Or s'i' non procedesse avanti piùe,
'Dunque, come costui fu sanza pare?'
comincerebber le parole tue.
Ma perché paia ben ciò che non pare, pensa chi era, e la cagion che 'l mosse, quando fu detto "Chiedi", a dimandare.
Non ho parlato sì, che tu non posse ben veder ch'el fu re, che chiese senno acciò che re sufficïente fosse;
non per sapere il numero in che enno li motor di qua sù, o se necesse
con contingente mai necesse fenno; non si est dare primum motum esse, o se del mezzo cerchio far si puote trïangol sì ch'un retto non avesse.
Onde, se ciò ch'io dissi e questo note, regal prudenza è quel vedere impari in che lo stral di mia intenzion percuote; e se al "surse" drizzi li occhi chiari, vedrai aver solamente respetto
ai regi, che son molti, e ' buon son rari.
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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
Con questa distinzion prendi 'l mio detto; e così puote star con quel che credi del primo padre e del nostro Diletto.
E questo ti sia sempre piombo a' piedi, per farti mover lento com' uom lasso e al sì e al no che tu non vedi:
ché quelli è tra li stolti bene a basso, che sanza distinzione afferma e nega ne l'un così come ne l'altro passo; perch' elli 'ncontra che più volte piega l'oppinïon corrente in falsa parte, e poi l'affetto l'intelletto lega.
Vie più che 'ndarno da riva si parte, perché non torna tal qual e' si move, chi pesca per lo vero e non ha l'arte.
E di ciò sono al mondo aperte prove Parmenide, Melisso e Brisso e molti, li quali andaro e non sapëan dove; sì fé Sabellio e Arrio e quelli stolti che furon come spade a le Scritture in render torti li diritti volti.
Non sien le genti, ancor, troppo sicure a giudicar, sì come quei che stima le biade in campo pria che sien mature; ch'i' ho veduto tutto 'l verno prima lo prun mostrarsi rigido e feroce, poscia portar la rosa in su la cima; e legno vidi già dritto e veloce
correr lo mar per tutto suo cammino, perire al fine a l'intrar de la foce.
Non creda donna Berta e ser Martino, per vedere un furare, altro offerere, 378
Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
vederli dentro al consiglio divino; ché quel può surgere, e quel può cadere».
CANTO XIV
[Canto XIV, nel quale Salamone solve alcuna cosa dubitata; e montasi ne la stella di Marte. La quinta parte comincia qui.]
Dal centro al cerchio, e sì dal cerchio al centro movesi l'acqua in un ritondo vaso, secondo ch'è percosso fuori o dentro: ne la mia mente fé sùbito caso
questo ch'io dico, sì come si tacque la glorïosa vita di Tommaso,
per la similitudine che nacque
del suo parlare e di quel di Beatrice, a cui sì cominciar, dopo lui, piacque:
«A costui fa mestieri, e nol vi dice né con la voce né pensando ancora, d'un altro vero andare a la radice.
Diteli se la luce onde s'infiora
vostra sustanza, rimarrà con voi
etternalmente sì com' ell' è ora; e se rimane, dite come, poi
che sarete visibili rifatti,
esser porà ch'al veder non vi nòi».
Come, da più letizia pinti e tratti, a la fïata quei che vanno a rota
levan la voce e rallegrano li atti, 379
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così, a l'orazion pronta e divota, li santi cerchi mostrar nova gioia nel torneare e ne la mira nota.
Qual si lamenta perché qui si moia per viver colà sù, non vide quive lo refrigerio de l'etterna ploia.
Quell' uno e due e tre che sempre vive e regna sempre in tre e 'n due e 'n uno, non circunscritto, e tutto circunscrive, tre volte era cantato da ciascuno di quelli spirti con tal melodia, ch'ad ogne merto saria giusto muno.
E io udi' ne la luce più dia