Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio Pinocchio prese di mala voglia il bicchiere in mano e vi ficcò dentro la punta del naso: poi se l’accostò alla bocca: poi tornò a ficcarci la punta del naso: finalmente disse:
– è troppo amara! troppo amara! Io non la posso bere.
– Come fai a dirlo se non l’hai nemmeno assaggiata?
– Me lo figuro! L’ho sentita all’odore. Voglio prima un’altra pallina di zucchero... e poi la beverò!...
Allora la Fata, con tutta la pazienza di una buona mamma, gli pose in bocca un altro po’ di zucchero; e dopo gli presentò daccapo il bicchiere.
– Così non la posso bere! – disse il burattino, facendo mille smorfie.
– Perché?
– Perché mi dà noia quel guanciale che ho laggiù sui piedi.
La Fata gli levò il guanciale.
– è inutile! Nemmeno così la posso bere...
– Che cos’altro ti dà noia?
– Mi dà noia l’uscio di camera, che è mezzo aperto.
La Fata andò e chiuse l’uscio di camera.
– Insomma, – gridò Pinocchio, dando in uno scoppio di pianto, – quest’acquaccia amara, non la voglio bere, no, no, no!...
– Ragazzo mio, te ne pentirai...
– Non me n’importa...
– La tua malattia è grave...
– Non me n’importa...
– La febbre ti porterà in poche ore all’altro mondo...
– Non me n’importa...
– Non hai paura della morte?
– Punto paura!... Piuttosto morire, che bevere quella medicina cattiva.
A questo punto, la porta della camera si spalancò ed Letteratura italiana Einaudi
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Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio entrarono dentro quattro conigli neri come l’inchiostro, che portavano sulle spalle una piccola bara da morto.
– Che cosa volete da me? – gridò Pinocchio, rizzandosi tutto impaurito a sedere sul letto.
– Siamo venuti a prenderti, – rispose il coniglio più grosso.
– A prendermi?... Ma io non sono ancora morto!...
– Ancora no: ma ti restano pochi minuti di vita avendo tu ricusato di bevere la medicina, che ti avrebbe guarito dalla febbre!...
– O Fata, o Fata mia,– cominciò allora a strillare il burattino, – datemi subito quel bicchiere. Spicciatevi, per carità, perché non voglio morire no... non voglio morire...
E preso il bicchiere con tutt’e due le mani, lo votò in un fiato.
– Pazienza! – dissero i conigli. – Per questa volta abbiamo fatto il viaggio a ufo.
E tiratisi di nuovo la piccola bara sulle spalle, usciro-no di camera bofonchiando e mormorando fra i denti.
Fatto sta che di lì a pochi minuti, Pinocchio saltò giù dal letto, bell’e guarito; perché bisogna sapere che i burattini di legno hanno il privilegio di ammalarsi di rado e di guarire prestissimo.
E la Fata, vedendolo correre e ruzzare per la camera, vispo e allegro come un gallettino di primo canto, gli disse:
– Dunque la mia medicina t’ha fatto bene davvero?
– Altro che bene! Mi ha rimesso al mondo!...
– E allora come mai ti sei fatto tanto pregare a bever-la?
– Egli è che noi ragazzi siamo tutti così! Abbiamo più paura delle medicine che del male.
– Vergogna! I ragazzi dovrebbero sapere che un buon medicamento preso a tempo può salvarli da una grave malattia e fors’anche dalla morte...