Con lui vedrai colui che 'mpresso fue, nascendo, sì da questa stella forte, che notabili fier l'opere sue.
Non se ne son le genti ancora accorte per la novella età, ché pur nove anni son queste rote intorno di lui torte; ma pria che 'l Guasco l'alto Arrigo inganni, parran faville de la sua virtute
in non curar d'argento né d'affanni.
Le sue magnificenze conosciute
saranno ancora, sì che ' suoi nemici non ne potran tener le lingue mute.
A lui t'aspetta e a' suoi benefici; per lui fia trasmutata molta gente, cambiando condizion ricchi e mendici; e portera'ne scritto ne la mente
di lui, e nol dirai»; e disse cose incredibili a quei che fier presente.
Poi giunse: «Figlio, queste son le chiose di quel che ti fu detto; ecco le 'nsidie che dietro a pochi giri son nascose.
Non vo' però ch'a' tuoi vicini invidie, poscia che s'infutura la tua vita vie più là che 'l punir di lor perfidie».
Poi che, tacendo, si mostrò spedita 396
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l'anima santa di metter la trama
in quella tela ch'io le porsi ordita, io cominciai, come colui che brama, dubitando, consiglio da persona
che vede e vuol dirittamente e ama:
«Ben veggio, padre mio, sì come sprona lo tempo verso me, per colpo darmi tal, ch'è più grave a chi più s'abbandona; per che di provedenza è buon ch'io m'armi, sì che, se loco m'è tolto più caro, io non perdessi li altri per miei carmi.
Giù per lo mondo sanza fine amaro, e per lo monte del cui bel cacume li occhi de la mia donna mi levaro, e poscia per lo ciel, di lume in lume, ho io appreso quel che s'io ridico, a molti fia sapor di forte agrume; e s'io al vero son timido amico,
temo di perder viver tra coloro
che questo tempo chiameranno antico».
La luce in che rideva il mio tesoro ch'io trovai lì, si fé prima corusca, quale a raggio di sole specchio d'oro; indi rispuose: «Coscïenza fusca
o de la propria o de l'altrui vergogna pur sentirà la tua parola brusca.
Ma nondimen, rimossa ogne menzogna, tutta tua visïon fa manifesta;
e lascia pur grattar dov' è la rogna.
Ché se la voce tua sarà molesta
nel primo gusto, vital nodrimento lascerà poi, quando sarà digesta.
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Questo tuo grido farà come vento, che le più alte cime più percuote; e ciò non fa d'onor poco argomento.
Però ti son mostrate in queste rote, nel monte e ne la valle dolorosa
pur l'anime che son di fama note, che l'animo di quel ch'ode, non posa né ferma fede per essempro ch'aia la sua radice incognita e ascosa, né per altro argomento che non paia».
CANTO XVIII
[Canto XVIII, nel quale si monta ne la stella di Giove, e narrasi come li luminari spirituali figuravano mirabilmente.]
Già si godeva solo del suo verbo
quello specchio beato, e io gustava lo mio, temprando col dolce l'acerbo; e quella donna ch'a Dio mi menava disse: «Muta pensier; pensa ch'i' sono presso a colui ch'ogne torto disgrava».
Io mi rivolsi a l'amoroso suono
del mio conforto; e qual io allor vidi ne li occhi santi amor, qui l'abbandono: non perch' io pur del mio parlar diffidi, ma per la mente che non può redire sovra sé tanto, s'altri non la guidi.
Tanto poss' io di quel punto ridire, che, rimirando lei, lo mio affetto 398
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libero fu da ogne altro disire,
fin che 'l piacere etterno, che diretto raggiava in Bëatrice, dal bel viso mi contentava col secondo aspetto.
Vincendo me col lume d'un sorriso, ella mi disse: «Volgiti e ascolta; ché non pur ne' miei occhi è paradiso».
Come si vede qui alcuna volta
l'affetto ne la vista, s'elli è tanto, che da lui sia tutta l'anima tolta, così nel fiammeggiar del folgór santo, a ch'io mi volsi, conobbi la voglia in lui di ragionarmi ancora alquanto.
El cominciò: «In questa quinta soglia de l'albero che vive de la cima
e frutta sempre e mai non perde foglia, spiriti son beati, che giù, prima che venissero al ciel, fuor di gran voce, sì ch'ogne musa ne sarebbe opima.
Però mira ne' corni de la croce:
quello ch'io nomerò, lì farà l'atto che fa in nube il suo foco veloce».
Io vidi per la croce un lume tratto dal nomar Iosuè, com' el si feo;
né mi fu noto il dir prima che 'l fatto.
E al nome de l'alto Macabeo
vidi moversi un altro roteando,