Ora avvenne che un bel giorno, mentre camminava verso scuola, incontrò un branco dei soliti compagni, che andandogli incontro, gli dissero:
– Sai la gran notizia?
– No.
– Qui nel mare vicino è arrivato un Pesce-cane, grosso come una montagna.
– Davvero?... Che sia quel medesimo Pesce-cane di quando affogò il mio povero babbo?
– Noi andiamo alla spiaggia per vederlo. Vieni anche tu?
– Io, no: voglio andare a scuola.
– Che t’importa della scuola? Alla scuola ci andere-mo domani. Con una lezione di più o con una di meno, si rimane sempre gli stessi somari.
– E il maestro che dirà?
– Il maestro si lascia dire. E’ pagato apposta per brontolare tutto il giorno.
Letteratura italiana Einaudi
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Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio
– E la mia mamma?... – Le mamme non sanno mai nulla, – risposero quei malanni.
– Sapete che cosa farò? – disse Pinocchio. –
Il Pesce-cane voglio vederlo per certe mie ragioni...
ma anderò a vederlo dopo la scuola.
– Povero giucco! – ribattè uno del branco. –
Che credi che un pesce di quella grossezza voglia star lì a fare il comodo tuo? Appena s’è annoiato, piglia il dirizzone per un’altra parte, e allora chi s’è visto s’è visto.
– Quanto tempo ci vuole di qui alla spiaggia? – domandò il burattino.
– Fra un’ora, siamo bell’e andati e tornati.
– Dunque, via! e chi più corre, è più bravo! – gridò Pinocchio.
Dato cosi il segnale della partenza, quel branco di monelli, coi loro libri e i loro quaderni sotto il braccio, si messero a correre attraverso ai campi; e Pinocchio era sempre avanti a tutti: pareva che avesse le ali ai piedi.
Di tanto in tanto, voltandosi indietro, canzonava i suoi compagni rimasti a una bella distanza, e nel vederli, ansanti, trafelati, polverosi e con tanto di lingua fuori, se la rideva proprio di cuore. Lo sciagurato in quel momento non sapeva a quali paure e a quali orribili disgrazie andava incontro!...
Letteratura italiana Einaudi
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Carlo Collodi - Le avventure di PinocchioGran combattimento fra Pinocchio e i suoi compagni:uno dè quali essendo rimasto ferito, Pinocchio vienearrestato dai carabinieri.
Giunto che fu sulla spiaggia, Pinocchio dette subito una grande occhiata sul mare; ma non vide nessun Pesce-cane.
Il mare era tutto liscio come un gran cristallo da specchio.
– O il Pesce-cane dov’è? – domandò, voltandosi ai compagni.
– Sarà andato a far colazione, – rispose uno di loro, ridendo.
– O si sarà buttato sul letto per far un sonnellino, –
soggiunse un altro, ridendo più forte che mai.
Da quelle risposte sconclusionate e da quelle risatac-ce grulle, Pinocchio capì che i suoi compagni gli avevano fatto una brutta celia, dandogli ad intendere una cosa che non era vera; e pigliandosela a male, disse a loro con voce di bizza:
– E ora? Che sugo ci avete trovato a darmi ad intendere la storiella del Pesce-cane?
– Il sugo c’è sicuro!... – risposero in coro quei monelli.
– E sarebbe?...
– Quello di farti perdere la scuola e di farti venire con noi. Non ti vergogni a mostrarti tutti i giorni così preciso e cosi diligente alle lezioni? Non ti vergogni a studiar tanto, come fai?
– E se io studio, che cosa ve ne importa?
– A noi ce ne importa moltissimo perché ci costringi a fare una brutta figura col maestro...