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Non avea terminato ancor di parlare, che arrivarono gli eunuchi preceduti

dall’esecutore dei minuti piaceri di sua maestà, che era uno dei più grandi e dei più robusti signori della corte. Candido ebbe un bel dire e un bel fare; gli si profumarono le gambe e i piedi secondo l’uso; quattro eunuchi lo portarono nel luogo destinato per la cerimonia, in mezzo a una doppia schiera di soldati, allo strepito degli strumenti musicali, de’ cannoni e delle campane di tutte le moschee

d’Ispahan. Il sofì già vi era, accompagnato da’ suoi principali uffiziali, e da’

cortigiani più distinti. A un tratto fu steso Candido sopra una panca tutta dorata, e l’esecutore dei minuti piaceri di sua maestà cominciò la funzione. - O maestro Pangloss, se foste qui… diceva Candido piangendo e gridando a più non posso; il

che sarebbe stato giudicato indecentissimo, se il frate non avesse dato a credere

che il suo protetto, non per altro faceva questo se non per meglio divertire sua maestà. Infatti quel gran re rideva come un pazzo, e vi prese tanto piacere che oltre ai cinquanta colpi dati, ne ordinò cinquanta altri; ma il suo primo ministro avendogli esposto con una straordinaria fermezza, che quel favore inaudito verso

un forestiero poteva alienare i cuori dei sudditi, gli revocò quell’ordine e Candido

fu riportato nel suo appartamento.

Fu accompagnato al letto dopo che gli ebbero stropicciato i piedi con aceto. I grandi vennero a turno a rallegrarsi con lui. Il sofì vi venne in seguito, e non solamente gli diede la sua mano da baciare secondo l’uso, ma anche un gran pugno ne’ denti. I politici ne congetturarono che Candido farebbe una fortuna quasi senza esempio; e quel ch’è raro, non s’ingannarono, benchè politici.

CAPITOLO IV (torna all’indice)

Nuovi favori che riceve Candido, e sua elevazione

Dopo che il nostro eroe fu guarito, venne introdotto dal re per fargli i suoi ringraziamenti. Quel monarca lo ricevè nel miglior modo; gli diede due o tre schiaffi nel corso della conversazione, e lo ricondusse fino alla sala delle guardie

a pedate nel sedere. I cortigiani ebbero a creparne di dispetto. Da che sua maestà si era data a percuotere la gente, di cui ella faceva un caso particolare, non vi era ancora chi avesse avuto l’onore di aver avuto più busse di Candido.

Tre giorni dopo questo congresso, il nostro filosofo, che si lamentava di esser così

favorito e trovava che le cose andavano molto male, fu nominato governatore del

Chusistan, con un potere assoluto; fu decorato d’un berretto foderato, ch’è un gran segno di distinzione in Persia; ei prese congedo dal sofì, che gli fece ancora

altre carezze, e partì per Sus capitale della sua provincia. Dal momento che Candido era comparso alla corte, i grandi dell’impero avean tramata la sua perdita. I favori eccessivi di cui il sofì l’avea colmato, non avean fatto che ingrossar la tempesta, pronta a piombargli sul capo. Intanto egli si felicitava della sua fortuna, e soprattutto del suo allontanamento: gustava anticipatamente i piaceri del grado supremo, e dicea nel fondo del suo cuore: Troppo felici i sudditi lontani dal lor sovrano!

Non era ancora venti miglia distante da Ispahan, che ecco cinquecento persone a

cavallo armate da capo a piedi, che fanno una scarica furiosa sopra di lui, e sopra

la sua gente. Candido sul subito credette per un momento che quello fosse per fargli onore; ma una palla che gli fracassò una gamba, lo fece accorgere di che si

trattava. La sua scorta depose le armi, e Candido più morto che vivo fu portato in

un castello isolato. Il suo bagaglio, i suoi cammelli, le sue schiave, i suoi eunuchi bianchi, i suoi eunuchi neri, e trentasei femmine che il sofì gli avea date, tutto fu preda del vincitore. Si tagliò la gamba al nostro eroe per paura di cancrena, e s’ebbe cura de’ suoi giorni per dargli una morte più crudele.

- O Pangloss! Pangloss! che sarebbe del vostro ottimismo se voi mi vedeste con

una gamba di meno fra le mani de’ miei più crudeli nemici, mentre che io entrava

nella carriera della fortuna, che io era governatore, o re, per così dire, d’una delle più considerevoli provincie dell’antica Media, che avevo de’ cammelli, delle schiave, degli eunuchi bianchi, degli eunuchi neri, e trentasei femmine!

Così parlava Candido appena che potè parlare.

Mentr’egli si lamentava, le cose andavano per lui nella miglior maniera del mondo. Il ministero, informato della violenza che gli era stata usata, aveva spedito

una truppa di soldati agguerriti in traccia de’ sediziosi; ed il frate Ed-Ivan-Baal-Denk avea fatto pubblicare da altri frati che Candido, essendo opera loro, era per

conseguenza l’opera di Dio. Quelli che aveano cognizione di quell’attentato lo rivelarono con tanta maggior premura, inquantochè i ministri della religione assicurarono da parte di Maometto, che qualunque uomo che avesse mangiato

del porco, bevuto del vino, passato più giorni senza andare al bagno, contro le espresse proibizioni dell’Alcorano, sarebbe assoluto ipso facto, dichiarando quel che sapesse della cospirazione. Non si tardò a discoprire la prigione di Candido;

essa fu aperta a forza, e siccome si trattava di religione, i vinti furono sterminati secondo la regola. Candido, camminando sopra un mucchio di morti, scappò

trionfante del maggior periglio ch’egli avesse ancor corso, e riprese col suo seguito il cammino pel suo governo. Ei vi fu ricevuto come un favorito che era stato onorato di cinquanta nerbate sotto la pianta de’ piedi in presenza del re dei

re.

CAPITOLO V (torna all’indice)

Come Candido è un gran signore, e non è contento.

Il buono della filosofia è di farci amare i nostri simili. Pascal è quasi il solo de’

filosofi che par che voglia farceli odiare. Per fortuna Candido non avea mai letto

Pascal, ed egli amava con tutto il cuore la povera umanità. Le genti da bene se

n’accorgevano: esse eran sempre state lontane dai missi dominici della Persia, ma non fecero difficoltà di riunirsi a Candido, ed ajutarlo coi lor consigli. Ei formò alcuni saggi regolamenti per incoraggire l’agricoltura, la popolazione, il

commercio. E l’arti: ricompensò quelli che avean fatto delle esperienze utili: incoraggì quelli che non avean fatto che de’ libri. - Quando ognuno sarà

generalmente contento nella mia provincia, lo sarò forse anch’io, diceva egli con

una ingenuità singolare. Candido non conosceva la specie umana; egli si vide lacerato ne’ libelli sediziosi, e calunniato in un’opera che avea per titolo L’amico degli uomini. Ei trovò che lavorando a fare dei fortunati, non avea fatto altro che del’ingrati. - Ah quanta fatica si dura, gridò Candido, a governar alcuni esseri senza penne che vegetano sulla terra! E perché non son io ancora nella

Propontide, in compagnia di maestro Pangloss, di Cunegonda, e della figlia di papa Urbano X?

Candido, nell’amarezza del suo dolore, scrisse una lettera pateticissima al

reverendo Ed-Ivan-Baal-Denk, e gli dipinse sì vivamente lo stato attuale

dell’anima sua, ch’ei ne fu sensibile a segno di fare aggradire al sofì che Candido

si dimettesse dai suoi impieghi. Sua maestà per ricompensa de’ sui servizj gli accordò una pensione considerevolissima. Alleggerito del peso della grandezza, il

nostro filosofo cercò immediatamente ne’ piaceri della vita privata l’ottimismo di Pangloss. Egli aveva vissuto fin allora per gli altri, e pareva essersi scordato che

aveva un serraglio. Se ne risovvenne con quella sensibilità che ispira quel solo

nome. - Tutto si prepari, diss’egli al suo primo eunuco, per il mio ingresso dalle donne. - Signore, rispose l’uomo con voce chiara: ora vostra eccellenza merita il

Are sens