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estremo stupore e con un’emozione che trattener non. potevano. - E di che paese

di Germania siete voi? disse il gesuita. - Della sudicia provincia di Vesfalia. disse Candido; io son nato nel castello di Thunder-ten-tronckh. - Oh cielo! è egli possibile! esclamò il comandante. - Che miracolo! esclamò Candido. - Sareste voi, disse il comandante. Eh eh non può essere disse Candido…

Si lasciano entrambi cadere a traverso, s’abbracciano e versano un fiume di lacrime. - Come? Sareste voi, padre reverendo, il fratello della bella Cunegonda,

voi che foste ucciso da’ Bulgari! voi il figlio del signor barone! Voi gesuita nel Paraguai! Bisogna confessare che questo mondo è una strana cosa. O Pangloss,

Pangloss, qual piacere sarebbe ora il nostro se non foste stato impiccato.

Il comandante fece ritirare gli schiavi negri, e i paraguaini che servivano a tavola

recando da bere in gotti di cristallo di rocca; ringraziò Dio e sant’Ignazio mille volte, si stringeva Candido fra le braccia, e il lor viso era bagnato di lacrime. - Voi restereste più stupefatto, più commosso, e più fuor di voi, disse Candido, se lo vi

dicessi che Cunegonda vostra sorella, che avete creduta sventrata è piena di sanità. - Dove mai? - Nelle vostre vicinanze, in casa del governatore di Buenos Aires; ed io venivo per farvi la guerra.

Ogni parola che profferivano in questa lunga conversazione accumulava prodigio

sopra prodigio. Tutta l’anima volava sulla lingua, era attenta sulle orecchie, brillava loro sugli occhi. Siccome eran tedeschi stettero molto tempo a tavola, aspettando il molto reverendo provinciale; e il comandante così parlo al suo caro

Candido.

CAPITOLO XV (torna all’indice)

Come Candido uccise il fratello della sua cara Cunegonda.

“Mi ricorderò finch’io viva di quel giorno orribile in cui i vidi uccidere mio padre e mia madre, e offender mia sorella. Ritirati che furonsi i Bulgari questa sorella adorabile non si trovo più; si mise in una carretta mia madre, mio padre ed io, con

tre altri ragazzi scannati per condurci a seppellire in una cappella di Gesuiti due leghe distante dal castello de’ miei maggiori. Un gesuita ci sparse sopra

dell’acqua benedetta, che era terribilmente salata, me n’entrarono alcune gocce negli occhi, e quel Padre s’accorse che la mia pupilla facea un piccol moto. Mi pose la mano sul cuore, e lo sentì palpitare; fui dunque soccorso, e in capo a tre

settimane era tornato sano. Il reverendo padre

Didio superior della casa concepì per me un’affezione la più tenera. Mi diè l’abito

di novizio, e qualche tempo dopo fui mandato a Roma. Aveva il padre generale bisogno di reclute di gesuiti tedeschi; perchè i sovrani del Paraguai ricevon men

che possono gesuiti spagnuoli; hanno più gusto a’ forestieri di cui si credono più

assoluti padroni. Fui prescelto a proposito dal padre generale di venire a lavorare

in questa vigna, onde partimmo un polacco, un tirolese, ed io. Fui al mio arrivo onorato del suddiaconato e dell’impiego di tenente. Io sono al presente

colonnello, e sacerdote. Le truppe del re di Spagna saranno ricevute con vigore,

ve ne assicuro io, e saranno scomunicate e battute. La provvidenza vi ha qui mandato per secondarci; ma è egli vero che la mia cara Cunegonda sia qui vicino

dal governatore di Buenos Aires?”

Candido l’assicurò con giuramento che era verissimo, e le lor lacrime

ricominciarono.

Il barone non sapea saziarsi d’abbracciar Candido chiamandolo suo fratello e salvatore. - Ah forse, diss’egli, potremo entrar assieme trionfanti nella città e ripigliar Cunegonda. - Questo è tutto quel che più bramo, diceva Candido, perchè

contavo di sposarla, e lo spero. - Come, insolente, riprese allora il barone, avreste voi la sfacciataggine di sposar mia sorella che vanta settantadue quarti di nobiltà?

Mi parete bene sfrontato ad aver l’ardire di parlarmi di un disegno sì temerario.

Candido restò di sasso a questa escita, e: Tutt’i quarti del mondo, replicò, non ci

han che far nulla, padre mio reverendo. Io ho levato vostra sorella di mano a un

ebreo, e ad un inquisitore; ella mi deve dell’obbligazioni e vuole sposarmi. -

Maestro Pangloss mi ha sempre detto che gli uomini son tutti eguali, e

sicuramente la sposerò. - Lo vedremo, pezzo di birbante, disse il gesuita baron di

Thunder-ten-tronckh, e in queste dire gli diè una gran piattonata sul viso.

Candido pose immediatamente mano alla spada o l’immerse fino all’elsa nel corpo del baron gesuita; ma nel ritirarla tutta fumante si mise a piangere; “ahimè!

dicendo, che io ho ucciso il mio vecchio padrone, il mio amico, il cognato, io sono

il miglior uomo del mondo, e intanto ho ammazzato già tre persone, e fra queste

due sacerdoti.”

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