pita da nessuno. Ella ricorda, come in sogno, che era coricata lì, e parlava la lingua propria, e credeva che il nostro vecchio battello fosse lì presso nella baia, e pregava e scongiurava di mandarvi qualcuno a dire che ella era in punto di morte, invocava una lettera di perdono, fosse anche d’una sola parola. In tutto quel tempo ella immaginava che l’individuo, di cui ho parlato poco fa, l’attendesse sotto la finestra o che colui che l’aveva indotta al cattivo passo s’aggirasse nella stanza... E supplicava la donna di non lasciarla prendere, pur sapendo che quella non poteva intenderla, temendo ogni momento di esser portata via. E aveva del fuoco innanzi agli occhi, e aveva del ronzìo negli orecchi; e per lei non esisteva né l’oggi, né l’ieri, né il domani; e pure tutto ciò che le non le era accaduto e che non sarebbe potuto mai accaderle le s’affollava insieme in mente, e in quella ridda turbinosa del cervello, essa cantava e rideva. Non so quanto tempo durasse a questo modo; ma poi s’addormentò, e dall’esser più forte del solito, cadde da quel sonno in uno stato di profonda debolezza.
A questo punto egli si fermò, come per riposarsi dal terrore che gli facevano le sue stesse parole. Dopo un silenzio di pochi istanti, continuò:
– Si svegliò in un bel pomeriggio: c’era tanta calma che non sentiva altro che il bacio dolce dell’acqua azzurra sulla spiaggia. In principio, credé di stare a casa, coi suoi, una domenica mattina; ma le foglie di vite che 1293
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vide alla finestra e le colline in fondo l’avvertirono dell’errore. Poi entrò la donna e s’avvicinò al letto a guardarla; e allora s’accorse che il nostro vecchio battello non era più nella baia, ma assai lungi di lì; e s’avvide dov’era, e perché; e scoppiò a piangere in seno a quella buona donna, là dove spero che riposi ora un bimbo, al-lietandola con la luce dei suoi begli occhi.
Egli non poteva parlare di quella buona amica di Emilia senza commuoversi. Invano tentava di dominarsi. Si mise di nuovo a piangere, mormorando: «Che Dio la benedica!».
– Quel pianto fece bene all’Emilia – egli ripigliò, dopo essere stato in preda a una commozione alla quale io non avevo potuto assistere senza parteciparvi: quanto a mia zia, dei grossi lagrimoni le solcavano il viso; – quel pianto fece bene all’Emilia, ed ella cominciò a sentirsi meglio. Ma aveva dimenticato la lingua di quel paese ed era costretta di farsi intendere a segni. Continuò così a sentirsi meglio di giorno in giorno, con molta lentezza, però, e a tentar di apprendere i nomi degli oggetti più comuni, come se non li avesse mai saputi, finché una sera, stando alla finestra, non si mise a guardare una bambina che si trastullava sulla spiaggia. A un tratto quella bambina alzò una mano e disse ciò che in inglese verrebbe a significare: «Figlia di pescatore, ecco una conchiglia!»... perché, dovete sapere, che prima la chiamavano «Bella signora», come è costume laggiù, e che 1294
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ella aveva detto di chiamarla invece: «Figlia di pescatore». La bambina dice a un tratto: «Figlia di pescatore, ecco una conchiglia!» Emilia la comprende, e risponde, scoppiando in pianto, e si rammenta di quanto sa della lingua del paese. Quando Emilia fu di nuovo in forze –
disse il pescatore Peggotty, dopo un altro breve intervallo di silenzio – si preparò a congedarsi da quella eccellente donna e a ritornare in patria. Il marito era tornato a casa; e tutti e due l’accompagnarono a bordo di un piccolo bastimento che veleggiava per Livorno, e di lì in Francia. Ella aveva un po’ di denaro, ma quelli non vollero accettar nulla in compenso di tutto ciò che avevano fatto per lei. E ne son quasi contento, nonostante la loro povertà. Ciò che essi hanno fatto è stato serbato dove né i tarli, né la polvere possono corromperlo e dove i ladri non hanno nulla da prendere. Signorino Davy, il bene da essi fatto durerà più di tutti i tesori del mondo. Emilia andò in Francia, e s’occupò in un albergo per servire le signore in viaggio. Ma ecco che un giorno arriva lì quel serpente... Che non mi passi mai da presso! Non so che male sarei capace di fargli. Non appena ella lo vede (lui non l’aveva vista), atterrita di nuovo, fugge lontano, si dirige in Inghilterra e sbarca a Dover. Non so – disse il pescatore Peggotty – quando il coraggio cominciò a mancarle; ma in viaggio ella aveva deciso di presentarsi a casa; e non appena fu in Inghilterra volse i suoi passi colà. Ma fosse il timore di non esser perdonata, e d’esser da per tutto segnata a dito, o il pensiero che qualcu-1295
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no di noi fosse morto in sua assenza, fosse una ragione o l’altra, il fatto sta che per strada le mancò il coraggio:
«Zio, zio – ella mi dice – la paura di non esser degna di fare ciò che il mio povero cuore straziato desiderava ardentemente di fare, era per me il più grave ostacolo di tutti. Tornai indietro, proprio quando invocavo il Signore che mi facesse la grazia di poter trascinarmi, di notte, fino alla porta di casa, di baciarla, di poggiarvi la mia testa colpevole, e di esser trovata morta, la mattina».
Ella venne – disse il pescatore Peggotty, abbassando la voce al tono d’un timido bisbiglio – a Londra. Lei, che non l’aveva mai veduta in vita sua, venire a Londra sola... senza un soldo... giovane... così bella. Nel momento che arrivò qui, smarrita e desolata, credette d’aver trovata un’amica: una donna dall’aspetto decoroso che le parlò di voler darle da cucire della biancheria, di voler alloggiarla per la notte, e di mettersi il giorno appresso segretamente in cerca di me e di tutta la mia famiglia. Quando la mia diletta – egli disse ad alta voce, e con un’energia di gratitudine che lo scosse dalla testa ai piedi – stava sull’orlo dell’abisso... fu salvata da Marta, che ha mantenuto la sua promessa...
Non potei reprimere un’esclamazione di gioia.
– Signorino Davy! – egli disse; stringendomi la destra nella sua mano muscolosa – foste voi la prima volta a propormela. Io ve ne sono grato. Lei si diede seriamente a cercare. Sapeva, per la sua triste esperienza, 1296
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dove vigilare e che fare. E l’ha fatto. E il Signore ci guidava tutti! Ella andò, pallida e tremante, a chiamare l’Emilia addormentata. Le disse: «Levati da un pericolo peggiore della morte e vieni con me». Quelli a cui apparteneva la casa volevano impedirlo, ma fu come voler fermare il mare. «Allontanatevi – ella disse – io sono uno spettro che viene a strapparla dal sepolcro che s’è aperto innanzi a lei». Disse all’Emilia che m’aveva veduto, e che io le volevo ancora bene e che le avevo perdonato. In fretta, la fece vestire, le prese il braccio e la condusse via, debole e tremante. Di quanto si diceva intorno non sentì nulla, come se fosse sorda. Passò fra quella gente, guidando la mia diletta, non badando che a lei; traendola sana e salva, nel cuor della notte, da quel nero antro di perdizione. Ella ebbe cura dell’Emilia –
disse il pescatore Peggotty, che mi aveva lasciato la mano per portarsi la sua al petto, che ansava; – ebbe cura dell’Emilia, e la vegliò instancabilmente, e corse qua e là per lei negli intervalli, fino al giorno dopo. Si mise in giro a cercar di me, e poi a cercar di voi, signorino Davy. Non diceva all’Emilia per quale ragione usciva, per timore che le mancasse il cuore di vedermi, e tentasse di nascondersi. Non so dire come quella crudele signorina fosse venuta a sapere ch’ella era lì. Se l’individuo di cui vi ho già tanto parlato le avesse viste entrare, o se, come credo più probabile, lo avesse appreso dalla donna che voleva perderla, non mi importa molto sapere. Quel che m’importa è che mia nipote è 1297
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tornata. Tutta la notte – disse il pescatore Peggotty –
siamo rimasti insieme, l’Emilia e io. Non m’ha detto gran cosa, tenuto conto del tempo, con le parole interrotte dai singhiozzi; ed io ho appena visto il caro viso di quella che s’è fatta grande in casa mia. Ma tutta la notte ho sentito le sue braccia intorno al mio collo, e la sua testa s’è poggiata sulla mia spalla; e noi sappiamo di aver riconquistato la nostra fiducia reciproca.
Cessò di parlare, e mise la mano a riposar sulla tavola, con un atto di decisione che avrebbe domato un leone.
– Fu come uno spiraglio di luce per me, Trot – disse mia zia, asciugandosi gli occhi – la risoluzione che feci un giorno d’esser madrina di tua sorella Betsey Trotwood, la quale mi deluse; ma dopo, nulla avrebbe potuto darmi maggior piacere che l’esser madrina del figlio di quella povera piccina.
Il pescatore Peggotty accennò di approvare pienamente i sentimenti di mia zia, ma non osò fare nessuna allusione verbale all’oggetto della lode di mia zia. Rimanemmo tutti silenziosi, e immersi nelle nostre particolari riflessioni (mia zia s’asciugava gli occhi, singhiozzando con-vulsa; e ora rideva dandosi della matta); finché non chiesi al pescatore Peggotty:
– Avete risoluto nulla riguardo al futuro, mio buon amico? Forse è inutile domandarvelo.
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– Sì, signorino Davy; e l’ho detto all’Emilia. – Vi sono vasti paesi, lontano di qui. La nostra vita futura sarà di là dal mare.
– Emigreranno insieme, zia – io dissi.
– Sì – disse il pescatore Peggotty con un sorriso di speranza. – Nessuno in Australia potrà rimproverar nulla a mia nipote. Cominceremo colà una vita nuova.
Gli chiesi se avesse già determinato il giorno della partenza.
– Sono andato laggiù ai Docks stamattina presto, signore – egli rispose – per avere delle informazioni sui bastimenti in partenza. Fra un mese e mezzo o due, ne partirà uno. L’ho visto stamattina... son salito a bordo... Partiremo con quello.
– Soli? – chiesi.
– Sì, signorino Davy! – egli rispose. – Mia sorella, come sapete, vuol troppo bene a voi ed ai vostri, ed è così abituata a pensar solo al suo paese che non sarebbe giusto lasciarla partire. E poi, signorino Davy, deve aver cura d’una persona che non bisogna dimenticare.
– Povero Cam – dissi.
– La mia buona sorella gli tiene in ordine la casa, signora, e lui glien’è tanto grato – spiegò il pescatore Peggotty per informar pienamente mia zia dello stato delle cose. – Lui parla con lei con molta calma, e non si dà 1299
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mai il caso che si decida ad aprir bocca con altri. Povero ragazzo! – disse il pescatore Peggotty scotendo il capo.
– Gli rimane così poco, che si può lasciargli tutto ciò che ha.