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– Va’ via – disse la signora Betsey, scotendo il capo, e tagliando col coltello un’aerea costoletta. – Va’ via! Non voglio ragazzi qui.

Col cuore in sussulto, la vidi andare in un angolo del giardino e chinarsi a raccogliere delle piante. Poi, senza un filo di coraggio, ma con l’impulso della disperazione, entrai furtivamente, e fattomele da presso, la toccai con l’indice.

– Per carità, signora – balbettai. Ella diede un balzo, e levò gli occhi. – Per carità, zia.

– Eh? esclamò mia zia, con un atto di sorpre-340

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sa del quale non ho mai visto l’eguale.

– Per carità, zia, io sono vostro nipote.

– Oh, Signore! – disse mia zia, e cadde a sedere nel viale.

– Io sono Davide Copperfield, di Blunderstone... dove voi eravate la sera che nacqui. Io sono stato molto disgraziato da quando è morta la mamma. Sono stato trascurato, e non mi s’è insegnato nulla, e mi s’è lasciato in balìa di me stesso, e sono stato messo a un lavoro disadatto per me. Son fuggito per venirvi a trovare. Sono stato derubato per strada e ho camminato sempre a piedi, e da quando mi son messo in viaggio, non so più che sia il letto. – Qui, a un tratto, ogni forza mi venne meno, e con un gesto ai miei cenci, come per chiamarli in prova delle mie sofferenze, scoppiai in un torrente di lagrime, accumula-tosi forse lentamente durante tutta la settimana.

Mia zia, senz’altra espressione che di stupore nel viso, continuava a seder fra la ghiaia, guardandomi fisso, finché non cominciai a piangere. Allora si levò in gran fretta, mi abbrancò per il collo, e mi trascinò nel salotto.

Suo primo atto fu di aprire una specie di credenza mo-numentale, di cavarne parecchie bottiglie, e di versarmi un sorso del contenuto di ciascuna in bocca. Credo che le avesse prese a caso, perché è certo che assaporai ac-341

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qua d’anice, salsa d’acciuga e condimento d’insalata.

Quando m’ebbe somministrato quei rinfreschi, vedendomi ancora in preda al pianto e incapace di frenare i singhiozzi, mi mise sul canapè, con uno scialle sotto la testa e il fazzoletto, che già le legava il cappellino, sotto i piedi, per paura che insudiciassi la stoffa del mobile, e poi, sedendosi dietro la ventola verde già menzionata, in modo che non potevo vederla in faccia, esclamava di tanto in tanto: «Misericordia!», e le sue esclamazioni parevan salve d’un cannone che invocasse soccorso.

Dopo un poco suonò il campanello.

– Giannina – disse mia zia all’ingresso della domestica;

– va’ su, da’ i miei saluti al signor Dick, e digli che desidero di parlargli.

Giannina parve alquanto sorpresa, nel vedermi allungato sul canapè, e immobile (non ardivo muovermi, per paura di dispiacere a mia zia), ma uscì in fretta per eseguir l’ordine. Mia zia, con le mani dietro la schiena, si mise a camminare su e giù per la stanza, finché non entrò ridendo il signore che m’aveva fatto dei versacci dalla finestra di sopra.

– Dick – disse mia zia – non far lo sciocco, perché nessuno è più savio di te, quando vuoi esserlo. Tutti lo sappiamo. Bando alle sciocchezze, dunque.

Il signore assunse a un tratto un’aria di serietà, e mi guardò in modo che parve mi supplicasse di non dir nul-342

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la della faccenda della finestra.

– Dick – disse mia zia – tu m’hai udito nominare Davide Copperfield? Ora, non fingere di non ricordartene, perché tu e io c’intendiamo.

– Davide Copperfield? – disse il signor Dick,che mi parve non avesse molta memoria. – Davide Copperfield?

Oh, sì, certo. Davide, proprio.

– Bene – disse mia zia. – Questo è il suo ragazzo, questo è suo figlio. Egli rassomiglierebbe in modo sorprendente tal quale a suo padre, se non rassomigliasse anche a sua madre.

– Suo figlio? – disse il signor Dick. – Il figlio di Davide? Veramente!

– Sì – proseguì mia zia – e ha fatto un’azione molto bella. È fuggito. Ah! Sua sorella, Betsey Trotwood, non sarebbe mai fuggita. – Mia zia scosse fortemente il capo, fiduciosa nell’indole e nella condotta della ragazza che non era mai nata.

– Oh, credete che ella non sarebbe fuggita? – disse il signor Dick.

– Che il Signore lo benedica e gli tenga le sue sante mani addosso! – esclamò vivamente mia zia. – Come parla! Non lo so forse che non sarebbe fuggita? Ella sarebbe vissuta con la sua madrina, e ci saremmo volute tanto bene. Fammi il piacere, donde mai sarebbe potuta 343

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fuggire sua sorella, Betsey Trotwood, e dove sarebbe andata?

– In nessuna parte – disse il signor Dick.

– Bene, vedi – rispose mia zia, rammorbidendosi per quella risposta – come puoi fingere di non capire, quando sei più acuto del ferro d’un chirurgo? Ora, ecco qui il giovane Davide Copperfield, e la domanda che ti faccio è questa: Che posso far di lui?

– Che far di lui – disse il signor Dick, timidamente, grattandosi la testa. – Che far di lui?

– Sì – disse, mia zia, con uno sguardo grave; e l’indice levato. – Su, voglio un buon consiglio.

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