tale, che nulla luce è tanto mera, che li occhi miei non si fosser difesi; e vidi lume in forma di rivera
fulvido di fulgore, intra due rive dipinte di mirabil primavera.
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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
Di tal fiumana uscian faville vive, e d'ogne parte si mettien ne' fiori, quasi rubin che oro circunscrive; poi, come inebrïate da li odori,
riprofondavan sé nel miro gurge,
e s'una intrava, un'altra n'uscia fori.
«L'alto disio che mo t'infiamma e urge, d'aver notizia di ciò che tu vei, tanto mi piace più quanto più turge; ma di quest' acqua convien che tu bei prima che tanta sete in te si sazi»: così mi disse il sol de li occhi miei.
Anche soggiunse: «Il fiume e li topazi ch'entrano ed escono e 'l rider de l'erbe son di lor vero umbriferi prefazi.
Non che da sé sian queste cose acerbe; ma è difetto da la parte tua,
che non hai viste ancor tanto superbe».
Non è fantin che sì sùbito rua
col volto verso il latte, se si svegli molto tardato da l'usanza sua,
come fec' io, per far migliori spegli ancor de li occhi, chinandomi a l'onda che si deriva perché vi s'immegli; e sì come di lei bevve la gronda
de le palpebre mie, così mi parve di sua lunghezza divenuta tonda.
Poi, come gente stata sotto larve, che pare altro che prima, se si sveste la sembianza non süa in che disparve, così mi si cambiaro in maggior feste li fiori e le faville, sì ch'io vidi 458
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ambo le corti del ciel manifeste.
O isplendor di Dio, per cu' io vidi l'alto trïunfo del regno verace,
dammi virtù a dir com' ïo il vidi!
Lume è là sù che visibile face
lo creatore a quella creatura
che solo in lui vedere ha la sua pace.
E' si distende in circular figura, in tanto che la sua circunferenza sarebbe al sol troppo larga cintura.
Fassi di raggio tutta sua parvenza reflesso al sommo del mobile primo, che prende quindi vivere e potenza.
E come clivo in acqua di suo imo
si specchia, quasi per vedersi addorno, quando è nel verde e ne' fioretti opimo, sì, soprastando al lume intorno intorno, vidi specchiarsi in più di mille soglie quanto di noi là sù fatto ha ritorno.
E se l'infimo grado in sé raccoglie sì grande lume, quanta è la larghezza di questa rosa ne l'estreme foglie!
La vista mia ne l'ampio e ne l'altezza non si smarriva, ma tutto prendeva il quanto e 'l quale di quella allegrezza.
Presso e lontano, lì, né pon né leva: ché dove Dio sanza mezzo governa, la legge natural nulla rileva.
Nel giallo de la rosa sempiterna, che si digrada e dilata e redole
odor di lode al sol che sempre verna, qual è colui che tace e dicer vole, 459
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mi trasse Bëatrice, e disse: «Mira quanto è 'l convento de le bianche stole!
Vedi nostra città quant' ella gira; vedi li nostri scanni sì ripieni, che poca gente più ci si disira.
E 'n quel gran seggio a che tu li occhi tieni per la corona che già v'è sù posta, prima che tu a queste nozze ceni, sederà l'alma, che fia giù agosta, de l'alto Arrigo, ch'a drizzare Italia verrà in prima ch'ella sia disposta.
La cieca cupidigia che v'ammalia
simili fatti v'ha al fantolino
che muor per fame e caccia via la balia.
E fia prefetto nel foro divino