quand' io m'accorsi che 'l monte era scemo, 188
Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
a guisa che i vallon li sceman quici.
«Colà», disse quell' ombra, «n'anderemo dove la costa face di sé grembo;
e là il novo giorno attenderemo».
Tra erto e piano era un sentiero schembo, che ne condusse in fianco de la lacca, là dove più ch'a mezzo muore il lembo.
Oro e argento fine, cocco e biacca, indaco, legno lucido e sereno,
fresco smeraldo in l'ora che si fiacca, da l'erba e da li fior, dentr' a quel seno posti, ciascun saria di color vinto, come dal suo maggiore è vinto il meno.
Non avea pur natura ivi dipinto,
ma di soavità di mille odori
vi facea uno incognito e indistinto.
'Salve, Regina' in sul verde e 'n su' fiori quindi seder cantando anime vidi, che per la valle non parean di fuori.
«Prima che 'l poco sole omai s'annidi», cominciò 'l Mantoan che ci avea vòlti,
«tra color non vogliate ch'io vi guidi.
Di questo balzo meglio li atti e ' volti conoscerete voi di tutti quanti,
che ne la lama giù tra essi accolti.
Colui che più siede alto e fa sembianti d'aver negletto ciò che far dovea, e che non move bocca a li altrui canti, Rodolfo imperador fu, che potea
sanar le piaghe c'hanno Italia morta, sì che tardi per altri si ricrea.
L'altro che ne la vista lui conforta, 189
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resse la terra dove l'acqua nasce che Molta in Albia, e Albia in mar ne porta: Ottacchero ebbe nome, e ne le fasce fu meglio assai che Vincislao suo figlio barbuto, cui lussuria e ozio pasce.
E quel nasetto che stretto a consiglio par con colui c'ha sì benigno aspetto, morì fuggendo e disfiorando il giglio: guardate là come si batte il petto!
L'altro vedete c'ha fatto a la guancia de la sua palma, sospirando, letto.
Padre e suocero son del mal di Francia: sanno la vita sua viziata e lorda, e quindi viene il duol che sì li lancia.
Quel che par sì membruto e che s'accorda, cantando, con colui dal maschio naso, d'ogne valor portò cinta la corda; e se re dopo lui fosse rimaso
lo giovanetto che retro a lui siede, ben andava il valor di vaso in vaso, che non si puote dir de l'altre rede; Iacomo e Federigo hanno i reami;
del retaggio miglior nessun possiede.
Rade volte risurge per li rami
l'umana probitate; e questo vole
quei che la dà, perché da lui si chiami.
Anche al nasuto vanno mie parole
non men ch'a l'altro, Pier, che con lui canta, onde Puglia e Proenza già si dole.
Tant' è del seme suo minor la pianta, quanto, più che Beatrice e Margherita, Costanza di marito ancor si vanta.
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Vedete il re de la semplice vita
seder là solo, Arrigo d'Inghilterra: questi ha ne' rami suoi migliore uscita.
Quel che più basso tra costor s'atterra, guardando in suso, è Guiglielmo marchese, per cui e Alessandria e la sua guerra fa pianger Monferrato e Canavese».
CANTO VIII
[Canto VIII, dove si tratta de la quinta qualitade, cioè di coloro che, per timore di non perdere onore e signoria e offizi e massimalmente per non ritrarre le mani da l'utilità de la pecunia, si tardaro a confessare di qui a l'ultima ora di loro vita e non facendo penitenza di lor peccati; dove nomina iudice Nino e Currado marchese Malespini.]