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– Io rimango, – rispose Pinocchio. – Io voglio tornar-mene a casa mia: voglio studiare e voglio farmi onore alla scuola, come fanno tutti i ragazzi perbene.

– Buon pro ti faccia!

– Pinocchio! – disse allora Lucignolo. – Dai retta a me: vieni via con noi e staremo allegri.

– No, no, no!

– Vieni via con noi e staremo allegri, – gridarono altre quattro voci di dentro al carro.

– Vieni via con noi e staremo allegri, – urlarono tutte insieme un centinaio di voci di dentro al carro.

– E se vengo con voi, che cosa dirà la mia buona Fata? – disse il burattino che cominciava a intenerirsi e a ciurlar nel manico.

– Non ti fasciare il capo con tante melanconie. Pensa che andiamo in un paese dove saremo padroni di fare il chiasso dalla mattina alla sera!

Pinocchio non rispose: ma fece un sospiro: poi fece un altro sospiro: poi un terzo sospiro; finalmente disse: Letteratura italiana Einaudi

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Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio

– Fatemi un po’ di posto: voglio venire anch’io !...

– I posti son tutti pieni, – replicò l’omino, – ma per mostrarti quanto sei gradito, posso cederti il mio posto a cassetta...

– E voi?...

– E io farò la strada a piedi.

– No, davvero, che non lo permetto. Preferisco piuttosto di salire in groppa a qualcuno di questi ciuchini! –

gridò Pinocchio.

Detto fatto, si avvicinò al ciuchino manritto della prima pariglia e fece l’atto di volerlo cavalcare: ma la bestiola, voltandosi a secco, gli dette una gran musata nello stomaco e lo gettò a gambe all’aria.

Figuratevi la risatona impertinente e sgangherata di tutti quei ragazzi presenti alla scena.

Ma l’omino non rise. Si accostò pieno di amorevolez-za al ciuchino ribelle, e, facendo finta di dargli un bacio, gli staccò con un morso la metà dell’orecchio de-stro.

Intanto Pinocchio, rizzatosi da terra tutto infuriato, schizzò con un salto sulla groppa di quel povero animale. E il salto fu così bello, che i ragazzi, smesso di ridere, cominciarono a urlare: «Viva Pinocchio!» e a fare una smanacciata di applausi, che non finivano più.

Quand’ecco che all’improvviso il ciuchino alzò tutt’e due le gambe di dietro, e dando una fortissima sgrop-ponata, scaraventò il povero burattino in mezzo alla strada sopra un monte di ghiaia.

Allora grandi risate daccapo: ma l’omino, invece di ridere, si sentì preso da tanto amore per quell’irrequieto asinello, che, con un bacio, gli portò via di netto la metà di quell’altro orecchio. Poi disse al burattino:

– Rimonta pure a cavallo e non aver paura. Quel ciuchino aveva qualche grillo per il capo: ma io gli ho detto due paroline negli orecchi e spero di averlo reso mansueto e ragionevole.

Letteratura italiana Einaudi

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Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio Pinocchio montò: e il carro cominciò a muoversi: ma nel tempo che i ciuchini galoppavano e che il carro correva sui ciotoli della via maestra, gli parve al burattino di sentire una voce sommessa e appena intelligibile, che gli disse:

– Povero gonzo! Hai voluto fare a modo tuo, ma te ne pentirai!

Pinocchio, quasi impaurito, guardò di qua e di là, per conoscere da qual parte venissero queste parole; ma non vide nessuno: i ciuchini galoppavano, il carro correva, i ragazzi dentro al carro dormivano, Lucignolo russava come un ghiro e l’omino seduto a cassetta, can-terellava fra i denti:

Tutti la notte dormono

E io non dormo mai...

Fatto un altro mezzo chilometro, Pinocchio sentì la solita vocina fioca che gli disse:

– Tienlo a mente, grullerello! I ragazzi che smettono di studiare e voltano le spalle ai libri, alle scuole e ai maestri, per darsi interamente ai balocchi e ai divertimenti, non possono far altro che una fine disgraziata!...

Io lo so per prova!... E te lo posso dire! Verrà un giorno che piangerai anche tu, come oggi piango io... ma allora sarà tardi !...

A queste parole bisbigliate sommessamente, il burattino, spaventato più che mai, saltò giù dalla groppa della cavalcatura e andò a prendere il suo ciuchino per il muso.

E immaginatevi come restò, quando s’accorse che il suo ciuchino piangeva... e piangeva proprio come un ragazzo!

– Ehi, signor omino, – gridò allora Pinocchio al padrone del carro, – sapete che cosa c’è di nuovo? Questo ciuchino piange.

– Lascialo piangere: riderà quando sarà sposo

– Ma che forse gli avete insegnato anche a parlare ?

Letteratura italiana Einaudi

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