è uno che si chiama Gian dei Brughi e viene sempre a portarci dei regali, a Natale e a Pasqua!
- Ah! - esclamò Cosimo di Rondò, raggiunto da un’ondata di faziosità familiare. - Allora ha ragione mio padre, quando dice che il Marchese d’Ondariva è il protettore di tutto il brigantaggio e il contrabbando della zona!
5
La bambina passò vicino a terra, invece di darsi la spinta frenò con un rapido sgambettio, e saltò giù. L’altalena vuota sobbalzò in aria sulle corde. - Scendete subito di lassù! Come vi siete permesso d’entrare nel nostro terreno! - fece, puntando un indice contro il ragazzo, incattivita.
- Non sono entrato e non scenderò, - disse Cosimo con pari calore. -
Sul vostro terreno non ho mai messo piede, e non ce lo metterei per tutto l’oro del mondo!
La ragazzina allora, con gran calma, prese un ventaglio che era posato su una poltrona di vimini, e sebbene non facesse molto caldo, si sventolò passeggiando avanti e indietro. - Adesso, - fece con tutta calma, - chiamerò i servi e vi farò prendere e bastonare. Così imparerete a intrufolarvi nel nostro terreno! - Cambiava sempre tono, questa bambina, e mio fratello tutte le volte restava stonato.
- Dove son io non è terreno e non è vostro! - proclamò Cosimo, e già gli veniva la tentazione di aggiungere: «E poi io sono il Duca d’Ombrosa e sono il signore di tutto il territorio!» ma si trattenne, perché non gli piaceva di ripetere le cose che diceva sempre suo padre, adesso che era scappato via da tavola in lite con lui; non gli piaceva e non gli pareva giusto, anche perché quelle pretese sul Ducato gli erano 6
sempre parse fissazioni; che c’entrava che ci si mettesse anche lui Cosimo, ora, a millantarsi Duca? Ma non voleva smentirsi e continuò il discorso come gli veniva. - Qui non è vostro, - ripetè, - perché vostro è il suolo, e se ci posassi un piede allora sarei uno che s’intrufola. Ma quassù no, e io vado dappertutto dove mi pare.
- Sì, allora è tuo, lassù...
- Certo! Territorio mio personale, tutto quassù, - e fece un vago gesto verso i rami, le foglie controsole, il cielo. - Sui rami degli alberi è tutto mio territorio. Di’ che vengano a prendermi, se ci riescono!
Adesso, dopo tante rodomontate, s’aspettava che lei lo prendesse in giro chissà come. Invece si mostrò imprevedibilmente interessata. - Ah sì? E fin dove arriva, questo tuo territorio?
- Tutto fin dove si riesce ad arrivare andando sopra gli alberi, di qua, di là, oltre il muro, nell’oliveto, fin sulla collina, dall’altra parte della collina, nel bosco, nelle terre del Vescovo...
- Anche fino in Francia?
- Fino in Polonia e in Sassonia, - disse Cosimo, che di geografia sapeva solo i nomi sentiti da nostra madre quando parlava delle Guerre di Successione. - Ma io non sono egoista come te. Io nel mio territorio ti ci invito -. Ormai erano passati a darsi del tu tutt’e due, ma era lei 7
che aveva cominciato.
- E l’altalena di chi è? - disse lei, e ci si sedette, col ventaglio aperto in mano.
- L’altalena è tua, - stabilì Cosimo, - ma siccome è legata a questo ramo, dipende sempre da me. Quindi, se tu ci stai mentre tocchi terra coi piedi, stai nel tuo, se ti sollevi per aria sei nel mio.
Lei si dette la spinta e volò, le mani strette alle funi. Cosimo dalla magnolia saltò sul grosso ramo che reggeva l’altalena, e di là afferrò le funi e si mise lui a farla dondolare. L’altalena andava sempre più in su.
- Hai paura?
- Io no. Come ti chiami?
- Io Cosimo... E tu?
- Violante ma mi dicono Viola.
- A me mi chiamano Mino, anche, perché Cosimo è un nome da vecchi.
- Non mi piace.
- Cosimo?
- No, Mino.
- Ah... Puoi chiamarmi Cosimo.
- Neanche per idea! Senti, tu, dobbiamo fare patti chiari.
8
- Come dici? - fece lui, che continuava a restarci male ogni volta.
- Dico: io posso salire nel tuo territorio e sono un’ospite sacra, va bene? Entro ed esco quando voglio. Tu invece sei sacro e inviolabile finché sei sugli alberi, nel tuo territorio, ma appena tocchi il suolo del mio giardino diventi mio schiavo e vieni incatenato.
- No, io non scendo nel tuo giardino e nemmeno nel mio. Per me è tutto territorio nemico ugualmente. Tu verrai su con me, e verranno i tuoi amici che rubano la frutta, forse anche mio fratello Biagio, sebbene sia un po’ vigliacco, e faremo un esercito tutto sugli alberi e ridurremo alla ragione la terra e i suoi abitanti.
- No, no, niente di tutto questo. Lascia che ti spieghi come stanno le cose. Tu hai la signoria degli alberi, va bene?, ma se tocchi una volta terra con un piede, perdi tutto il tuo regno e resti l’ultimo degli schiavi.
Hai capito? Anche se ti si spezza un ramo e caschi, tutto perduto!
- Io non sono mai caduto da un albero in vita mia!
- Certo, ma se caschi, se caschi diventi cenere e il vento ti porta via.
- Tutte storie. Io non vado a terra perché non voglio.
- Oh, come sei noioso.
- No, no, giochiamo. Per esempio, sull’altalena potrei starci?