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– Mia cara signora – rispose la signora Micawber, con la sua aria affaccendata – debbo confessare sinceramente che io non mi sono attivamente occupata di cose in diretto rapporto con l’agricoltura o l’allevamento del be-stiame, benché sia persuasa che una volta laggiù non potrò più trascurarle. Quel tempo che m’è rimasto libero dalle cure domestiche l’ho dedicato a mettermi in cortese corrispondenza con la mia famiglia. Giacché debbo confessare, mio caro signor Copperfield – disse la signora Micawber, che si rivolgeva sempre a me (per vecchia abitudine, credo) anche se aveva cominciato col rispondere ad altri – che mi par sia giunto il tempo di sep-1373

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pellire il passato nell’oblio: oramai la mia famiglia deve dar la mano a mio marito, e mio marito dar la mano alla mia famiglia: il leone deve riposare accanto all’agnello, e la mia famiglia mantenersi in relazione col signor Micawber.

Dissi che anch’io ero dello stesso parere.

– Questo, almeno, è il lato, mio caro signor Copperfield

– continuò la signora Micawber – dal quale io veggo la cosa. Quando stavo col papà e la mamma, il papà era solito dire, allorché c’era qualche discussione in famiglia: «Da qual lato vede Emma la cosa?» So che a papà faceva velo l’affetto; pure, sulla gelida freddezza che ha sempre regnato fra mio marito e la mia famiglia, io naturalmente mi son formata un’opinione, per quanto possa essere errata.

– Certamente. È naturale, signora – disse mia zia.

– Precisamente – approvò la signora Micawber. – Ora io posso aver torto, e probabilmente ho torto; ma la mia impressione personale è che l’abisso fra la mia famiglia e mio marito possa essere attribuito al timore, da parte della mia famiglia, che mio marito avesse bisogno di un aiuto finanziario. Non posso fare a meno dal pensare –

disse la signora Micawber, con aria di profonda sagacia

– che vi sono alcuni della mia famiglia che hanno avuto il timore che mio marito potesse chieder loro la presta-zione del loro nome... Non per darlo ai nostri figliuoli 1374

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nell’atto del battesimo, ma per scriverlo sulle cambiali e negoziarlo alle banche.

Lo sguardo di penetrazione col quale la signora Micawber annunciò questa scoperta, come se nessuno mai ci avesse pensato prima, parve stupisse mia zia, che improvvisamente rispose:

– Bene, signora, dopo tutto, non mi meraviglierei che aveste ragione!

– Mio marito è ora in procinto di liberarsi dalle pa-stoie pecuniarie che lo hanno per tanto tempo impacciato – disse la pignora Micawber – e di cominciare una nuova carriera in un paese che ha lo spazio sufficiente per le sue qualità... cosa che credo molto importante perché occorre molto spazio alle qualità di mio marito...

e mi sembra che la mia famiglia debba cogliere questa occasione per farsi avanti. Il mio desiderio sarebbe di vedere mio marito e la mia famiglia riuniti in una festa da darsi a spese della mia famiglia. Una fra le persone più importanti della mia famiglia farebbe un brindisi alla salute ed alla prosperità di mio marito, e mio marito potrebbe aver l’occasione di sviluppare i suoi piani.

– Mia cara – disse il signor Micawber, con una certa vivacità – credo che sia mio dovere dichiarare immediatamente, che se io dovessi sviluppare i miei piani a quell’assemblea, essi verrebbero forse giudicati offensi-vi: la mia opinione si è che la tua famiglia sia composta 1375

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in generale di stupidi altezzosi; e in particolare di perfetti malandrini!

– Micawber – disse la signora Micawber, scotendo il capo – no! Tu non li hai mai capiti, ed essi non ti hanno mai capito.

Il signor Micawber tossì.

– Essi non ti hanno capito, Micawber – disse sua moglie. – Forse non possono capirti. È la loro disgrazia. Io posso compiangere la loro disgrazia.

– Mi dispiace molto, mia cara Emma – disse il signor Micawber, raddolcito – d’essermi la sciato sfuggire una espressione che potrebbe, anche lontanamente, aver l’apparenza d’esser brutale. Quello che intendevo dire si è che io posso emigrare senza che le persone della tua famiglia vengano a farmi l’onore, insomma, di darmi la spinta dell’addio con le loro gelide spalle: e che dopo tutto, preferisco lasciar l’Inghilterra con quel tanto d’impulso proprio che ancora posseggo, anziché doverlo alla loro condiscendenza. Nello stesso tempo, mia cara, se essi dovessero degnarsi di rispondere alla tua comunicazione... cosa che la nostra comune esperienza ci fa ritenere molto improbabile... non sarebbe nelle mie intenzioni di mettere un ostacolo ai tuoi desideri.

Regolata così amichevolmente la cosa, il signor Micawber diede il braccio alla moglie, e gettando un’occhiata al mucchio di libri e di carte che stava innanzi a Tradd-1376

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les sul tavolo, disse di non volerci infastidire più oltre, e ci salutò con gran solennità.

– Mio caro Copperfield – disse Traddles, poggiandosi, appena i due Micawber furono usciti, alla spalliera della sedia, e guardandomi con un affetto che gli fece arrossire gli occhi e diede ai suoi capelli tutte le pieghe possibili e immaginabili – non mi scuserò con te per doverti intrattenere d’affari, perché so che te ne interessi e possono distrarti. Mio caro ragazzo, spero che tu ti senta forte.

– Sto bene – dissi, dopo una pausa. – Noi abbiamo ora il dovere di pensare anche a mia zia. Tu sai tutto quello che ha fatto.

– Certo, certo – rispose Traddles. – Chi può dimenticarlo?

– Ma anche questo non è tutto – dissi. – Da un paio di settimane ha dovuto soffrire qualche altro affanno; e le è toccato di partire tutti i giorni. Parecchie volte è uscita la mattina presto, ed è stata assente fino a sera. Ieri sera, Traddles. pur avendo innanzi il viaggio di oggi, era quasi mezzanotte quando ritornò a casa. Tu sai quanta sollecitudine ella abbia per gli altri. E non mi dice che cosa le dà tanta ambascia.

Mia zia, molto pallida, e con profonde rughe sul viso, rimase immobile sulla sedia finché non tacqui; poi qualche lagrima le rigò le gote, ed ella mi prese la mano.

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– Non è nulla, Trot, non è nulla. Non se ne parlerà più.

Poi lo saprai. Ora, cara Agnese, occupiamoci delle nostre faccende.

– Io debbo fare al signor Micawber la giustizia di dire –

cominciò Traddles – che, sebbene non abbia saputo mai lavorare per proprio conto, sembra ch’egli sia un uomo della massima attività quando lavora per gli altri. Non ho conosciuto mai un altro che gli somigliasse. Il calore che ha continuamente mantenuto, l’impeto col quale s’è immerso giorno e notte fra le carte e i libri, per non dir dell’immenso numero di lettere che ha scritto da questa casa a casa del signor Wickfield, e spesso a traverso il tavolino quando mi era seduto di fronte e avrebbe potuto più facilmente parlarmi, è veramente straordinario.

– Delle lettere? – esclamò mia zia. – Io credo che anche in sogno scriva delle lettere.

– E anche il signor Dick, – disse Traddles – ha fatto meraviglie. Non appena sciolto dall’obbligo di sorvegliare Uriah Heep, obbligo osservato con un rigore difficile a superare, cominciò a mettersi tutto a disposizione del signor Wickfield. E il suo vivo desiderio d’esserci utile nelle ricerche da noi iniziate, e la sua preziosa utilità nel fare estratti e copie, e nel porgere e portare libri e documenti, sono stati veramente confortanti.

– Dick è persona veramente ragguardevole – esclamò mia zia: – l’ho sempre detto. Trot, tu lo sai.

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