"Unleash your creativity and unlock your potential with MsgBrains.Com - the innovative platform for nurturing your intellect." » » La Divina Commedia – Dante Alighieri

Add to favorite La Divina Commedia – Dante Alighieri

Select the language in which you want the text you are reading to be translated, then select the words you don't know with the cursor to get the translation above the selected word!




Go to page:
Text Size:

poi mi volsi a Beatrice, ed essa pronte sembianze femmi perch' ïo spandessi l'acqua di fuor del mio interno fonte.

«La Grazia che mi dà ch'io mi confessi», comincia' io, «da l'alto primipilo, faccia li miei concetti bene espressi».

E seguitai: «Come 'l verace stilo ne scrisse, padre, del tuo caro frate che mise teco Roma nel buon filo, fede è sustanza di cose sperate

e argomento de le non parventi;

e questa pare a me sua quiditate».

Allora udi': «Dirittamente senti, se bene intendi perché la ripuose tra le sustanze, e poi tra li argomenti».

E io appresso: «Le profonde cose

che mi largiscon qui la lor parvenza, a li occhi di là giù son sì ascose, che l'esser loro v'è in sola credenza, sopra la qual si fonda l'alta spene; e però di sustanza prende intenza.

E da questa credenza ci convene

silogizzar, sanz' avere altra vista: però intenza d'argomento tene».

Allora udi': «Se quantunque s'acquista giù per dottrina, fosse così 'nteso, non lì avria loco ingegno di sofista».

Così spirò di quello amore acceso; indi soggiunse: «Assai bene è trascorsa d'esta moneta già la lega e 'l peso; ma dimmi se tu l'hai ne la tua borsa».

Ond' io: «Sì ho, sì lucida e sì tonda, 429

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

che nel suo conio nulla mi s'inforsa».

Appresso uscì de la luce profonda che lì splendeva: «Questa cara gioia sopra la quale ogne virtù si fonda, onde ti venne?». E io: «La larga ploia de lo Spirito Santo, ch'è diffusa in su le vecchie e 'n su le nuove cuoia, è silogismo che la m'ha conchiusa acutamente sì, che 'nverso d'ella ogne dimostrazion mi pare ottusa».

Io udi' poi: «L'antica e la novella proposizion che così ti conchiude, perché l'hai tu per divina favella?».

E io: «La prova che 'l ver mi dischiude, son l'opere seguite, a che natura non scalda ferro mai né batte incude».

Risposto fummi: «Dì, chi t'assicura che quell' opere fosser? Quel medesmo che vuol provarsi, non altri, il ti giura».

«Se 'l mondo si rivolse al cristianesmo», diss' io, «sanza miracoli, quest' uno è tal, che li altri non sono il centesmo: ché tu intrasti povero e digiuno

in campo, a seminar la buona pianta che fu già vite e ora è fatta pruno».

Finito questo, l'alta corte santa risonò per le spere un 'Dio laudamo'

ne la melode che là sù si canta.

E quel baron che sì di ramo in ramo, essaminando, già tratto m'avea,

che a l'ultime fronde appressavamo, ricominciò: «La Grazia, che donnea 430

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

con la tua mente, la bocca t'aperse infino a qui come aprir si dovea, sì ch'io approvo ciò che fuori emerse; ma or convien espremer quel che credi, e onde a la credenza tua s'offerse».

«O santo padre, e spirito che vedi ciò che credesti sì, che tu vincesti ver' lo sepulcro più giovani piedi», comincia' io, «tu vuo' ch'io manifesti la forma qui del pronto creder mio, e anche la cagion di lui chiedesti.

E io rispondo: Io credo in uno Dio solo ed etterno, che tutto 'l ciel move, non moto, con amore e con disio;

e a tal creder non ho io pur prove fisice e metafisice, ma dalmi

anche la verità che quinci piove

per Moïsè, per profeti e per salmi, per l'Evangelio e per voi che scriveste poi che l'ardente Spirto vi fé almi; e credo in tre persone etterne, e queste credo una essenza sì una e sì trina, che soffera congiunto 'sono' ed 'este'.

De la profonda condizion divina

ch'io tocco mo, la mente mi sigilla più volte l'evangelica dottrina.

Quest' è 'l principio, quest' è la favilla che si dilata in fiamma poi vivace, e come stella in cielo in me scintilla».

Come 'l segnor ch'ascolta quel che i piace, da indi abbraccia il servo, gratulando per la novella, tosto ch'el si tace; 431

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

così, benedicendomi cantando,

tre volte cinse me, sì com' io tacqui, l'appostolico lume al cui comando io avea detto: sì nel dir li piacqui!

CANTO XXV

[Canto XXV, che tratta come l'auttore parla con Beatrice e con santo Iacopo Maggiore sopra certe questioni de le quali santo Iacopo solve la prima.]

Se mai continga che 'l poema sacro al quale ha posto mano e cielo e terra, sì che m'ha fatto per molti anni macro, vinca la crudeltà che fuor mi serra del bello ovile ov' io dormi' agnello, nimico ai lupi che li danno guerra; con altra voce omai, con altro vello ritornerò poeta, e in sul fonte

del mio battesmo prenderò 'l cappello; però che ne la fede, che fa conte l'anime a Dio, quivi intra' io, e poi Pietro per lei sì mi girò la fronte.

Indi si mosse un lume verso noi

di quella spera ond' uscì la primizia che lasciò Cristo d'i vicari suoi; e la mia donna, piena di letizia, mi disse: «Mira, mira: ecco il barone per cui là giù si vicita Galizia».

Sì come quando il colombo si pone 432

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

presso al compagno, l'uno a l'altro pande, girando e mormorando, l'affezione; così vid' ïo l'un da l'altro grande principe glorïoso essere accolto, laudando il cibo che là sù li prande.

Ma poi che 'l gratular si fu assolto, tacito coram me ciascun s'affisse, ignito sì che vincëa 'l mio volto.

Ridendo allora Bëatrice disse:

Are sens