David Copperfield
dottore, a dirtela io stessa.
– Sarò lietissimo, se lo farai – rispose il dottore.
– Certo?
– Certissimo.
– Siamo intesi, allora! – disse il Vecchio Soldato. – Patto fatto. – E avendo, credo, ottenuto ciò che voleva, col ventaglio picchiò parecchie volte la mano del dottore (dopo averla baciata), e ritornò trionfante al posto di prima.
Arrivati dei nuovi ospiti, fra i quali due insegnanti e Adams, la conversazione divenne generale; e naturalmente si aggirò su Jack Maldon e il suo viaggio e il paese per il quale si accingeva a partire, e i suoi vari disegni e le sue varie speranze. Doveva partire quella sera, dopo cena, in diligenza, per Gravesend, dove era ancorato il bastimento sul quale doveva fare la traversata; e doveva star lontano – tranne se fosse tornato in congedo o per motivi di salute – non so quanti anni. Ricordo che si convenne, per consenso unanime, che l’India fosse un paese calunniato, e non avesse nulla di sgradevole, salvo qualche tigre e un po’ di calore nelle ore più calde del giorno. Dal canto mio, consideravo Jack Maldon come un Sindbad moderno, e me lo immaginai l’amico del cuore di tutti i raià d’Oriente, seduto sotto un baldacchi-no e occupato a fumare in pipe d’oro attorcigliate, lunghe un miglio, se fossero state raddrizzate.
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La signora Strong cantava con molta grazia: l’avevo molte volte udita cantar da sola. Ma, sia che non osasse cantare in pubblico, o non si sentisse in vena quella sera, il fatto sta che non cantò affatto. Si provò in un duetto, con suo cugino Maldon; ma non poté neanche intonarlo; e dopo, allorché tentò di cantar sola, benché avesse cominciato con molta dolcezza, la voce improvvisamente le mancò, e la lasciò piena d’ambascia, col capo abbandonato sulla tastiera. Il buon dottore disse che quella sera ella era nervosa, e, a confortarla, propose una partita a carte; nelle quali egli era così esperto come nell’arte di sonare il trombone. Ma notai che il Vecchio Soldato subito se lo prese a compagno, costituendosi sua diret-trice, istruendolo nei preliminari del giuoco, e facendosi consegnare tutto il denaro ch’egli aveva in tasca.
Il giuoco fu allegro, non meno allegro per gli sbagli del dottore, che ne commetteva in numero illimitato, nonostante la strenua vigilanza delle farfalle, e con grande loro desolazione. La signora Strong non aveva voluto prender parte al giuoco, dicendo di non sentirsi bene; e suo cugino Maldon s’era scusato dicendo che doveva ancora finire di far le valige. Quando le ebbe finite, però, ritornò, e se ne stettero insieme a conversare, sul canapè. Di tanto in tanto ella s’alzava, guardava la mano del dottore, e gli indicava che cosa dovesse giocare. Era pallidissima, e chinandosi su lui tremava, mi parve, mentre col dito mostrava le carte; ma il dottore era assolutamente felice di quella attenzione, e di quel tremito, 433
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se mai, non s’accorgeva.
A cena l’allegria fu meno rumorosa. Sembrava che ciascuno sentisse che una partenza di quella specie era un impiccio e che quanto più s’avvicinava, maggiore diventava l’impiccio. Jack Maldon tentò d’essere loquace, ma non era in vena, e peggiorò la situazione; la quale non fu migliorata, come mi apparve, dal Vecchio Soldato, col ricordare continuamente gli episodi giovanili di Jack Maldon.
Il dottore, però, che, ne son sicuro, era convinto che tutti fossero lieti quella sera, sembrava felice, e non sospetta-va minimamente che tutti non fossero al colmo della gioia.
– Annie, mia cara – disse, guardando l’orologio e riem-piendosi il bicchiere – è l’ora della partenza di tuo cugino Jack, e noi non dobbiamo trattenerlo, giacché il tempo e la marea non aspettano nessuno. Jack Maldon, tu hai dinanzi un viaggio lungo e un paese straniero; ma molti hanno già avuto le stesse prospettive, e molti le avranno ancora, fino alla consumazione dei secoli. I venti che tu stai per affrontare hanno spinto migliaia e centinaia di migliaia verso la fortuna, e hanno ricondotto migliaia e centinaia di migliaia felicemente in patria.
– È veramente commovente – disse la signora Markleham – da qualsiasi lato si voglia considerare la cosa, è commovente vedere un bel giovane che si è conosciuto 434
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bambino, andar via all’altro capo del mondo, lasciandosi dietro tutti gli amici, senza sapere che troverà innanzi a sé. Un giovane che fa un simile sacrificio – con un’occhiata al dottore – merita costante appoggio e protezione.
– Il tempo passerà presto per te, Jack Maldon – proseguì il dottore – e presto per tutti. Alcuni di noi possono appena sperare, forse, nel corso naturale delle cose, di salutarti al tuo ritorno. Ma il meglio da fare è di sperarlo; e così faccio io. Non ti tedierò coi consigli. Tu hai avuto per molto tempo un buon modello innanzi agli occhi, nella tua cugina Annie. Cerca d’imitare, meglio che puoi, le sue virtù.
La signora Markleham agitava il ventaglio, scotendo il capo.
– Addio, Jack – disse il dottore, levandosi; e tutti ci levammo. – Ti auguro un buon viaggio, una magnifica carriera, e un felice ritorno in patria.
Tutti brindammo, e tutti stringemmo la mano a Jack Maldon; egli quindi si congedò in fretta dalle signore, e si precipitò alla porta, dove fu ricevuto, nell’atto che saliva nella vettura, con una formidabile scarica d’applausi dai ragazzi, che s’erano raccolti a bella posta sul prato. Io, essendo corso fra loro a ingrossare le file, ero quasi vicino alla vettura quando si mosse; e potei vedere distintamente, in mezzo al frastuono e alla polvere, pas-435
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sar Jack col viso sconvolto e qualche cosa color ciliegia in mano.
Dopo un’altra scarica di evviva al dottore, e un’altra per la moglie del dottore, i ragazzi si sbandarono, e io ritornai in casa fra gli ospiti che, tutti in gruppo e in piedi intorno al dottore, parlavano della partenza di Jack Maldon, e di come egli l’aveva affrontata, di come l’aveva sentita, e di altre cose della stessa specie. In mezzo a queste ciarle, la signora Markleham esclamò: «E Annie dov’è?».
Annie non c’era, e quando fu chiamata, Annie non rispose. Si precipitarono tutti in folla fuori della stanza per veder che fosse successo, e fu trovata distesa sul pavimento del vestibolo. Vi fu un gran spavento in principio; ma poi si vide che era uno svenimento, e ch’ella cominciava a rinvenire mercé i soccorsi che s’apprestano in casi simili. Il dottore, che le teneva la testa sul ginocchio, allontanandole con la mano i riccioli dalla fronte, disse, guardando intorno:
– Povera Annie! È tanto affettuosa e cara! È stato per la partenza del suo vecchio compagno di giuochi, il suo diletto cugino. Ah, peccato! Mi dispiace tanto!
Quando aprì gli occhi, e vide dov’era, e che tutti le stavano intorno, ella si levò, aiutata, volgendo la testa, mentre si levava, per metterla sulla spalla del dottore, o per nasconderla, veramente non so. Noi rientrammo nel 436
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salotto, per lasciarla con la madre e il dottore; ma ella disse che si sentiva meglio di come s’era sentita fin dalla mattina, e che preferiva esser ricondotta fra noi: così ci raggiunse, bianca e spossata, mi parve; e si sedette sul canapè.
– Annie cara – le disse la madre, toccandola in petto –
vedi! Hai perduto un nastro. C’è qualcuno così gentile che si voglia incomodare per trovare un nastro; un nastro color ciliegia?
Era quello ch’essa aveva appuntato sul petto. Lo cercammo tutti; anch’io frugai per ogni cantuccio; ma nessuno poté trovarlo.
– Ricordi l’ultimo momento che l’avevi ancora, Annie?