"Unleash your creativity and unlock your potential with MsgBrains.Com - the innovative platform for nurturing your intellect." » » 🤍🤍🤍✨,,L'amica geniale'' di Elena Ferrante🤍🤍🤍✨

Add to favorite 🤍🤍🤍✨,,L'amica geniale'' di Elena Ferrante🤍🤍🤍✨

Select the language in which you want the text you are reading to be translated, then select the words you don't know with the cursor to get the translation above the selected word!




Go to page:
Text Size:

******ebook converter DEMO Watermarks*******

56.

Sul momento Lila, presa dal matrimonio, non si rese conto di come suo fratello, fino a quel momento allegro, giocherellone anche se stremato dalla fatica, stesse tornando a incupirsi, a dormire male, ad arrabbiarsi per niente.

«È come un bambino» disse quasi a giustificarlo con Pinuccia per certi scatti,

«cambia umore a seconda che si soddisfino o no immediatamente i suoi capricci, non sa aspettare». Lei, come del resto Fernando, non sentì affatto la mancata vendita natalizia delle scarpe come un fiasco. In definitiva, la realizzazione delle calzature non aveva seguito alcun piano: nate dalla volontà di Stefano di veder concretizzato l’estro purissimo di Lila, ce n’erano di pesanti, ce n’erano di leggere, coprivano quasi tutte le stagioni. E questo era un bene. Nelle scatole bianche ammucchiate dentro la calzoleria Cerullo c’era un discreto assortimento. Bastava aspettare e in inverno, in primavera, in autunno, le scarpe si sarebbero vendute.

Ma Rino si agitò sempre più. Dopo Natale, di sua iniziativa, andò dal padrone del polveroso negozio di calzature in fondo allo stradone e, pur sapendo che quello era legato mani e piedi ai Solara, gli propose di esporre un po’ di scarpe Cerullo, senza impegno, tanto per vedere come andavano.

L’uomo gli disse garbatamente di no, quel prodotto non era adatto alla sua clientela. Lui se l’ebbe a male e ne derivò uno scambio di parolacce che si seppe in tutto il rione. Fernando si infuriò col figlio, Rino lo insultò, e Lila tornò a sentire il fratello come un elemento di disordine, una manifestazione delle forze distruttive che l’avevano spaventata. Quando uscivano in quattro, notava con apprensione che il fratello manovrava per lasciar andare avanti lei e Pinuccia e restare cinque passi indietro a discutere con Stefano. In genere il salumiere lo ascoltava senza dare segni di fastidio. Una volta sola Lila gli sentì dire:

«Scusa, Rino, secondo te io ho messo tanti soldi nella calzoleria così, a fondo perduto, solo per amore di tua sorella? Le scarpe le abbiamo fatte, sono belle, le dobbiamo vendere. Il problema è che bisogna trovare la piazza adatta».

******ebook converter DEMO Watermarks*******

Quel “solo per amore di tua sorella” non le piacque. Ma lasciò perdere, perché quelle parole ebbero invece un buon effetto su Rino, che si acquietò e cominciò ad atteggiarsi a stratega delle vendite, soprattutto con Pinuccia.

Diceva che bisognava ragionare in grande. Perché tante iniziative buone erano fallite? Perché l’officina Gorresio aveva dovuto rinunciare ai ciclomotori? Perché la boutique della merciaia era durata sei mesi? Perché erano imprese di scarso respiro. Le scarpe Cerullo, invece, sarebbero uscite al più presto dal mercato del rione e si sarebbero affermate su piazze più ricche.

Intanto la data del matrimonio si avvicinava. Lila correva a provarsi l’abito da sposa, dava gli ultimi ritocchi alla sua futura casa, combatteva con Pinuccia e Maria che, tra le tante cose, mal tolleravano le intrusioni di Nunzia. Le tensioni, in prossimità del 12 marzo, crebbero sempre di più. Ma non fu da lì che arrivarono urti in grado di aprire crepe. Furono due eventi in particolare, l’uno dietro l’altro, che ferirono Lila in profondità.

Un pomeriggio gelido di febbraio mi chiese di punto in bianco se potevo accompagnarla dalla maestra Oliviero. Non aveva mai manifestato alcun interesse per lei, nessun affetto, nessuna gratitudine. Ora invece sentiva il bisogno di portarle di persona la partecipazione. Poiché in passato non le avevo mai riferito dei toni ostili che la maestra aveva usato spesso nei suoi confronti, non mi parve il caso di parlargliene in quell’occasione, tanto più che di recente la Oliviero mi era sembrata meno aggressiva, più tendente alla malinconia, e forse l’avrebbe accolta bene.

Lila mise una cura estrema nell’abbigliamento. Andammo a piedi fino alla palazzina dove abitava la maestra, a due passi dalla parrocchia. Mentre salivamo, mi accorsi che era molto in ansia. Io ero abituata a quel percorso, a quelle scale, lei no, non disse una parola. Girai la chiavetta del campanello, sentii il passo strascicato della Oliviero.

«Chi è?».

«Greco».

Aprì. Aveva sulle spalle una pellegrina viola e mezzo viso avvolto in una sciarpa. Lila subito le sorrise e disse:

«Maestra, vi ricordate di me?».

La Oliviero la fissò come faceva a scuola quando Lila dava fastidio, poi si rivolse a me parlando con qualche difficoltà, come se avesse il boccone in bocca:

«Chi è? Non la conosco».

Lila si confuse e disse in fretta, in italiano:

******ebook converter DEMO Watermarks*******

«Sono Cerullo. Vi ho portato la partecipazione, mi sposo. E sarei molto contenta se veniste al mio matrimonio».

La maestra si rivolse a me, disse:

«Cerullo la conosco, questa non so chi è».

Ci chiuse la porta in faccia.

Restammo ferme sul pianerottolo per qualche attimo, poi le sfiorai una mano per confortarla. Lei si ritrasse, infilò la partecipazione sotto la porta e si avviò per le scale. In strada parlò in continuazione di tutte le noie burocratiche al comune e con la parrocchia e di come s’era rivelato utile mio padre.

L’altro dolore, forse ben più profondo, le venne a sorpresa da Stefano e dalla storia delle scarpe. Si era deciso da tempo che il comparato di fazzoletto sarebbe stato affidato a un parente di Maria che era emigrato a Firenze dopo la guerra e aveva messo su un piccolo commercio di roba vecchia di varia provenienza, soprattutto oggetti di metallo. Questo parente aveva sposato una fiorentina e lui stesso aveva assunto l’accento locale. Per via della sua cadenza godeva in famiglia di un certo prestigio, ragion per cui era stato già il compare di cresima di Stefano. Senonché, di punto in bianco, il futuro sposo cambiò idea.

Lila me ne parlò all’inizio come di un segno di nervosismo dell’ultimo momento. Per lei, che il compare lo facesse il tale o il tal altro era del tutto indifferente, l’essenziale era decidersi. Ma per qualche giorno Stefano le diede solo risposte vaghe, confuse, non si riusciva a capire con chi andava sostituita la coppia fiorentina. Poi, a meno di una settimana dalle nozze, venne fuori la verità. Stefano le comunicò come cosa fatta, senza nessuna giustificazione, che il compare di fazzoletto sarebbe stato Silvio Solara, il padre di Marcello e Michele.

Lila, che fino a quel momento non aveva nemmeno preso in considerazione la possibilità che un parente anche alla lontana di Marcello Solara fosse presente al suo matrimonio, ridiventò per qualche giorno la ragazzina che conoscevo bene. Coprì Stefano di insulti volgarissimi, disse che non voleva vederlo mai più. Si chiuse nella casa dei genitori, smise di occuparsi di qualsiasi cosa, non andò all’ultima prova dell’abito da sposa, non fece nulla di nulla che avesse a che fare con il matrimonio imminente.

Cominciò la processione dei parenti. Prima arrivò sua madre, Nunzia, e le parlò accoratamente del bene della famiglia. Poi arrivò Fernando, burbero, che le disse di non fare la bambina: per chiunque volesse avere un futuro nel

******ebook converter DEMO Watermarks*******

rione, avere per compare Silvio Solara era obbligatorio. Infine arrivò Rino, che le spiegò come stavano le cose con toni molto aggressivi e con il piglio dell’uomo d’affari che tiene soltanto al profitto: Solara padre era come una banca e soprattutto era il canale per collocare nei negozi di scarpe i modelli Cerullo. «Che vuoi fare?» le gridò con gli occhi gonfi e venati di sangue,

«vuoi rovinare me e tutta la famiglia e tutta la fatica che abbiamo fatto fino a ora?». Si affacciò subito dopo persino Pinuccia, che le disse, con un tono un po’ finto, quanto piacere avrebbe fatto anche a lei avere per compare di fazzoletto il commerciante di metalli di Firenze, ma bisognava ragionare, non si poteva buttare all’aria un matrimonio e cancellare un amore per una questione di così poco conto.

Passò un giorno e una notte. Nunzia se ne stette muta in un angolo senza muoversi, senza far niente per casa, senza andare a dormire. Poi sgattaiolò fuori di nascosto dalla figlia e mi venne a chiamare perché parlassi con Lila e mettessi una buona parola. Ne fui lusingata, pensai a lungo a come schierarmi. Era in ballo un matrimonio, una cosa pratica, articolatissima, sovraccarica di affetti e di interessi. Mi spaventai. Io, che ormai sapevo di potermela prendere pubblicamente con lo Spirito Santo sfidando l’autorità del professore di religione, escludevo che, se mi fossi trovata al posto di Lila, avrei avuto il coraggio di mandare tutto all’aria. Ma lei sì, lei ne sarebbe stata capace, anche se il matrimonio era a un passo dalla celebrazione. Che fare?

Sentivo che mi sarebbe bastato pochissimo per spingerla lungo quella via e che adoperarmi per quella finalità mi avrebbe dato molto piacere. Sotto sotto era ciò che volevo veramente: riportarla alla Lila pallida, la coda di cavallo, gli occhi stretti di rapace, addosso pezze da quattro soldi. Niente più quelle arie, quell’agire da Jacqueline Kennedy di rione.

Ma per disgrazia sua e mia mi sembrò un’azione meschina. Credendo di fare il suo bene, non volli restituirla al grigiore di casa Cerullo e così mi si piantò in testa un’idea sola e non seppi fare altro che dirgliela e ridirgliela con garbo suadente: Silvio Solara, Lila, non è Marcello e nemmeno Michele; è sbagliato fare confusione, lo sai meglio di me, l’hai detto tu stessa in altre occasioni. Non è lui che si è tirato in macchina Ada, non è lui che ci ha sparato addosso la notte di Capodanno, non è lui che si è piazzato a forza in casa tua, non è lui che ha detto quelle brutte cose su di te; Silvio farà il compare di fazzoletto e darà una mano a Rino e Stefano per lo smercio delle scarpe, tutto qui; non avrà nessun peso nella tua vita futura. Rimescolai le carte che ormai conoscevamo abbastanza. Parlai del prima e del dopo, della

******ebook converter DEMO Watermarks*******

vecchia generazione e della nostra, di come noi fossimo diversi, di quanto lei e Stefano fossero diversi. E quest’ultimo argomento fece breccia, la sedusse, ci tornai su con molta passione. Stette ad ascoltarmi in silenzio, evidentemente voleva essere aiutata ad acquietarsi, e pian piano si acquietò.

Ma le lessi negli occhi che quella mossa di Stefano le aveva mostrato qualcosa di lui che non riusciva ancora a vedere con chiarezza e che proprio per questo la spaventava ancor più delle smanie di Rino. Mi disse:

«Forse non è vero che mi vuole bene».

«Come non ti vuole bene? Fa tutto quello che dici tu».

«Solo quando non gli metto a rischio i soldi veri» disse con un tono sprezzante che per Stefano Carracci non aveva mai usato.

Ad ogni modo tornò in circolazione. Non si fece vedere in salumeria, non andò alla casa nuova, non fu lei insomma a cercare di riconciliarsi. Aspettò che fosse Stefano a dirle: «Grazie, ti voglio molto bene, lo sai che ci sono cose che si è obbligati a fare». Solo allora lasciò che le venisse alle spalle e la baciasse sul collo. Ma poi si girò di scatto e guardandolo diritto negli occhi gli disse:

«Al mio matrimonio Marcello Solara non deve assolutamente mettere piede».

«Come faccio?».

«Non lo so, ma me lo devi giurare».

Lui sbuffò e disse ridendo:

«Va bene, Lina, te lo giuro».

******ebook converter DEMO Watermarks*******

Are sens