"Unleash your creativity and unlock your potential with MsgBrains.Com - the innovative platform for nurturing your intellect." » » Candido, o l'ottimismo - Voltaire

Add to favorite Candido, o l'ottimismo - Voltaire

Select the language in which you want the text you are reading to be translated, then select the words you don't know with the cursor to get the translation above the selected word!




Go to page:
Text Size:

al giorno. Datemi ciò che vi piace, ma non insultate la mia miseria con degli scherni che vi toglierebbero tutto il pregio de’ vostri benefizj. - Signore, replicò il persiano, voi potete essere un accattone, e questo apparisce ben chiaro, ma la religione m’obbliga all’ospitalità; è bene che voi siate uomo e disgraziato, perché

la mia pupilla sia il sentiero de’ vostri passi, e vi dico: degnatevi di nobilitare la sua casa con la vostra presenza.

- Io farò quel che vorrete, rispose Candido. - Entrate dunque, disse il persiano.

Entrarono, e Candido non lasciava d’ammirare le rispettose attenzioni che il suo

ospite aveva per lui. Le schiave prevenivano i di lui desiderj, e tutta la casa non

parea occupata che a stabilire la sua soddisfazione. - Se questo dura, diceva Candido fra sé stesso, le cose non van tanto male in questo paese. - Eran passati

tre giorni durante i quali le buone grazie del persiano non si eran punto smentite,

e Candido già gridava: - Maestro Pangloss, io ho sempre dubitato che aveste ragione: voi siete un gran filosofo.

CAPITOLO II (Torna all’indice)

Come Candido uscì dalla casa del Persiano

Candido, ben pasciuto, ben vestito, e non annojato, divenne ben presto così colorito, così fresco, così bello come lo era in Wesfalia. Ismael Raab suo ospite vide quel cambiamento con piacere. Questi era un uomo alto sei piedi, ornato di

due occhietti estremamente rossi, e di un grosso naso tutto bernoccoluto che mostrava assai chiaro ch’ei non stava troppo attaccato alla legge di Maometto; le

sue basette erano rinomate nella provincia, e le madri non desideravano altro a’

loro figli che le basette di Raab. Raab aveva alcune mogli perché era ricco, ma pensava come si pensa moltissimo in Oriente, e in alcuni collegi d’Europa. -

Vostra eccellenza è più bella delle stelle, disse un giorno il persiano a Candido, solleticandogli leggermente il mento; voi avete dovuto cattivarvi ben de’ cuori, siete propriamente fatto per render felice e per esserlo. - Ah! rispose il nostro eroe, io non fui felice che per metà, dietro un paravento, ove stavo non troppo ad

agio. Cunegonda era bella allora…

In quel tempo uno de’ più saldi sostegni della milizia monacale di Persia, il più dotto dei dottori maomettani, che sapeva l’arabo sulla punta delle dita, ed anche il

greco che si parla oggigiorno nella patria di Demostene e di Sofocle, il reverendo

Ed-Ivan-Baal-Denk tornava da Costantinopoli ov’egli era andato a conversare col reverendo Mamud Abram sopra un punto di dottrina ben delicato, cioè se il profeta avesse strappata dall’ale dell’angelo Gabriele la penna di cui si servì per

scrivere l’Alcorano, o se Gabriele glien’avesse fatto un presente. Essi disputarono

per tre giorni e tre notti con un calore degno de’ più be’ secoli della controversia; e il dottore se ne tornava persuaso, come tutt’i discepoli d’Alì, che Maometto avesse strappata la penna, e Mamud Abram era restato convinto come il resto de’

settatori di Omar, che il profeta fosse incapace di quella inciviltà, e che l’angelo gli avesse presentata la sua penna col miglior garbo del mondo.

L’arrivo di Candido avea fatto molto strepito in Tauride, e più persone che l’aveano

sentito discorrere degli effetti contingenti e non contingenti, avevano sospettato ch’ei fosse filosofo. Se ne parlò al reverendo Ed-Ivan-Baal-Denk, ed egli ebbe la

curiosità di vederlo, e Raab che non potea ricusar nulla a una persona di quella

considerazione, fece venir Candido in sua presenza. Parve soddisfattissimo della

maniera con cui Candido parlò del mal fisico e del mal morale, dell’agente e del

paziente. - Io comprendo che voi siete un filosofo, e tanto basta. Basta così, Candido, disse il venerabile cenobita: non conviene ad un grand’uomo come voi

l’essere trattato sì indegnamente nel mondo, come ho udito. Voi siete forastiero:

Ismael-Raab non ha niun diritto sopra di voi: voglio condurvi alla corte, e vi riceverete un favorevole accoglimento. Il sofì ama le scienze. Ismael, ponete nelle

mie mani questo giovine filosofo, o temete d’incorrere la disgrazia del principe, e

di attirar su di voi le vendette del cielo, e soprattutto de’ frati.

Quest’ultime parole spaventarono l’intrepido persiano; egli acconsentì a tutto, e Candido uscì lo stesso giorno di Tauride col dottor maomettano. Presero la volta

d’Ispahan, ove arrivarono carichi di benedizioni e di benefici de’ popoli.

CAPITOLO III (torna all’indice)

Candido Ricevuto alla Corte, e ciò che ne segue

Il reverendo Ed-Ivan-Baal-Denk non tardò a presentar Candido al re. Sua maestà

ebbe un piacere singolare nell’ascoltarlo. Lo mise in lizza coi maggiori letterati della corte, e questi lo trattarono da pazzo, da ignorante, da idiota, il che contribuì a persuadere sua maestà ch’egli era un grand’uomo. - Perché, disse loro, voi non

comprendete niente de’ ragionamenti di Candido, per questo lo insultate;

nemmeno io ne comprendo niente, ma vi assicuro ch’egli è un gran filosofo, e lo

giuro sulle mie basette.

Queste parole imposero silenzio ai letterati. Fu alloggiato Candido in palazzo, gli

si diedero delle schiave per servirlo, lo si rivestì d’un abito magnifico, ed il sofì ordinò che per qualunque cosa ch’egli avesse potuto dire, alcuno non ardisse di

provare ch’egli avesse torto. Sua maestà non si ristrinse a questo solo. Il venerabil monaco non cessava di sollecitarla in favore del suo protetto, ed ella risolse alfine di metterlo numero de’ suoi più intimi favoriti.

- Dio sia lodato e il nostro santo Profeta, disse l’imano facendosi innanzi a Candido: vengo a parteciparvi una nuova ben grata: oh quanto siete felice, mio caro Candido! oh quanti gelosi siete per fare! Voi sguazzerete nell’opulenza: voi potrete aspirare ai più bei posti dell’impero. Almeno non vi scordate di me, caro amico: pensate che sono stato io che vi ho procurato il favore di cui siete per godere: che il giubilo regni sull’orizzonte del vostro volto. Il re vi accorda una grazia ben mendicata; e voi siete per dare uno spettacolo, di cui la corte non ha

goduto da due anni. - E quali sono i favori di cui il principe m’onora? dimanda Candido. - Questo giorno medesimo, rispose il monaco tutto contento, riceverete

cinquanta nerbate sotto le piante de’ piedi in presenza di sua maestà. Gli eunuchi

nominati per profumarvi già vengono; preparatevi a sopportare gagliardamente

questa piccola prova, e a rendervi degno del re dei re. - Che il re dei re si tenga le sue bontà, gridò Candido in collera, se bisogna ricevere cinquanta nerbate per meritarle. - Questo è l’uso, riprese freddamente il dottore, con quelli su cui vuole

versare i suoi benefizi. Perché vi amo troppo non voglio far caso al piccolo disgusto che dimostrate; voglio rendervi fortunato, vostro malgrado.

Are sens