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de los Padres quanto le strade di Cadice. Che cosa maravigliosa che è quel governo! Il regno ha di già trecento leghe di diametro diviso in trenta provincie. I

padri vi hanno tutto e i popoli nulla. Questo è il capo lavoro della ragione e della

giustizia. Io non vedo per me niente di sì divino quanto i padri che fan qui la guerra al re di Spagna e di Portogallo, e sono in Europa i lor confessori. Qui ammazzano gli Spagnuoli e a Madrid li mandano in paradiso. È un incanto;

tiriamo avanti; voi diventerete il più felice di tutti gli uomini. Che piacere avranno los padres, quando sapranno che vien da loro un capitano, che fa l’esercizio alla bulghera!

Arrivati che furono alla prima barriera, Cacambo disse alla sentinella che un capitano voleva parlare a monsignor comandante. Si andò a darne avviso alla gran guardia. Un uffiziale paraguaino corse a’ piedi del comandante a dargliene parte; Candido e Cacambo furono immediatamente disarmati, e furon loro presi i

due cavalli d’Andalusia. I due forestieri vengono introdotti in mezzo a due file di soldati, in fondo alle quali era il comandante colla berrettina a tre punte in capo, la toga tirata su, la spada al fianco e lo spuntone In mano. Fece egli un segno, e immediatamente i due forastieri furono circondati da ventiquattro soldati. Gli disse

un sergente che conveniva aspettare, che il comandante non potea parlargli, perchè il reverendo padre provinciale non permette ad alcun spagnuolo di aprir la

bocca fuorchè in sua presenza, o di restare in paese più di tre ore. - Ma il signor

capitano, disse Cacambo, che muor di fame come me, non è spagnuolo, è tedesco; non potrebb’egli intanto che si aspetta Sua Reverenza, far colazione?

Il sergente andò subito a render conto di questo discorso al comandante. -

Ringraziato sia Dio, disse questo signore, giacchè è tedesco posso parlargli, conducetelo nella mia pergola.

Candido viene allora introdotto in un gabinetto di verdura adorno d’un bel colonnato di marmo verde venato d’oro, di e belle graticolate con entrovi de’

pappagalli, dei colibrì, degli uccelli mosche, dei pintades, e tutti gli uccelli i più rari.

Era di già all’ordine in piatti d’oro una colazione squisita, e mentre i paragauini mangiavano del mais in scodelle di legno alla campagna aperta e al bollor del sole, il reverendo padre comandante entrò sotto il pergolato.

Era egli un bel giovanotto, pienotto di viso, di carnagion bianca e colorita, colle ciglia rilevate, l’occhio vivo, l’orecchie rosse, le labbra vermiglie, e l’aria fiera, ma di una fierezza non da spagnuolo e non da gesuita. Furono a Candido e a Cacambo rendute le armi lor prese, come ancora i due cavalli d’Andalusia.

Cacambo gli mise a mangiar dell’avena vicino al pergolato, avendo sempre

l’occhio addosso a loro per paura di qualche sorpresa.

Candido baciò il lembo della veste al comandante, e quindi si misero a tavola. -

Voi siete dunque tedesco, gli disse in quella lingua medesima il gesuita. -

Reverendo padre, sì, disse Candido, e l’uno e l’altro in ciò dire si guardavano con

estremo stupore e con un’emozione che trattener non. potevano. - E di che paese

di Germania siete voi? disse il gesuita. - Della sudicia provincia di Vesfalia. disse Candido; io son nato nel castello di Thunder-ten-tronckh. - Oh cielo! è egli possibile! esclamò il comandante. - Che miracolo! esclamò Candido. - Sareste voi, disse il comandante. Eh eh non può essere disse Candido…

Si lasciano entrambi cadere a traverso, s’abbracciano e versano un fiume di lacrime. - Come? Sareste voi, padre reverendo, il fratello della bella Cunegonda,

voi che foste ucciso da’ Bulgari! voi il figlio del signor barone! Voi gesuita nel Paraguai! Bisogna confessare che questo mondo è una strana cosa. O Pangloss,

Pangloss, qual piacere sarebbe ora il nostro se non foste stato impiccato.

Il comandante fece ritirare gli schiavi negri, e i paraguaini che servivano a tavola

recando da bere in gotti di cristallo di rocca; ringraziò Dio e sant’Ignazio mille volte, si stringeva Candido fra le braccia, e il lor viso era bagnato di lacrime. - Voi restereste più stupefatto, più commosso, e più fuor di voi, disse Candido, se lo vi

dicessi che Cunegonda vostra sorella, che avete creduta sventrata è piena di sanità. - Dove mai? - Nelle vostre vicinanze, in casa del governatore di Buenos Aires; ed io venivo per farvi la guerra.

Ogni parola che profferivano in questa lunga conversazione accumulava prodigio

sopra prodigio. Tutta l’anima volava sulla lingua, era attenta sulle orecchie, brillava loro sugli occhi. Siccome eran tedeschi stettero molto tempo a tavola, aspettando il molto reverendo provinciale; e il comandante così parlo al suo caro

Candido.

CAPITOLO XV (torna all’indice)

Come Candido uccise il fratello della sua cara Cunegonda.

“Mi ricorderò finch’io viva di quel giorno orribile in cui i vidi uccidere mio padre e mia madre, e offender mia sorella. Ritirati che furonsi i Bulgari questa sorella adorabile non si trovo più; si mise in una carretta mia madre, mio padre ed io, con

tre altri ragazzi scannati per condurci a seppellire in una cappella di Gesuiti due leghe distante dal castello de’ miei maggiori. Un gesuita ci sparse sopra

dell’acqua benedetta, che era terribilmente salata, me n’entrarono alcune gocce negli occhi, e quel Padre s’accorse che la mia pupilla facea un piccol moto. Mi pose la mano sul cuore, e lo sentì palpitare; fui dunque soccorso, e in capo a tre

settimane era tornato sano. Il reverendo padre

Didio superior della casa concepì per me un’affezione la più tenera. Mi diè l’abito

di novizio, e qualche tempo dopo fui mandato a Roma. Aveva il padre generale bisogno di reclute di gesuiti tedeschi; perchè i sovrani del Paraguai ricevon men

che possono gesuiti spagnuoli; hanno più gusto a’ forestieri di cui si credono più

assoluti padroni. Fui prescelto a proposito dal padre generale di venire a lavorare

in questa vigna, onde partimmo un polacco, un tirolese, ed io. Fui al mio arrivo onorato del suddiaconato e dell’impiego di tenente. Io sono al presente

colonnello, e sacerdote. Le truppe del re di Spagna saranno ricevute con vigore,

ve ne assicuro io, e saranno scomunicate e battute. La provvidenza vi ha qui mandato per secondarci; ma è egli vero che la mia cara Cunegonda sia qui vicino

dal governatore di Buenos Aires?”

Candido l’assicurò con giuramento che era verissimo, e le lor lacrime

ricominciarono.

Il barone non sapea saziarsi d’abbracciar Candido chiamandolo suo fratello e salvatore. - Ah forse, diss’egli, potremo entrar assieme trionfanti nella città e ripigliar Cunegonda. - Questo è tutto quel che più bramo, diceva Candido, perchè

contavo di sposarla, e lo spero. - Come, insolente, riprese allora il barone, avreste voi la sfacciataggine di sposar mia sorella che vanta settantadue quarti di nobiltà?

Mi parete bene sfrontato ad aver l’ardire di parlarmi di un disegno sì temerario.

Are sens