"Unleash your creativity and unlock your potential with MsgBrains.Com - the innovative platform for nurturing your intellect." » » 🤍🤍🤍✨,,L'amica geniale'' di Elena Ferrante🤍🤍🤍✨

Add to favorite 🤍🤍🤍✨,,L'amica geniale'' di Elena Ferrante🤍🤍🤍✨

Select the language in which you want the text you are reading to be translated, then select the words you don't know with the cursor to get the translation above the selected word!




Go to page:
Text Size:

Lei non replicò. Aggiunsi, circospetta:

«I Solara saranno gente di merda, però meno male che c’erano: quelli di via dei Mille li potevano uccidere, a Rino e a Pasquale».

Lei scosse la testa energicamente. Era più pallida del solito e sotto gli occhi aveva solchi profondi di colore viola. Non era d’accordo ma non mi disse perché.

******ebook converter DEMO Watermarks*******

27.

Fui promossa con tutti nove, avrei ricevuto persino una cosa che si chiamava borsa di studio. Dei quaranta che eravamo restammo in trentadue. Gino fu bocciato, Alfonso fu rimandato a settembre in tre materie. Spinta da mio padre andai a casa della maestra Oliviero – mia madre era contraria, non le piaceva che la Oliviero mettesse becco nella sua famiglia e si arrogasse di prendere decisioni sui suoi figli al posto suo – con i soliti due pacchetti, uno di zucchero e uno di caffè, acquistati al bar Solara, per ringraziarla del suo interesse per me.

Lei si sentiva poco bene, aveva qualcosa in gola che le faceva male, ma mi lodò molto, si complimentò per quanto mi ero impegnata, disse che mi vedeva un po’ troppo pallida e che aveva intenzione di telefonare a una sua cugina che abitava a Ischia per vedere se mi ospitava per un po’ di tempo.

Ringraziai, non dissi niente a mia madre di quell’eventualità. Sapevo già che non mi avrebbe mai mandata. Io a Ischia? Io da sola sul vaporetto a fare un viaggio per mare? Io nientemeno in spiaggia, a bagnarmi in costume da bagno?

Non ne parlai nemmeno a Lila. La sua vita in pochi mesi aveva perso anche l’aura avventurosa della fabbrica di scarpe, e non me la sentivo di vantarmi della promozione, della borsa di studio, di una mia possibile vacanza a Ischia. All’apparenza le cose erano migliorate: Marcello Solara aveva smesso di andarle dietro. Ma dopo le violenze di piazza dei Martiri c’era stato un fatto del tutto inatteso che l’aveva lasciata perplessa. Il giovane, mettendo in agitazione soprattutto Fernando per l’onore che gli veniva fatto, s’era presentato in bottega per informarsi sulle condizioni di Rino. Senonché Rino, che s’era guardato bene dal raccontare al padre l’accaduto (per giustificare i lividi che aveva in faccia e sul corpo s’era inventato di essere caduto dalla Lambretta di un suo amico), temendo che Marcello dicesse una parola di troppo l’aveva subito spinto in strada. Avevano fatto quattro passi.

Rino aveva ringraziato malvolentieri Solara sia per il suo intervento, sia per la gentilezza di passare a vedere come stava. Due minuti e s’erano salutati. Al

******ebook converter DEMO Watermarks*******

rientro in bottega il padre gli aveva detto:

«Finalmente stai facendo una cosa buona».

«Cosa?».

«L’amicizia con Marcello Solara».

«Non c’è nessuna amicizia, papà».

«Allora vuol dire che fesso eri e fesso sei rimasto».

Fernando voleva dire che qualche cosa si stava muovendo e che il figlio, comunque volesse chiamare quella cosa coi Solara, avrebbe fatto bene a incoraggiarla. Aveva ragione. Marcello era tornato un paio di giorni dopo con le scarpe di suo nonno da risuolare; poi aveva invitato Rino a fare un giro in macchina; poi gli aveva voluto insegnare come si guidava; poi lo aveva spinto a fare le pratiche per prendere la patente, assumendosi l’onere di farlo esercitare alla guida del suo Millecento. Forse non si trattava di amicizia, ma i Solara sicuramente avevano preso Rino a benvolere.

Lila, tagliata fuori da quella frequentazione che si svolgeva tutta intorno alla calzoleria, dove lei non metteva più piede, sentendone parlare provava, a differenza del padre, una crescente preoccupazione. All’inizio si era ricordata della battaglia dei fuochi d’artificio e aveva pensato: Rino odia troppo i Solara, non può essere che si lasci abbindolare. Poi aveva dovuto constatare che le attenzioni di Marcello stavano seducendo il fratello maggiore ancor più che i suoi genitori. Conosceva ormai la fragilità di Rino, ma si arrabbiava ugualmente per come i Solara gli stavano entrando nella testa, facendone una specie di scimmiotto contento.

«Che c’è di male?» le obiettai una volta.

«Sono pericolosi».

«Qui è pericoloso tutto».

«Hai visto Michele cosa ha preso dall’automobile, a piazza dei Martiri?».

«No».

«Una sbarra di ferro».

«Gli altri avevano i bastoni».

«Tu non ci vedi, Lenù, ma la sbarra era tutta affilata in punta: volendo gliela poteva ficcare in petto, a uno di quelli, o nello stomaco».

«Be’, tu hai minacciato Marcello col trincetto».

A quel punto s’indispettì, disse che non capivo. E probabilmente era vero.

Il fratello era il suo, non il mio; e a me piaceva fare ragionamenti, lei invece aveva altre necessità, voleva tirar via Rino da quel rapporto. Ma appena faceva qualche accenno critico Rino la zittiva, la minacciava, a volte la

******ebook converter DEMO Watermarks*******

picchiava. E insomma le cose, volenti o nolenti, andarono avanti, tanto avanti che una sera di fine giugno – io stavo a casa da Lila, la stavo aiutando a piegare le lenzuola asciutte, o altro, non mi ricordo – si aprì la porta di casa ed entrò Rino, seguito da Marcello.

Il ragazzo aveva invitato a cena Solara, e Fernando, che era tornato da poco dalla bottega, stanchissimo, lì per lì si seccò, ma poi si sentì onorato e si comportò con cordialità. Nunzia non ne parliamo: entrò in agitazione, ringraziò per le tre bottiglie di vino buono che Marcello aveva portato, tirò in cucina gli altri figli perché non disturbassero.

Io stessa fui coinvolta insieme a Lila nei preparativi della cena.

«Ci metto il veleno per gli scarafaggi» diceva Lila furiosa, ai fornelli, e ridevamo, mentre Nunzia ci zittiva.

«È venuto per sposarsi con te» la provocavo, «chiederà la tua mano a tuo padre».

«S’illude».

«Perché» chiedeva Nunzia in ansia, «se ti vuole gli dici di no?».

«Ma’, gli ho detto già di no».

«Veramente?».

«Sì».

«Tu che dici?».

«È così» confermai io.

«Tuo padre non lo deve mai sapere, se no ti uccide».

A cena parlò solo Marcello. Era evidente che si era autoinvitato e Rino, che non gli aveva saputo dire di no, a tavola stette quasi sempre zitto, oppure rideva senza motivo. Solara parlò rivolgendosi soprattutto a Fernando ma non dimenticando mai di versare l’acqua o il vino a Nunzia, a Lila, a me. Disse al padrone di casa quanto era stimato nel rione per la sua bravura di calzolaio.

Gli disse come il padre parlasse sempre molto bene della sua grande abilità.

Gli disse che Rino aveva per le sue competenze di calzolaio un’ammirazione senza limiti.

Fernando, anche un po’ per il vino, si commosse. Borbottò qualcosa in lode di Silvio Solara, e arrivò persino a dire che Rino era un gran lavoratore e stava diventando molto bravo. Allora Marcello attaccò a lodare il bisogno di migliorarsi. Disse che suo nonno aveva cominciato con un seminterrato, poi suo padre si era allargato e oggi il bar-pasticceria Solara era quello che era, lo conoscevano tutti, la gente veniva da ogni parte di Napoli a prendersi un caffè, a mangiare una pasta.

******ebook converter DEMO Watermarks*******

«Che esagerazione» esclamò Lila, e il padre la fulminò con lo sguardo.

Are sens