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trattava. La sua scorta depose le armi, e Candido più morto che vivo fu portato in

un castello isolato. Il suo bagaglio, i suoi cammelli, le sue schiave, i suoi eunuchi bianchi, i suoi eunuchi neri, e trentasei femmine che il sofì gli avea date, tutto fu preda del vincitore. Si tagliò la gamba al nostro eroe per paura di cancrena, e s’ebbe cura de’ suoi giorni per dargli una morte più crudele.

- O Pangloss! Pangloss! che sarebbe del vostro ottimismo se voi mi vedeste con

una gamba di meno fra le mani de’ miei più crudeli nemici, mentre che io entrava

nella carriera della fortuna, che io era governatore, o re, per così dire, d’una delle più considerevoli provincie dell’antica Media, che avevo de’ cammelli, delle schiave, degli eunuchi bianchi, degli eunuchi neri, e trentasei femmine!

Così parlava Candido appena che potè parlare.

Mentr’egli si lamentava, le cose andavano per lui nella miglior maniera del mondo. Il ministero, informato della violenza che gli era stata usata, aveva spedito

una truppa di soldati agguerriti in traccia de’ sediziosi; ed il frate Ed-Ivan-Baal-Denk avea fatto pubblicare da altri frati che Candido, essendo opera loro, era per

conseguenza l’opera di Dio. Quelli che aveano cognizione di quell’attentato lo rivelarono con tanta maggior premura, inquantochè i ministri della religione assicurarono da parte di Maometto, che qualunque uomo che avesse mangiato

del porco, bevuto del vino, passato più giorni senza andare al bagno, contro le espresse proibizioni dell’Alcorano, sarebbe assoluto ipso facto, dichiarando quel che sapesse della cospirazione. Non si tardò a discoprire la prigione di Candido;

essa fu aperta a forza, e siccome si trattava di religione, i vinti furono sterminati secondo la regola. Candido, camminando sopra un mucchio di morti, scappò

trionfante del maggior periglio ch’egli avesse ancor corso, e riprese col suo seguito il cammino pel suo governo. Ei vi fu ricevuto come un favorito che era stato onorato di cinquanta nerbate sotto la pianta de’ piedi in presenza del re dei

re.

CAPITOLO V (torna all’indice)

Come Candido è un gran signore, e non è contento.

Il buono della filosofia è di farci amare i nostri simili. Pascal è quasi il solo de’

filosofi che par che voglia farceli odiare. Per fortuna Candido non avea mai letto

Pascal, ed egli amava con tutto il cuore la povera umanità. Le genti da bene se

n’accorgevano: esse eran sempre state lontane dai missi dominici della Persia, ma non fecero difficoltà di riunirsi a Candido, ed ajutarlo coi lor consigli. Ei formò alcuni saggi regolamenti per incoraggire l’agricoltura, la popolazione, il

commercio. E l’arti: ricompensò quelli che avean fatto delle esperienze utili: incoraggì quelli che non avean fatto che de’ libri. - Quando ognuno sarà

generalmente contento nella mia provincia, lo sarò forse anch’io, diceva egli con

una ingenuità singolare. Candido non conosceva la specie umana; egli si vide lacerato ne’ libelli sediziosi, e calunniato in un’opera che avea per titolo L’amico degli uomini. Ei trovò che lavorando a fare dei fortunati, non avea fatto altro che del’ingrati. - Ah quanta fatica si dura, gridò Candido, a governar alcuni esseri senza penne che vegetano sulla terra! E perché non son io ancora nella

Propontide, in compagnia di maestro Pangloss, di Cunegonda, e della figlia di papa Urbano X?

Candido, nell’amarezza del suo dolore, scrisse una lettera pateticissima al

reverendo Ed-Ivan-Baal-Denk, e gli dipinse sì vivamente lo stato attuale

dell’anima sua, ch’ei ne fu sensibile a segno di fare aggradire al sofì che Candido

si dimettesse dai suoi impieghi. Sua maestà per ricompensa de’ sui servizj gli accordò una pensione considerevolissima. Alleggerito del peso della grandezza, il

nostro filosofo cercò immediatamente ne’ piaceri della vita privata l’ottimismo di Pangloss. Egli aveva vissuto fin allora per gli altri, e pareva essersi scordato che

aveva un serraglio. Se ne risovvenne con quella sensibilità che ispira quel solo

nome. - Tutto si prepari, diss’egli al suo primo eunuco, per il mio ingresso dalle donne. - Signore, rispose l’uomo con voce chiara: ora vostra eccellenza merita il

soprannome di saggio. Gli uomini per cui avete fatto tanto non eran degno d’occuparvi, ma le donne… - Può essere, disse modestamente Candido.

CAPITOLO VI (torna all’indice)

Disgusto di Candido. Incontro ch’ei non s’aspettava.

Il nostro filosofo in mezzo al suo serraglio ripartiva i suoi favori con uguaglianza; ma non durò troppo, perch’ei sentì immediatamente de’ mali di reni violenti, delle

coliche ardenti, e diventava uno scheletro, divenendo felice. Allora osservò calmamente nelle donne de’ difetti che gli erano sfuggiti ne’ primi trasporti della sua passione; non vide in loro che un vergognoso passatempo: ebbe rammarico

di aver camminato nel sentiero del più saggio degli uomini, et invenit amariorem

morte mulierem.

Con questi sentimenti cristiani Candido passava la sua oziosa tranquillità,

passeggiando per le strade di Sus. Ecco che un cavaliere superbamente vestito gli salta al collo chiamandolo per nome. - Sarebbe possibile! grida Candido.

Signore, sareste voi… No, non è possibile; ma pure, v’assomigliate tanto… signor

Are sens

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