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David Copperfield

– Ma condurti fin qui – risposi – per poi separarmi da te, non mi sembra atto di buona amicizia, Steerforth.

– Ma in nome del Cielo a chi appartieni naturalmente? – egli disse. – E che è mai il tuo «sembra» in confronto di questo?

E così fu stabilito.

Egli si mostrò delizioso fino all’ultimo, e alle otto uscimmo per avviarci al battello del pescatore Peggotty.

Veramente il fascino delle maniere di Steerforth diventava più forte a misura che le ore passavano: io credevo allora, e non ne ho alcun dubbio ora, che la consapevolezza del successo nel suo proposito di piacere, gli ispirasse una nuova delicatezza di sensibilità, e gliela rendesse, sottile com’era, sempre più fine e penetrante. Se qualcuno m’avesse detto, allora, che tutto non era che un bel giuoco sostenuto da un’eccitazione momentanea, per l’occupazione della sua vivacità naturale, nel folle desiderio di sperimentare la propria superiorità, col semplice scopo di guadagnare ciò che per lui non aveva alcun valore, e che avrebbe gettato via un momento dopo; se qualcuno, dico, mi avesse affacciata una simile men-zogna quella sera, non so veramente in che maniera la mia indignazione gli avrebbe risposto.

Probabilmente l’accusa avrebbe aumentati, se fosse stato possibile, i romantici sentimenti di fedeltà e di amicizia che io provavo camminandogli accanto, sulla spiag-552

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gia oscura e deserta, alla volta del vecchio battello. Il vento sospirava e gemeva intorno anche più tristemente di quanto avesse sospirato e gemuto la prima sera che io avevo varcato la porta del pescatore Peggotty.

– È un punto un po’ selvaggio, Steerforth, non è vero?

– Un po’ triste al buio – egli disse: – e il mare rugge come se volesse ingoiarci. Il battello è là dove si vede un lume?

– Sì, là – dissi.

– Proprio quello che ho visto stamattina – rispose. – Ci son venuto difilato: per istinto, immagino.

Non dicemmo più altro andando verso il lume, e ci avvicinammo pianamente alla porta. Misi la mano sul saliscendi; e, sussurrando a Steerforth di seguirmi, entrai.

S’era sentito di fuori un mormorìo di voci, e nel momento del nostro ingresso un applauso, che vidi, sorpreso, provenire dalla signora Gummidge, la quale, in generale, si mostrava inconsolabile. Ma la signora Gummidge non era sola ad essere insolitamente eccitata. Il pescatore Peggotty, col viso radioso di insolita soddisfazione, e nell’atto di ridere con tutta la sua forza, teneva le grandi braccia spalancate, come per accogliervi l’Emilietta: Cam, con un’espressione in viso mista d’ammirazione, d’esultanza e di certa occulta timidezza che non gli stava male, teneva per mano l’Emilietta, come se la stesse presentando al pescatore Peggotty; la stessa Emi-553

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lietta, rossa e impacciata, ma compiaciuta della gioia del pescatore Peggotty, come i suoi occhi lucenti esprime-vano, fu arrestata dal nostro ingresso (perché ella ci vide per la prima) nello stesso momento che si staccava da Cam per annidarsi nell’abbraccio del pescatore Peggotty. Così ci apparve il gruppo nell’istante del nostro passaggio dalla notte fredda e buia alla stanza calda e illuminata, e in fondo la signora Gummidge batteva le mani come una matta.

Il piccolo quadro fu disciolto così istantaneamente dal nostro ingresso, che si sarebbe potuto dubitare che non fosse mai esistito. Ero nel centro dell’attonita famiglia, di fronte al pescatore Peggotty, e nell’atto di tendergli la mano, quando Cam gridò:

– Il signorino Davy! Il signorino Davy!

A un tratto fu un mucchio di strette di mani, e di domande sulla salute di ciascuno, e di espressioni di gioia per quella visita. Si parlava tutti in una volta. Il pescatore Peggotty era così lieto e orgoglioso dal canto suo, che non sapeva che dire o che fare, e continuava a stringer la mano a me e poi a Steerforth, e poi di nuovo a me e poi di nuovo a Steerforth, e così per molto tempo, interrom-pendosi di tratto in tratto per arruffarsi gl’ispidi capelli, e per ridere con tanta giovialità e soddisfazione, che era una festa guardarlo.

– Ebbene, che questi due signori... due signori già gran-554

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di... dovessero venire in casa mia questa sera... è una cosa che non avrei mai pensato, mai e poi mai! Emilia, diletta mia, vieni qui. Ecco quel signore di cui ti abbiamo parlato! È venuto a trovarci insieme col signorino Davy, nella più bella sera che mai fu o sarà nella vita di tuo zio. Evviva, evviva!

Dopo aver detto tutto questo in un fiato, e con grande animazione e piacere, il pescatore Peggotty prese estati-co tra le sue grosse mani il viso della nipote, e baciando-lo una dozzina di volte, se lo trasse con nobile orgoglio ed amore sul vasto petto, e lo carezzò col tocco delicato d’una dama. Poi la lasciò andare; quando ella fu scomparsa nella cameretta dove io bambino avevo dormito, il pescatore Peggotty girò lo sguardo su noi, caldo d’una indescrivibile soddisfazione.

– Se voi due signori... signori grandi ora, e che signori!... – disse il pescatore Peggotty.

– Sì, sì – gridò Cam. – Ben detto! Proprio così. Signorino Davy... signori grandi... proprio così.

– Se voi due signori, signori grandi – disse il pescatore Peggotty – non mi scuserete per questo mio stato, quando saprete come stan le cose, vi chiederò io scusa. Emilia, mia cara... Ella sa che debbo dire – qui là sua gioia proruppe di nuovo – ed è scomparsa. Sposina disse –

alla signora Gummidge – vuoi avere la bontà di andare a veder dove s’è cacciata?

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La signora Gummidge disse di sì, e scomparve.

– Se questo non è – disse il pescatore Peggotty – il più bel giorno della mia vita, io sono un’ostrica, e cotta anche... e non dico altro. Ecco l’Emilietta, signore – in un bisbiglio a Steerforth – quella che avete visto poco fa tutta rossa...

Steerforth non fece che un cenno con la testa; ma con un compiacimento e un interesse così vivi, che quegli gli rispose come se avesse parlato.

– Certo – disse il pescatore Peggotty. – È lei, ed è proprio così. Grazie, signore...

Cam mi fece cenno parecchie volte, come per voler dire la stessa cosa…

– Questa è la nostra Emilietta – disse il pescatore Peggotty – ed è stata in casa nostra tutto ciò che per una casa (io sono ignorante, ma così credo) può essere una creatura così bella. Non è mia figlia; non ho avuto mai figli; ma non potevo volerle più bene. Voi mi capite.

Non potevo volergliene di più.

– Lo capisco benissimo – disse Steerforth.

– Io vi conosco, signore – rispose il pescatore Peggotty

– e vi ringrazio di nuovo. Il signorino Davy può ricordarsi com’ella fosse; potete giudicar da voi stesso come ella sia ora; ma né l’uno né l’altro di voi può sapere ciò che è stata, è, e sarà per me che le voglio tanto bene. Io 556

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sono un individuo ispido, signore – disse il pescatore Peggotty – ispido come un riccio di mare; ma nessuno, che non sia una donna, forse, può comprendere ciò che l’Emilietta rappresenta per me. E a dirla fra noi – abbassando maggiormente la voce – quella donna non si chiama neppure Gummidge, benché questa abbia un mucchio di buone qualità.

Il pescatore Peggotty s’arruffò di nuovo con le mani i capelli, come a mo’ di preparazione di ciò che stava per dire, e continuò, con la faccia fra le mani:

– V’era una certa persona che aveva conosciuto la nostra Emilia, dal tempo che il padre di lei era rimasto annegato; e l’aveva vista continuamente, bambina, ragazza, giovinetta. Non era una persona molto bella a guardare – disse il pescatore Peggotty – no, qualche cosa della mia stessa stoffa... ispido... con l’aspetto del lupo di mare, ma dopo tutto un buon giovane, e col cuore saldo.

Mi sembrava che non avessi mai visto Cam sorridere di qualche cosa con la stessa persistenza di quel momento.

Are sens