– Sì. E ho passato molte ore accanto al suo letto.
– Ed è morto la sera prima che noi andassimo a Canterbury? – dissi.
Mia zia accennò di sì.
– Nessuno può fargli male, ora – ella disse. – Fu una vana minaccia.
Arrivammo fuori nel cimitero di Hornsey.
– Meglio che riposi qui che in città – disse mia zia. –
Era nato qui.
1392
Charles Dickens David Copperfield
Scendemmo; e seguimmo il modesto feretro in un angolo che ricordo bene, e lì fu letto il servizio dei morti.
– Oggi fan trentasei anni, mio caro – disse mia zia, dirigendoci verso il carrozzino – che io mi sposai. Dio ci perdoni tutti!
Riprendemmo i nostri posti in silenzio; ella mi tenne a lungo la mano nella sua. Finalmente scoppiò in pianto e disse:
– Era un bell’uomo quando lo sposai, Trot... ed era tanto, tanto cambiato!
Quel pianto non durò a lungo. Sollevata dalle lagrime, si calmò e riprese la sua serenità. I suoi nervi erano un po’
scossi, mi disse, altrimenti non avrebbe avuto quel momento di debolezza. Dio ci perdoni tutti!
Così tornammo al suo piccolo villino di Highgate, dove trovammo la seguente breve lettera del signor Micawber, arrivata con la posta della mattina.
«Canterbury,
«Venerdì
« Mia cara signora, e Copperfield,
«La bella Terra Promessa recentemente apparsa sull’orizzonte è di nuovo avviluppata in nebbie impenetrabili, e per sempre scomparsa dagli occhi d’un miserabile naufrago, la cui condanna è suggellata.
1393
Charles Dickens David Copperfield
«Un altro mandato di cattura è stato lanciato (nell’Alta Corte di King’s Bench a Westminster) in un’altra causa di Heep contro Micawber, e il convenuto è in preda dello sceriffo che ha legale giurisdizione in questo distretto.
Ecco il giorno ed ecco l’ora.
La battaglia esita ancora.
Edoardo
vien
quaggiù
Con catene e schiavitù.
Consegnato alle quali e a una rapida fine (perché le intime angosce non sono sopportabili oltre un certo grado, e quel grado io l’ho raggiunto), la mia carriera è chiusa.
Che Dio vi benedica! Qualche futuro pellegrino, visitan-do per motivi di curiosità, non disgiunti, lasciatemi sperare, da simpatia, il luogo ove si rinchiudono i debitori in questa città, rifletterà a lungo, leggendo inciso sul muro con un chiodo rugginoso
«Queste oscure iniziali «W. M.».
«P. S. Riapro la presente per dirvi che il nostro comune amico, signor Tommaso Traddles (che non ancora ci ha lasciati ed è in ottima salute) ha pagato i debiti e le spese, nel nobile nome della signora Trotwood: e che io e la mia famiglia siamo al colmo della terrestre felicità».
1394
Charles Dickens David Copperfield
LV.
LA TEMPESTA
M’avvicino ora nella mia storia a un fatto così grave, così terribile, così legato per una infinita varietà di rapporti a quanto lo ha preceduto in queste pagine, che fin dal principio della mia narrazione l’ho visto, man mano che andavo innanzi, diventar sempre più grande, come una torre in una pianura, e proiettar la sua lunga ombra perfino sugli episodi dei miei giorni d’infanzia.
Ancora dopo molti anni dall’avvenimento, me lo son sognato spesso. Ne avevo avuto una così forte impressione, che la sua violenza sembrava infuriasse ancora nella mia tranquilla stanza, nella notte cheta. A volte, anche ora, benché a rari e irregolari intervalli, lo sogno. Nel mio spirito esso è strettamente associato a un vento tempestoso o alla più semplice menzione della spiaggia del mare. Tenterò di scrivere ciò che accadde con la stessa chiarezza con cui la veggo; perché non lo ricordo, no, ma lo veggo in atto, quasi si svolga di nuovo innanzi ai miei occhi.
Avvicinandosi rapidamente il giorno della partenza degli emigranti, la mia cara Peggotty (quasi straziata per me, al momento del nostro incontro) venne a Londra. Io 1395