ricordare senza pietà. Mi vidi a un tratto solitario. – lontano da ogni sguardo amichevole, lontano dalla compagnia di altri ragazzi della mia età, lontano da ogni specie di compagnia, se non quella dei miei pensieri avviliti, che par proiettino la loro tristezza sulla carta su cui scrivo.
Che cosa non avrei dato per esser mandato alla scuola più rigorosa che fosse esistita, per farmi insegnare qualche cosa, comunque! Ma non vedevo speranza di sorta. Mi si odiava, e crudelmente, gravemente, persi-stentemente mi si trascurava. Credo che i mezzi del signor Murdstone fossero a quel tempo esigui; ma che monta? Egli non poteva sopportarmi; e col tenermi lontano da lui, tentava, credo, di allontanar da sé l’idea che avessi qualche diritto su di lui, e ci riusciva.
Non sembrava che fossi maltrattato. Non ero battuto, o lasciato a digiuno; ma il torto che mi si faceva non aveva periodi di tregua, ed era applicato in maniera sistematica e fredda. Di giorno in giorno, di settimana in settimana, di mese in mese, ero gelidamente trascurato.
Mi domandavo a volte, quando ci ripenso, che cosa sarebbe avvenuto di me, se fossi caduto ammalato; se mi avrebbero lasciato abbandonato nella mia camera lontana e fatto languire nella mia solitudine, o se mai qualcuno avrebbe cercato di aiutarmi.
Quando il signore e la signorina Murdstone erano in casa, desinavo con loro; in loro assenza, mangiavo e de-269
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sinavo solo. Nelle altre ore, gironzavo intorno a casa e per il vicinato, senza che alcuno si curasse di me; salvo che mi si vietava assolutamente di farmi degli amici; forse perché si temeva che trovassi da lagnarmi con qualcuno. Per questa ragione, benché il signor Chillip mi invitasse spesso ad andare a trovarlo (era vedovo: aveva perduto alcuni anni prima una minuscola mogliettina dai capelli biondi, che mi fa sempre ricordare una gattina d’un pallido color di tartaruga), potevo goder raramente la felicità di passare un pomeriggio nel suo gabinetto chirurgico, leggendo qualche libro che non conoscevo, con l’odore di tutta la farmacopea al naso, o pestando qualche cosa in un mortaio sotto la sua dolce guida.
Per la stessa ragione, che s’aggiungeva senza dubbio alla vecchia antipatia per lei, di rado mi si permetteva di visitare Peggotty. Fedele alla sua promessa, ella o veniva a vedermi o mi raggiungeva in qualche luogo vicino, una volta la settimana, e non mai a mani vuote; ma molte e amare erano le mie delusioni per non potere aver il permesso di andare a farle visita in casa sua. Alcune volte, però, a lunghi intervalli, mi fu concesso di andare; e allora scopersi che Barkis era avaro, o come Peggotty rispettosamente si esprimeva, un po’ «tirato», e che teneva un mucchio di denaro in una cassa sotto il letto, che egli diceva fosse unicamente piena di panni. In quel forziere, le sue ricchezze si nascondevano con così tenace modestia, che i più piccoli acconti ne venivano fuori 270
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solo dopo infiniti artifici; di modo che Peggotty doveva darsi alla lunga preparazione, d’un elaboratissimo progetto, a una vera «Congiura delle Polveri» per farsi dare le spese d’una settimana.
A quel tempo, ero così convinto che tutte le speranze date di me se n’andavano in fumo, e che ero evidentemente abbandonato, che, senza i miei vecchi libri, sarei stato perfettamente infelice. Essi erano l’unico mio conforto; e li amavo per le gioie che mi davano, e li lessi e li rilessi non so più quante volte.
M’avvicino ora a un periodo della mia vita, del quale non potrò mai perdere il ricordo, finché mi rammenterò di qualche cosa. Esso mi s’è levato spesso dinanzi come un fantasma, senza che lo evocassi, a gettare un’ombra triste su tempi più lieti.
Ero stato a gironzare un giorno non so più dove, uggioso e indifferente, come quel mio genere di vita comportava, quando, voltando l’angolo d’un sentiero vicino a casa nostra, m’incontrai col signor Murdstone che passeggiava con un signore. Confuso e impacciato, stavo per passare accanto ad essi, quando il signore esclamò:
– Che! Brooks!
– No, signore, Davide Copperfield – io dissi.
– Ma che dici! Sei Brooks! – disse il signore. –
Brooks di Sheffield, ecco come ti chiami.
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A queste parole, osservai con più attenzione il signore.
Mi ricordai anche della sua maniera di ridere, e riconobbi ch’era il signor Quinion, che ero andato a trovare fino a Lowestoft col signor Murdstone, al tempo... non importa... è inutile ricordar quando.
– E come te la passi, e dove vai a scuola, Brooks? – disse il signor Quinion.
Mi aveva messo la mano sulla spalla, e m’aveva fatto fare mezzo giro sui tacchi per guardarmi in faccia. Non sapevo che rispondere, e in dubbio diedi un’occhiata al signor Murdstone.
– Ora sta a casa – disse quest’ultimo – e non va affatto a scuola. Non so che farmi di lui: è un tristo soggetto.
Quel suo solito falso sguardo si posò un istante su di me; e poi gli occhi gli si abbuiarono, mentre si voltava, con evidente avversione, dall’altra parte.
– Ahi! – esclamò il signor Quinion, che ci osservava, come mi parve, entrambi. – Bella giornata!
Nessuno più parlava, e pensavo come fare per liberarmi la spalla dalla mano che la teneva, quando egli disse:
– Immagino che tu sii sempre quel furbo birichino di una volta? Eh, Brooks?
– Altro! – disse il signor Murdstone, impaziente. – Faresti meglio a lasciarlo andare. Non ti sarà grato della tua gentilezza.
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A questo avvertimento il signor Quinion mi lasciò andare, e io mi diressi in fretta a casa. Guardando indietro, nel momento d’entrare nel giardino, vidi il signor Murdstone appoggiato contro il cancello del cimitero e il signor Quinion che gli parlava. Guardavano entrambi dalla mia parte e capii che parlavano di me.
Il signor Quinion rimase in casa nostra quella sera.
Dopo la colazione, la mattina appresso, avevo allontanato la mia sedia, accingendomi a uscire dalla stanza, quando il signor Murdstone mi richiamò. Egli poi andò gravemente a sedersi a un altro tavolino, accanto a sua sorella. Il signor Quinion, con le mani in tasca, guardava fuori della finestra; e io giravo gli sguardi stupiti su tutti.
– Davide – disse il signor Murdstone – per i giovani questo è un mondo di attività, e non di ozio e d’infingardaggine.
– Come quello che piace a te – aggiunse sua sorella.