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– Preciso: e tu?

Letteratura italiana Einaudi

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Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio

– Io sono il Tonno, il tuo compagno di prigionia in corpo al Pesce-cane.

– E come hai fatto a scappare?

– Ho imitato il tuo esempio. Tu sei quello che mi hai insegnato la strada, e dopo te, sono fuggito anch’io.

– Tonno mio, tu capiti proprio a tempo! Ti prego per l’amor che porti ai Tonnini tuoi figliuoli: aiutaci, o siamo perduti.

– Volentieri e con tutto il cuore. Attaccatevi tutt’e due alla mia coda, e lasciatevi guidare. In quattro minuti vi condurrò alla riva.

Geppetto e Pinocchio, come potete immaginarvelo accettarono subito l’invito: ma invece di attaccarsi alla coda, giudicarono più comodo di mettersi addirittura a sedere sulla groppa del Tonno.

– Siamo troppo pesi?... – gli domandò Pinocchio.

– Pesi? Neanche per ombra; mi par di avere addosso due gusci di conchiglia, – rispose il Tonno, il quale era di una corporatura così grossa e robusta, da parere un vitello di due anni.

Giunti alla riva, Pinocchio saltò a terra il primo, per aiutare il suo babbo a fare altrettanto; poi si voltò al Tonno, e con voce commossa gli disse:

– Amico mio, tu hai salvato il mio babbo! Dunque non ho parole per ringraziarti abbastanza! Permetti almeno che ti dia un bacio in segno di riconoscenza eterna!...

Il Tonno cacciò il muso fuori dall’acqua, e Pinocchio, piegandosi coi ginocchi a terra, gli posò un affet-tuosissimo bacio sulla bocca. A questo tratto di sponta-nea e vivissima tenerezza, il povero Tonno, che non c’era avvezzo, si sentì talmente commosso, che vergognandosi a farsi veder piangere come un bambino, ri-cacciò il capo sott’acqua e sparì.

Intanto s’era fatto giorno.

Letteratura italiana Einaudi

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Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio Allora Pinocchio, offrendo il suo braccio a Geppetto, che aveva appena il fiato di reggersi in piedi, gli disse:

– Appoggiatevi pure al mio braccio, caro babbino, e andiamo. Cammineremo pian pianino come le formicole, e quando saremo stanchi ci riposeremo lungo la via.

– E dove dobbiamo andare? – domandò Geppetto.

– In cerca di una casa o d’una capanna, dove ci diano per carità un boccon di pane e un po’ di paglia che ci serva da letto.

Non avevano ancora fatti cento passi, che videro seduti sul ciglione della strada due brutti ceffi, i quali stavano lì in atto di chiedere l’elemosina.

Erano il Gatto e la Volpe: ma non si riconoscevano più da quelli d’una volta. Figuratevi che il Gatto, a furia di fingersi cieco, aveva finito coll’accecare davvero: e la Volpe invecchiata, intignata e tutta perduta da una parte, non aveva più nemmeno la coda. Così è. Quella trista ladracchiola, caduta nella più squallida miseria, si trovò costretta un bel giorno a vendere perfino la sua bellissima coda a un merciaio ambulante, che la comprò per farsene uno scacciamosche.

– O Pinocchio, – gridò la Volpe con voce di piagnisteo, – fai un po’ di carità a questi due poveri infermi.

– Infermi! – ripetè il Gatto.

– Addio, mascherine! – rispose il burattino. – Mi avete ingannato una volta, e ora non mi ripigliate più.

– Credilo, Pinocchio, che oggi siamo poveri e disgraziati davvero!

– Davvero! – ripetè il Gatto.

– Se siete poveri, ve lo meritate. Ricordatevi del proverbio che dice: «I quattrini rubati non fanno mai frut-to». Addio, mascherine!

– Abbi compassione di noi!...

– Di noi!...

– Addio, mascherine! Ricordatevi del proverbio che dice: «La farina del diavolo va tutta in crusca».

Letteratura italiana Einaudi

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Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio

– Non ci abbandonare!...

– ...are! – ripetè il Gatto.

– Addio, mascherine! Ricordatevi del proverbio che dice: «Chi ruba il mantello al suo prossimo, per il solito muore senza camicia».

E così dicendo, Pinocchio e Geppetto seguitarono tranquillamente per la loro strada: finché, fatti altri cento passi, videro in fondo a una viottola in mezzo ai campi una bella capanna tutta di paglia, e col tetto coperto d’embrici e di mattoni.

– Quella capanna dev’essere abitata da qualcuno, –

disse Pinocchio. – Andiamo là e bussiamo.

Difatti andarono, e bussarono alla porta.

– Chi è? – disse una vocina di dentro.

– Siamo un povero babbo e un povero figliuolo, senza pane e senza tetto, – rispose il burattino.

– Girate la chiave, e la porta si aprirà, – disse la solita vocina.

Pinocchio girò la chiave, e la porta si apri. Appena entrati dentro, guardarono di qua, guardarono di là, e non videro nessuno.

– O il padrone della capanna dov’è? – disse Pinocchio maravigliato.

– Eccomi quassù!

Babbo e figliuolo si voltarono subito verso il soffitto, e videro sopra un travicello il Grillo-parlante:

Are sens