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Io sono Omberto; e non pur a me danno superbia fa, ché tutti miei consorti ha ella tratti seco nel malanno.

E qui convien ch'io questo peso porti per lei, tanto che a Dio si sodisfaccia, poi ch'io nol fe' tra ' vivi, qui tra ' morti».

Ascoltando chinai in giù la faccia; e un di lor, non questi che parlava, si torse sotto il peso che li 'mpaccia, e videmi e conobbemi e chiamava,

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

tenendo li occhi con fatica fisi

a me che tutto chin con loro andava.

«Oh!», diss' io lui, «non se' tu Oderisi, l'onor d'Agobbio e l'onor di quell' arte ch'alluminar chiamata è in Parisi?».

«Frate», diss' elli, «più ridon le carte che pennelleggia Franco Bolognese; l'onore è tutto or suo, e mio in parte.

Ben non sare' io stato sì cortese mentre ch'io vissi, per lo gran disio de l'eccellenza ove mio core intese.

Di tal superbia qui si paga il fio; e ancor non sarei qui, se non fosse che, possendo peccar, mi volsi a Dio.

Oh vana gloria de l'umane posse!

com' poco verde in su la cima dura, se non è giunta da l'etati grosse!

Credette Cimabue ne la pittura

tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, sì che la fama di colui è scura.

Così ha tolto l'uno a l'altro Guido la gloria de la lingua; e forse è nato chi l'uno e l'altro caccerà del nido.

Non è il mondan romore altro ch'un fiato di vento, ch'or vien quinci e or vien quindi, e muta nome perché muta lato.

Che voce avrai tu più, se vecchia scindi da te la carne, che se fossi morto anzi che tu lasciassi il 'pappo' e 'l 'dindi', pria che passin mill' anni? ch'è più corto spazio a l'etterno, ch'un muover di ciglia al cerchio che più tardi in cielo è torto.

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

Colui che del cammin sì poco piglia dinanzi a me, Toscana sonò tutta; e ora a pena in Siena sen pispiglia, ond' era sire quando fu distrutta la rabbia fiorentina, che superba fu a quel tempo sì com' ora è putta.

La vostra nominanza è color d'erba, che viene e va, e quei la discolora per cui ella esce de la terra acerba».

E io a lui: «Tuo vero dir m'incora bona umiltà, e gran tumor m'appiani; ma chi è quei di cui tu parlavi ora?».

«Quelli è», rispuose, «Provenzan Salvani; ed è qui perché fu presuntüoso

a recar Siena tutta a le sue mani.

Ito è così e va, sanza riposo,

poi che morì; cotal moneta rende

a sodisfar chi è di là troppo oso».

E io: «Se quello spirito ch'attende, pria che si penta, l'orlo de la vita, qua giù dimora e qua sù non ascende, se buona orazïon lui non aita,

prima che passi tempo quanto visse, come fu la venuta lui largita?».

«Quando vivea più glorïoso», disse,

«liberamente nel Campo di Siena,

ogne vergogna diposta, s'affisse; e lì, per trar l'amico suo di pena, ch'e' sostenea ne la prigion di Carlo, si condusse a tremar per ogne vena.

Più non dirò, e scuro so che parlo; ma poco tempo andrà, che ' tuoi vicini faranno sì che tu potrai chiosarlo.

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

Quest' opera li tolse quei confini».

CANTO XII

[Canto XII, ove si tratta del secondo girone dove si sono intagliate certe imagini antiche de' superbi; e quivi si puniscono li superbi medesimi.]

Di pari, come buoi che vanno a giogo, m'andava io con quell' anima carca, fin che 'l sofferse il dolce pedagogo.

Ma quando disse: «Lascia lui e varca; ché qui è buono con l'ali e coi remi, quantunque può, ciascun pinger sua barca»; dritto sì come andar vuolsi rife'mi con la persona, avvegna che i pensieri mi rimanessero e chinati e scemi.

Io m'era mosso, e seguia volontieri del mio maestro i passi, e amendue già mostravam com' eravam leggeri; ed el mi disse: «Volgi li occhi in giùe: buon ti sarà, per tranquillar la via, veder lo letto de le piante tue».

Come, perché di lor memoria sia,

sovra i sepolti le tombe terragne portan segnato quel ch'elli eran pria, onde lì molte volte si ripiagne

per la puntura de la rimembranza, che solo a' pïi dà de le calcagne; 210

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

sì vid' io lì, ma di miglior sembianza secondo l'artificio, figurato

quanto per via di fuor del monte avanza.

Vedea colui che fu nobil creato

più ch'altra creatura, giù dal cielo folgoreggiando scender, da l'un lato.

Are sens