d'essere abbandonato, quand' io vidi solo dinanzi a me la terra oscura; e 'l mio conforto: «Perché pur diffidi?», a dir mi cominciò tutto rivolto;
«non credi tu me teco e ch'io ti guidi?
Vespero è già colà dov' è sepolto lo corpo dentro al quale io facea ombra; Napoli l'ha, e da Brandizio è tolto.
Ora, se innanzi a me nulla s'aombra, non ti maravigliar più che d'i cieli che l'uno a l'altro raggio non ingombra.
A sofferir tormenti, caldi e geli simili corpi la Virtù dispone
che, come fa, non vuol ch'a noi si sveli.
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Matto è chi spera che nostra ragione possa trascorrer la infinita via
che tiene una sustanza in tre persone.
State contenti, umana gente, al quia; ché, se potuto aveste veder tutto, mestier non era parturir Maria;
e disïar vedeste sanza frutto
tai che sarebbe lor disio quetato, ch'etternalmente è dato lor per lutto: io dico d'Aristotile e di Plato
e di molt' altri»; e qui chinò la fronte, e più non disse, e rimase turbato.
Noi divenimmo intanto a piè del monte; quivi trovammo la roccia sì erta, che 'ndarno vi sarien le gambe pronte.
Tra Lerice e Turbìa la più diserta, la più rotta ruina è una scala,
verso di quella, agevole e aperta.
«Or chi sa da qual man la costa cala», disse 'l maestro mio fermando 'l passo,
«sì che possa salir chi va sanz' ala?».
E mentre ch'e' tenendo 'l viso basso essaminava del cammin la mente,
e io mirava suso intorno al sasso, da man sinistra m'apparì una gente d'anime, che movieno i piè ver' noi, e non pareva, sì venïan lente.
«Leva», diss' io, «maestro, li occhi tuoi: ecco di qua chi ne darà consiglio, se tu da te medesmo aver nol puoi».
Guardò allora, e con libero piglio rispuose: «Andiamo in là, ch'ei vegnon piano; 169
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e tu ferma la spene, dolce figlio».
Ancora era quel popol di lontano, i' dico dopo i nostri mille passi, quanto un buon gittator trarria con mano, quando si strinser tutti ai duri massi de l'alta ripa, e stetter fermi e stretti com' a guardar, chi va dubbiando, stassi.
«O ben finiti, o già spiriti eletti», Virgilio incominciò, «per quella pace ch'i' credo che per voi tutti s'aspetti, ditene dove la montagna giace,
sì che possibil sia l'andare in suso; ché perder tempo a chi più sa più spiace».
Come le pecorelle escon del chiuso a una, a due, a tre, e l'altre stanno timidette atterrando l'occhio e 'l muso; e ciò che fa la prima, e l'altre fanno, addossandosi a lei, s'ella s'arresta, semplici e quete, e lo 'mperché non sanno; sì vid' io muovere a venir la testa di quella mandra fortunata allotta, pudica in faccia e ne l'andare onesta.
Come color dinanzi vider rotta
la luce in terra dal mio destro canto, sì che l'ombra era da me a la grotta, restaro, e trasser sé in dietro alquanto, e tutti li altri che venieno appresso, non sappiendo 'l perché, fenno altrettanto.
«Sanza vostra domanda io vi confesso che questo è corpo uman che voi vedete; per che 'l lume del sole in terra è fesso.
Non vi maravigliate, ma credete
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che non sanza virtù che da ciel vegna cerchi di soverchiar questa parete».
Così 'l maestro; e quella gente degna
«Tornate», disse, «intrate innanzi dunque», coi dossi de le man faccendo insegna.
E un di loro incominciò: «Chiunque tu se', così andando, volgi 'l viso: pon mente se di là mi vedesti unque».
Io mi volsi ver' lui e guardail fiso: biondo era e bello e di gentile aspetto, ma l'un de' cigli un colpo avea diviso.