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Se ci muovevamo, se parlavamo, mamma ripeteva come un disco rotto:

"Sssst! Dormite.

Io ho fatto finta di dormire e ho sperato che anche Maria facesse lo stesso.

E dopo un po' si è placata pure lei.

Mamma è rimasta così per tanto tempo, ero sicuro che sarebbe stata tutta la notte con noi, ma si è alzata. Pensava che dormivamo. Ha chiuso la porta ed è uscita.

Ci siamo tolti i cuscini. Era buio, ma il riflesso fioco del lampione in strada rischiarava la stanza.

Mi sono alzato.

Maria si è messa a sedere, si è infilata gli occhiali e, tirando su con il naso, mi ha chiesto: "Che fai?

Mi sono poggiato un dito sul naso. "Zitta.

Ho messo l'orecchio sulla porta.

Continuavano a discutere, più piano ora. Sentivo la voce di Felice e del vecchio, ma non capivo niente. Ho provato a guardare dal buco della serratura, ma si vedeva il muro.

Ho afferrato la maniglia.

Maria si è morsa la mano. "Che fai, sei pazzo?

"Zitta!" Ho aperto uno spiraglio.

Felice era in piedi, vicino alla cucina. Addosso portava una tuta verde, la zip abbassata fin sotto le costole lasciava scorgere i pettorali gonfi. Aveva lo sguardo fisso e la bocca socchiusa sui dentini da latte. Si era rapato i capelli a zero.

"Io?" ha detto mettendosi una mano sul petto.

"Si, tu," ha fatto il vecchio. Era seduto a tavola, con una gamba poggiata su un ginocchio, una sigaretta tra le dita e un sorriso perfido sulla bocca.

"Io sarei frocio? Recchione?" ha chiesto Felice.

Il vecchio ha confermato. "Esattamente.

Felice ha storto la testa. "E... E come lo avresti scoperto?

"Si vede da tutto. Sei frocio. Non c'è niente da fare. E... "Il vecchio ha fatto un tiro. "Lo sai qual è la cosa peggiore?

Felice ha aggrottato le sopracciglia, interessato. "No, qual è?

Sembravano due amici che si fanno confidenze segrete.

Il vecchio ha spento la cicca nel piatto. "E' che non lo sai. Questo è il tuo problema. Sei nato frocio e non lo sai. Hai una certa età, non sei più un pi-schello. Renditi conto. Staresti meglio. Faresti quello che fanno i froci, ossia prenderlo in culo.

Invece ci fai il duro, ci fai l'uomo, parli e straparli, ma tutto quello che fai e dici suona falso, suona frocio.

Papà stava in piedi e sembrava seguire il discorso, ma era da un'altra parte.

Il barbiere era poggiato alla porta come se la casa dovesse cadere da un momento all'altro e mamma, seduta sul divano, guardava, con un'espressione vuota, la televisione con il volume a zero. Il lampadario era avvolto da una nube di moscerini che cadevano neri e stecchiti sui piatti bianchi.

"Ascoltatemi, ascoltatemi, ridiamoglielo. Ridiamoglielo," se n'è uscito papà all'improvviso.

Il vecchio lo ha guardato, ha scosso la testa e ha sorriso. "Tu sta' buono, che è meglio.

Felice ha guardato papà, poi si è avvicinato al vecchio. "Io sarò pure recchione, ma tu intanto, pezzo di merda di un romano, ti prendi questo cazzot-to". Ha sollevato un braccio e gli ha dato un pugno in bocca.

Il vecchio è stramazzato a terra.

Ho fatto due passi indietro e mi sono messo le mani nei capelli. Felice aveva picchiato il vecchio.

Ho cominciato a tremare e mi è salito su il vomito, ma non ho potuto fare a meno di tornare a guardare.

In cucina, papà urlava. "Che cazzo fai? Sei impazzito?" Aveva afferrato Felice per un braccio e cercava di tirarlo via.

"Mi ha detto che sono recchione, questo bastardo. .. "Felice stava per met-tersi a frignare. "Io lo ammazzo...

Il vecchio era a terra. Mi faceva pena. Volevo aiutarlo e non potevo. Tenta-va di risollevarsi, ma gli scivolavano i piedi sul pavimento e le braccia non lo sostenevano. Dalla bocca gli colava sangue e saliva. Gli occhiali che portava sulla testa ora stavano sotto il tavolo. Continuavo a guardargli quei polpacci bianchi, secchi e senza peli che spuntavano dai pantaloni di tela azzurra. Si è attaccato con le mani al bordo del tavolo e lentamente si è tirato su e si è messo in piedi. Ha preso un tovagliolo e se l'è premuto sulla bocca.

Mamma piangeva sul divano. Il barbiere era inchiodato alla porta come se avesse visto il diavolo.

Felice ha fatto due passi verso il vecchio nonostante papà cercasse di trattenerlo. "Allora? Secondo te questo è un pugno di un recchione, eh?

Dimmi un'altra volta che sono recchione e giuro che da terra non ti rialzi mai più.

Il vecchio si è seduto su una sedia e con il tovagliolo si tamponava uno spacco enorme sul labbro. Poi ha sollevato la testa e ha guardato fisso Felice e ha detto con voce ferma: "Se sei un uomo dimostralo, allora". Un lampo malvagio gli è balenato nello sguardo. "Avevi detto che lo facevi tu e ti sei ri-mangiato tutto. Come dicevi? Io lo apro come un agnello, non c'è problema, io non ho paura. Io sono paracadutista. Io qua, io là. Chiacchierone, sei solo un chiacchierone. Sei peggio di un cane, non sei buono nemmeno a fare la guardia a un bambino". Ha sputato un fiotto di sangue sul tavolo.

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