Quando egli mi venne innanzi la prima volta... che quel giorno non fosse mai spuntato o m’avesse vista morta!...
ero stata allevata virtuosa come voi o qualunque signora, e stavo per sposare un giovane virtuoso come voi o qualunque donna al mondo potrebbe desiderare. Se voi abitate in casa sua e lo conoscete, sapete forse quanto potere egli fosse in grado d’esercitare su una ragazza debole e vana come me. Non mi difendo, ma so benissimo, e lui lo sa benissimo, o lo saprà nell’ora della sua morte, quando la sua anima ne sarà turbata, che lui usò 1282
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di tutto il suo potere per ingannarmi, e che io credetti in lui, ebbi fiducia in lui, e gli volevo bene!
Rosa Dartle balzò dalla sedia; indietreggiò; e nell’indie-treggiare fece l’atto di percuoterla con una espressione di tanta malignità, così oscurata e sfigurata dall’ira, che io fui sul punto di gettarmi in mezzo a loro. Il colpo, mal diretto, cadde nel vuoto. Mentre ella stava anelante, guardando Emilia con la massima espressione di odio della quale fosse capace, e tremante dalla testa ai piedi di rabbia e di disprezzo, pensai di non aver mai assistito e che non avrei mai più assistito a uno scoppio di furore simile.
– Voi gli volete bene? Voi! – ella esclamò, stringendo il pugno, come se avesse voluto soltanto avere un’arma per colpire l’oggetto del suo odio.
Io non potevo scorgere più l’Emilia. Non vi fu risposta.
– E lo dite a me – ella aggiunse – con quella bocca di fango! Perché non si staffila questa gente? Se fossi io, la farei staffilare a sangue!
E lo avrebbe fatto, senza dubbio! Non le avrei affidato uno strumento di tortura, mentre durava ancora quella sua espressione di ferocia.
Poi, a poco a poco, si mise a ridere, e indicò con la mano Emilia, come uno spettacolo d’ignominia per gli dei e per gli uomini.
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– Gli vuol bene, la carogna! – ella disse. – E vuol darmi a intendere ch’egli si sia mai curato di lei! Le menzogne di questa genìa!
La sua beffa era peggiore della sua rabbia palese.
Tra le due avrei preferito d’esser oggetto dell’ultima.
Ma l’aveva sciolta per un solo momento: di nuovo la incatenò, per quanto potesse esserne nell’intimo morsa e straziata.
– Io son venuta qui, o pura fontana di amore, come avevo cominciato a dirvi – ella soggiunse – per veder come fosse una creatura come voi. Avevo una gran curiosità.
Ora l’ho soddisfatta. E anche per dirvi che fareste bene ad andarvene a casa vostra, al più presto possibile, a na-scondervi fra quelle eccellenti persone che v’aspettano e che il vostro denaro consolerà. Quando lo avrete finito tutto, potrete di nuovo credere in qualche altro, aver fiducia in qualche altro e voler bene a qualche altro. Io vi credevo un balocco rotto che avesse durato abbastanza; un gingillo che fosse buttato via perché non luceva più.
Ma trovo invece che siete oro di coppella, una vera signora, e una vittima maltrattata, dal cuore virgineo traboccante d’amore e di fiducia... con un’aria d’innocenza che incanta. Ho qualche altra parola da dirvi. Ascoltatemi, perché farò ciò che dico. Mi ascoltate, anima maliar-da? Ciò che dico, son decisa a farlo.
Il suo furore la dominò di nuovo per un istante; ma sul viso le passò come una contrazione spasmodica, e cessò 1284
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dal sorridere.
– Nascondetevi – ella continuò – se non a casa vostra, in qualche altra parte. Purché sia dove non possiate esser raggiunta: in un’oscura vita... o meglio ancora, in un’oscura morte. Mi meraviglio, da poi che il vostro cuore innamorato non s’è infranto, che non abbiate trovato il mezzo per calmarlo. Credo, si son dati altri casi, che non sia difficile trovarlo.
Un pianto lento, da parte di Emilia, a questo punto la interruppe. Ella si fermò e si mise ad ascoltarlo, come se fosse musica.
– Io sono d’uno strano carattere, forse – continuò Rosa Dartle – ma non posso respirare liberamente nell’aria che voi respirate. Per me è morbosa. Perciò voglio che sia liberata dalla vostra presenza; che non sia infettata da voi. Se domani starete ancora qui, divulgherò la vostra storia e le vostre imprese in tutti gli appartamenti.
Vi sono delle donne oneste in questa casa, mi dicono; e sarebbe un peccato che uno splendore pari al vostro dovesse stare fra loro e rimaner nascosto. Se andandovene di qui, cercate un altro rifugio in questa città celando il vero esser vostro, vi farò lo stesso servizio, appena avrò notizia del vostro ritiro. Dichiarate chi siete, e non avrete fastidi da me. Con l’aiuto d’una persona che non è gran tempo aspirava alla vostra mano, son certa di tener-vi a posto.
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Ed egli non si vedeva ancora! Per quanto tempo ancora dopo dovevo sopportar quella scena? Per quanto ancora avrei potuto tollerarla?
– Ohimè, ohimè! – esclamava la misera Emilia, in un tono che avrebbe commosso il cuore più duro, credo, ma non l’inflessibile sorriso di Rosa Dartle. – Che debbo fare, che debbo fare?
– Che dovete fare? – rispose l’altra. – Vivere felice nei vostri pensieri! Consacrare la vostra esistenza al ricordo della tenerezza di Giacomo Steerforth... O sentir gratitudine – egli voleva farvi moglie del suo cameriere, non è vero? – per la leale e benemerita creatura che vi avrebbe accettata come dono. O se queste orgogliose memorie, e la coscienza delle vostre virtù, e l’onorevole posto nel quale esse v’hanno messa agli occhi di quanti vestono forma umana, non vi sostengono, sposate il buon giovane di cui m’avete parlato, e siate felice della sua condiscendenza. Se neppur questo v’andrà, morite. Non difet-tano uscite e letamai per simili morti e simili disperazioni... trovatene una, e spiccate il volo verso il Cielo!
Ella si allontanò lentamente dalla porta, così dicendo, e scomparve dalla mia vista.
Udii un passo distante sulle scale. Lo riconobbi con assoluta certezza. Era suo zio, grazie a Dio!
– Ma notate – aggiunse Rosa pianamente e gravemente, aprendo l’altra porta per andarsene – son risoluta per ra-1286
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gioni mie particolari e per l’odio che mi divora, di sma-scherarvi e svergognarvi, se non vi ritirate a una gran distanza da me. Questo è ciò che dovevo dirvi, e ciò che dico intendo di farlo.
Il piede sulla scala s’avvicinava... s’avvicinava... la sfiorò com’ella andava giù... si precipitò nella stanza.
– Zio!
Un grido terribile seguì la parola. Mi fermai un momento, e facendo capolino nella camera, vidi il pescatore Peggotty sostenere fra le braccia la nipote svenuta. Egli la guardò qualche istante nel viso; poi si fermò a baciarlo – oh, come teneramente! – e lo coprì con un fazzoletto.
– Signorino Davy – egli disse con voce tremante, quando l’ebbe coperto – ringrazio il Padre Celeste che ha fatto avverare il mio sogno. Lo ringrazio dal profondo del cuore per avermi guidato, per la via da lui segnata, alla mia diletta!