino alla polizia. Niente, sua madre non era da nessuna parte. Che buon figlio: un uomo grosso, sui quarant’anni, mai lavorato in vita sua, solo traffici e sperperi. Mi sono immaginata con quanta cura avesse fatto le ricerche. Nessuna. Era senza cervello, e a cuore aveva soltanto se stesso.

«Non è che sta da te?» mi ha chiesto all’improvviso.

La madre? Qui a Torino? Conosceva bene la situazione e parlava solo per parlare. Lui sì che era un viaggiatore, era venuto a casa mia almeno una decina di volte, senza essere invitato. Sua madre, che invece avrei accolto volentieri, non era mai uscita da Napoli in tutta la sua vita. Gli ho risposto:

«No che non sta da me».

«Sei sicura?».

«Rino, per favore: t’ho detto che non c’è».

«E allora dov’è andata?».

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Ha cominciato a piangere e ho lasciato che mettesse in scena la sua disperazione, singhiozzi che partivano finti e continuavano veri. Quando ha finito gli ho detto:

«Per favore, una volta tanto comportati come vorrebbe lei: non la cercare».

«Ma che dici?».

«Dico quello che ho detto. È inutile. Impara a vivere da solo e non cercare più nemmeno me».

Ho riattaccato.

Are sens